Magazine Cinema

Perchè La grande bellezza è il film italiano da Oscar

Creato il 26 settembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

C’erano gli “outsider”: le opere prime Salvo di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia e Midway tra la vita e la morte di John Real. C’erano i riusciti e coraggiosi debutti di signori attori dietro la macchina da presa con tematiche forti, complesse da raccontare sul grande schermo: Miele di Valeria Golino su suicidio assistito e incontro tra solitudini, e Razzabastarda di Alessandro Gassman, film in bianco e nero contro ogni discriminazione razziale e sociale. C’era Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, commedia al femminile su una donna indipendente che in America è stato tanto adorato da essere subito scelto per un remake. C’era poi il gioiellino firmato Roberto Andò, quel Viva la libertà che mescolava versi di Brecht e luoghi comuni, e nel contrasto tra profondità e superficie mostrava uno spaccato di come dovrebbe essere la politica, e come invece sempre siamo.

E poi c’era il film da Oscar, quello di fronte a cui molti italiani hanno storto il naso – e non poteva essere altrimenti, ma intanto lo hanno visto oltre un milione di spettatori – e che in America hanno elogiato. La commissione di selezione per il film italiano istituita dall’ANICA ha scelto il titolo di Paolo Sorrentino, nella rosa di questi sette di cui sopra, per concorrere come miglior film straniero alla prossima edizione degli Oscar. Un film per rappresentare l’Italia. L’Italia cialtrona, che ostenta opulenza e intanto si consuma tra salotti e pettegolezzi. L’Italia sfatta e rifatta, che non si riconosce più nè nei luoghi nè sui volti di chi la abita. L’Italia che ha smarrito ogni traccia di bellezza, speranza, spiritualità. Una pellicola multistrato, La grande bellezza, di notevole spessore e raffinata fattura, non priva di difetti tra ellissi di sceneggiatura e tentazione di iperbole e strabordamento continui, e tuttavia ipnotizzante. Il pensiero su chi siamo e chi siamo diventati (s)corre lungo le acque del biondo Tevere, come dietro al volo di un gruppo di fenicotteri in cerca di un’alba migliore.

Oltreoceano conoscono bene Sorrentino. Hanno osannato il suo Il Divo, accolto il cineasta napoletano con il suo This Must be the place, e questa volta apprezzeranno, oltre alle superlative performance di un cast eccellente, l’omaggio a Fellini e la decadenza di una Città che non sembra più così Eterna. Noi ci limitiamo ad applaudire il lavoro di un autore che continua a rovistare senza sosta nelle pieghe dell’animo umano: il senso di inadeguatezza, la scomparsa del sogno e quella sfrontatezza malinconica di cui vivono tutti i suoi personaggi, da Tony Pisapia di L’uomo in più fino a Jep Gambardella di La grande bellezza. Ciò detto, appuntamento al prossimo 16 gennaio, data in cui l’Academy scioglierà le riserve e annuncerà le nomination definitive: solo allora sapremo se La Grande Bellezza sarà davvero riuscita a rientrare nella rosa dei candidati al Miglior Film Straniero dell’anno.

di Claudia Catalli per Oggialcinema.net


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :