Ai margini dell’ormai noto villaggio africano, che abbiamo preso a frequentare, abitano un leopardo e sua moglie insieme a un cane, che vive da sempre con loro.
Ma il cane ha un cruccio. Non è trattato dai due proprio come si dovrebbe a un collaboratore.
Non lo tengono cioè in nessuna considerazione se non per imporgli comandi.
Un giorno, quando ormai la stagione delle grandi piogge è imminente, il leopardo chiede con imperio al cane di andare con lui a stanare le succose formiche dal formicaio dei paraggi per farne un delizioso pranzetto, una volta che poi sua moglie si fosse messa ai fornelli.
E così accade. Anzi,ad operazione compiuta e a tantissime formiche avanzate dalla tavola, la moglie del leopardo, previdente e parsimoniosa com’è, provvede inoltre a fare delle rimanenti un’abbondante frittura da mandare in dono, per generosità e magari anche per un po’ di ostentazione, ai suoi parenti lontani.
L’indomani, infatti, partono in viaggio il leopardo e il cane.
E il cane, piccolo servo qual è , ha il compito scontato di custodire in una bisaccia il prezioso carico mentre il padrone si diletta con la sua arpa e anzi si esibisce per la gioia di chi, lungo la via, gli domanda, su due piedi, l’esecuzione di un’aria.
Il leopardo è, infatti, un valente musicista.
Macinati un po’ di chilometri , il cane,ad un tratto, chiede al leopardo di potersi allontanare nell’erba per fare un “bisognino”.
Così si defila dalla strada maestra, apre in fretta la bisaccia e, in meno che si possa dire, mangia tutte le formiche fritte, sostituendole nella stessa con dei ciuffi d’erba secca strappati al momento.
Quando però, arrivati dai parenti, l’inganno è palese e manifesto, il cane è costretto immantinente alla fuga su tutte e quattro le sue zampe, se non vuole avere la peggio e, per giunta, da un leopardo che certo non perdona chi osa fargli uno sgarbo. Fosse pure suo fratello.
Così il “nostro” cane ripara, fortunosamente, nell’alloggio di una pecora, che lo ospita molto benevolmente.
Un giorno , però, si viene a sapere di una festa nell’abitazione del leopardo, perché sua moglie ha avuto in parto due bei gemelli.
La pecora vuole partecipare anch’essa ai festeggiamenti e convince l’amico cane a fare altrettanto , promettendogli protezione.
Che tipo di protezione?
“E’ semplice – dice lei al cane – ti nasconderò nella mia coda”.
I due si avviano e la festa a casa dei leopardi non si può non dire che non sia sfarzosa.
C’è ogni ben di Dio da mangiare e da bere e, soprattutto, tantissima musica da potersi scatenare nelle danze fino a notte fonda.
Anche la pecora, allora, si lascia coinvolgere dalla musica, dimentica del cane che custodiva nella coda.
Con un movimento brusco di troppo, ecco all’improvviso che il cane fuoriesce dalla coda della pecora ed è subito intercettato dall’antico padrone che, senza pensarci neanche un attimo, prende ad inseguirlo per fargliela pagare.
Corri, corri, scappa, scappa, il cane arriva, in cima ad un pianoro, alla capanna dell’uomo solitario, una specie di stregone cui tutti, era noto, dovevano da sempre rispetto, anche i leopardi.
E da lì ,da quel momento in poi, gli è chiarissimo, una volta per tutte, che egli può convivere solo con l’uomo ed essergli amico.
Proprio come la Storia di ogni parte del mondo ci insegna, ormai, da millenni.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)