Uno dei meccanismi attraverso i quali l’inquinamento aggrava le allergie è quello di potenziare l’effetto allergenico dei pollini. Il particolato (prodotto soprattutto dai motori diesel), soprattutto il Pm10, può infatti fungere da “spugna” e da “vettore” per i pollini. In pratica le molecole allergeniche vengono “incamerate” alla superficie del particolato e poi trasportate a distanze anche considerevoli rispetto al luogo dove erano state liberate, e il loro effetto viene così aumentato. Ma i danni causati dallo smog non si fermano qui: è anche provato che i fumi dei veicoli diesel determinano un aumento della sottoclasse di immunoglobuline del sangue (IgE che scatenano e mediano le reazioni allergiche, amplificandone l’azione. Infine l’ozono, le cui concentrazioni sono particolarmente alte nelle calde giornate estive, e anche i particolati e il biossido di azoto, irritano le mucose in genere e quelle respiratorie in particolare, rendendole più “reattive” agli stimoli infiammatori e quindi anche a quelli allergici.
L’azione dello smog si combina perciò con quella degli allergeni e agisce a più livelli causando occhi secchi, rossi e irritati, raffreddori frequenti e prolungati nel tempo, comparsa di sintomi asmatici quali tosse, mancanza di fiato, respiro sibilante anche in età solitamente inconsuete e non più giovanili. Proteggersi non è facile: nei periodi di grandi fioriture chi soffre di allergie dovrebbe evitare parchi e giardini riparandosi in luoghi chiusi, ma anche qui l’inquinamento indoor può giocare a sfavore. Purtroppo la cosa migliore è rassegnarsi e curarsi bene, affidandosi a cure specialistiche.