Magazine Diario personale
Stamattina, mentre mi dirigevo non molto contenta (cioè avrei preferito rimanere a casa a dormire ancora un po' o rimanere a casa del tutto!) verso il mio mezzo di trasporto, ho notato una signora che stava attraversando la strada, la macchina nel senso opposto si è fermata, le ha suonato e tale signora e il conducente si sono salutati.
Una scena vista miliardi e miliardi di volte nella nostra vita, di cui ogni tanto ne siamo i protagonisti, ma mi ha portato a riflettere su quanto l'essere umano in generale non riesca a vivere senza intessere delle relazioni sociali di qualsiasi tipo e a qualunque livello.
Chi tenta di uscire da questi schemi e opta per un po' di solitudine viene visto come un asociale, appunto.
E lo vivo sulla mia pelle ogniqualvolta dia buca agli amici per starmene da sola, uno o più sabati sera passati in quella solitudine che mi permette di prendermi un po' cura di me, di fare cose che durante la settimana, per mancanza di tempo o impegni vari, non riesco a fare.
Ecco, questo atteggiamento se protratto per troppo tempo porta le inevitabili domande sul "va tutto bene? stai bene?" quasi come se il non uscire fosse il sintomo di qualcosa di patologico.
Ma la ricerca di relazioni umane la si vede in ogni centimetro di strada, in ogni parola che pronunciamo, in ogni espressione del viso e in ogni respiro.
Ieri sera sono uscita un po' tardi dall'ufficio e quindi sono riuscita tranquillamente a sedermi per il mio viaggio di ritorno, pensando che nessuno si sarebbe seduto di fianco a me e quindi avrei potuto godermi un po' di silenzio.
Sì, perchè avete mai fatto caso a quanto assordanti possano essere le persone quando sono in compagnia?
E io, che cerco solo di sgombrare la mente e rilassarmi un po', mi ritrovo poi sommersa da queste risate, parole, civetterie etc. Perchè stare da soli significa non dover parlare, non dover imbastire per forza una conversazione, farsi i fatti propri e se si vuole anche chiudere gli occhi. Se sei in compagnia tutto ciò viene visto come maleducazione.
Dicevamo, purtroppo ieri mi si è seduto di fianco un ragazzo ma era da solo e quindi "innocuo", chiacchieralmente parlando.
Ho avuto la sfiga che una sua amica salisse due fermate dopo, lo ha raggiunto e per me è stata la fine. Sono stata coinvolta nella loro conversazione in cui, a parte notare la completa ignoranza del ragazzo (dai lo sanno tutti chi è Alda Merini cavolo!!!), ho capito che la voce di certe persone proprio non la sopporto, il modo di parlare mellifluo e un po' viscido, quasi come se il semplice chiederti "come stai?" preveda comunque un doppio senso mi urta.
E quindi ho trascorso 20 minuti a guardare fuori dal finestrino. E notare quanto il sopracitato ragazzo interagisse con questa sua amica con questi suoi sorrisini e simpatia prestante giochicchiando con la fede al dito. L'unica alternativa era guardare l'altra signora che gongolava da sola di fronte al suo I-pad.
Il mio primo pensiero, quindi, è stato "per fortuna che viaggio da sola!" e non mi aspetto che tutti capiscano quanto il non avere compagnia mi renda felice.
Non fraintendetemi, non dico che avere qualcuno con cui fare quattro chiacchiere ogni tanto lungo quei 20 minuti non possa essere divertente ma per me non è fondamentale.
E quando mi guardo un po' più intorno vedo solo persone che, se sei nuova, ti chiedono "ma dove abiti? che mezzi prendi? potremmo fare la strada insieme!", quando tu vorresti solo farti i fattacci tuoi.
Inoltre, quanto è maleducato rispondere " no grazie, preferisco starmene da sola!". Perchè la gente non capisce.
Ha bisogno di quelle chiacchiere e di quella compagnia per sentirsi accettata, amata, voluta, desiderata e parte di un tutt'uno che è la società.
Ecco ma se io volessi farci parte a intermittenza?
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