Alla fine della scorsa settimana si è tenuto a Milano il decimo Summit ASEM (Asia Europe Meeting). L’evento ha coinvolto 51 Nazioni appartenenti ai due continenti più due organizzazioni regionali, l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico e l’Unione Europea. Come il Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha sottolineato, queste 51 Nazioni valgono per il 60 percento della popolazione umana, producono il 50 percento del PIL mondiale e il 60 percento degli scambi commerciali globali. Senza il loro contributo, l’economia globale cesserebbe di essere vitale.
Ancora una volta l’Indonesia non è stata rappresentata dal suo capo di Stato e di Governo al Summit ASEM. Questa volta il mondo ha capito e perdonato l’Indonesia. Dopo tutto, il Summit è coinciso con la vigilia della successione presidenziale da Susilo Bambang Yudhoyono, che ha appena completato il suo secondo mandato, al suo successore, Joko Widodo.
Diverso fu nel 2010, quando il Presidente Yudhoyono non prese parte al nono summit Asem a Brussels e nonostante questo, qualche giorno dopo il Summit, visitò i Paesi Bassi. Precedentemente, Yudhoyono non aveva partecipato neppure al Summit Stati Uniti-ASEAN. Il risultato fu la diffusione di voci che vedevano il Governo Indonesiano distanziarsi da Stati Uniti e Occidente per deferenza nei confronti della Cina. Fu in quel periodo che gli Stati Uniti annunciarono il loro “pivot” o “ribilanciamento” verso l’Asia Orientale dopo anni di apparente mancanza di attenzione per la regione da parte dell’amministrazione di George W.Bush.
Fortuitamente, il Governo indonesiano aveva iniziato poco prima ad esporre il principio del “equilibrio dinamico”, che rigettava qualsiasi forma di rivalità tra superpotenze, in particolare del tipo Guerra Fredda. Grazie a questo principio, è diventato più facile per l’ASEAN accogliere la partecipazione di Russia e Stati Uniti nell’East Asia Summit (EAS).
L’Europa, ovviamente, ha fatto dell’Asia Orientale il suo Pivot molto tempo fa, attraverso la creazione dell’ASEM nel 1996. Ricordo che all’epoca il Ministro degli Esteri indonesiano Ali Alatas spingeva per l’inclusione dell’Australia e della Nuova Zelanda nel lato asiatico dell’equazione ASEM, durante una riunione ASEAN a Bangkok nel 1994. Il Ministro degli Esteri Tailandese, con umorismo irriverente, suggerì che l’Indonesia annettesse entrambi i Paesi degli antipodi, in modo da poterli rappresentare all’interno dell’ASEM. Alatas rimase inespressivo e lasciò correre l’osservazione. Non fu divertente.
È difficile sopravvalutare l’importanza dell’ASEM. È il terzo pilastro di una triade globale che connette la regione centrale del mondo: la NATO connette l’Europa con il Nord America, l’APEC collega l’Asia Orientale con le Americhe e l’ASEM collega l’Asia Orientale e l’Europa. Senza l’ASEM, l’architettura globale, immaginata come una triade, zoppicherebbe su due gambe.
Comunque, per una comprensione più completa di cosa ci si possa realisticamente aspettare dall’Europa, consiglio di consultare le opinioni di quell’irreprensibile intellettuale di Vienna, il Dott. Anis Bajrektarevic. Egli effettivamente dice che l’Europa oggi è dominata dalla Francia per quanto riguarda le questioni politiche e dalla Germania per quelle economiche. La loro alleanza bilaterale, sostiene, forma l’asse geopolitico, la spina dorsale dell’Unione Europea. Da questo punto di vista, il preminentemente “pivot (economico) francese” in Asia Orientale dovrebbe essere ancor meglio accolto. Così anche l’offerta della Germania di accogliere nelle deliberazione dell’ASEM la causa di arbitrato sulle dispute marittime nel Mar Cinese Meridionale.
Sulla situazione dell’Asia Orientale, il Dott. Bajrektarevic sostiene che la Cina commetterebbe un errore strategico non abbracciando il multilateralismo e non avvicinandosi ai tre campioni del multilateralismo in Asia: Indonesia, India e Giappone. Dal canto loro i tre, più gli stati Uniti, sarebbero caldamente invitati ad approfondire un legame multilaterale costruttivo con la Cina. Questo fa al caso della conclusione di un trattato Indo-Pacifico di amicizia e cooperazione.
Nel frattempo, non si sbaglia: per tutti i suoi problemi interni, l’UE è costruttivamente coinvolta in Asia Orientale. L’Indonesia e gli altri Paesi ASEAN farebbero bene a incoraggiare un approfondimento di questo coinvolgimento.
(Traduzione dall’inglese di Valentina Gullo)