Dopo essersi dati tanto daffare per inventarsi una deliziosa vita dopo la morte, i cristiani dovrebbero morire come se partissero per una vacanza alle Seychelles, anche se il loro paradiso non ha le 70 vergini dei musulmani ma una sola che deve accontentare tutti. “Wow, che fortuna, ti hanno dato un mese di vita!” “Invidioso, eh?” “Accidenti, chi ha niente e chi ha tutto.” Questo è il dialogo che dovrebbe svolgersi quando un cristiano sta per morire. Invece, ci credereste? I poveretti sono terrorizzati. Se vedete qualcuno che si aggrappa alla vita terrestre in modo indecente, potete stare sicuri che è un cristiano.
Mentre i liberi pensatori, che dovrebbero temere la morte come la peste perché per loro non rappresenta una transizione ma una fine, muoiono in modo molto più dignitoso e sereno, forse per smentire il logoro cliché che la religione consola. La mia morte, per esempio, sarà esemplare. Un momento prima di esalare l’ultimo respiro, dirò ai testimoni: “Non ho paura della morte. Perché dovrei? Ero morto miliardi di anni prima di nascere e non ho sofferto affatto.” Veramente è una frase di Mark Twain, ma fingerò di averla inventata io.
E i cristiani non sono soltanto terrorizzati dalla morte, ma si oppongono al suicidio assistito. Avete il diritto di eutanasizzare un cane o un gatto sofferenti (anzi, se non lo faceste, potrebbero condannarvi per crudeltà). Ma se appartenete alla specie Homo Sapiens e fate la stessa cosa con un vostro simile in un paese che non sia la Svizzera o l’Olanda, rischiate di finire in galera. Perché questa discriminazione? Essenzialmente per colpa dei cristiani.
C’è molta differenza fra farsi togliere l’appendice e farsi togliere la vita? No, se dovete morire inevitabilmente e se credete sinceramente alla vita dopo la morte. Se lo credete, per voi la morte è soltanto un passaggio da una vita all’altra. Se è doloroso, dovreste trapassare sotto anestesia generale, proprio come se vi togliessero l’appendice. Invece accade esattamente il contrario: noi liberi pensatori, che consideriamo la morte come una fine e non come una transizione, siamo i più fervidi sostenitori dell’eutanasia, mentre i cristiani si oppongono con ogni mezzo. Uccidere è peccato, dicono. Ma perché ne fanno un peccato, se credono di affrettare la partenza per il paradiso? Forse, in fondo, non ci credono troppo.
Dragor
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