ma cos'avranno questi uomini in più?
È una guida, un supporter, un consigliere fidato che sul lavoro può aiutare a tenere sempre la schiena dritta e a non combinare guai. Ma perché per fare passi avanti nella carriera, le donne hanno sempre bisogno di un mentore (uomo)? Lo spunto mi è stato offerto da un post di Kerry Hannon, giornalista e scrittrice:«In tutti questi anni – ha ammesso – ho avuto diversi capi donna. Mai nessuna mi ha aiutato a rompere alcun tipo di soffitto di cristallo, mai nessuna mi ha aiutato a prendere una promozione o a migliorare le mie capacità sul lavoro». La Hannon ha poi aggiunto: «La maggior parte delle donne coetanee (51 anni) con cui ho avuto modo di parlare su questo argomento, ha avuto un mentore che le ha aiutate nella carriera. Tutti uomini».A me sembra che abbia ragione.
Ho pensato ad amici e amici di amici, colleghi, conoscenti e non solo. Mi sono venuti in mente Angela Merkel ed Helmut Kohl, Emma Bonino e Marco Pannella, Marylin Monroe e Lee Strasberg.
Quando sul lavoro le donne vengono aiutate, l’aiuto non arriva (quasi) mai da altre donne.Tutto diverso invece per gli uomini: pochi hanno avuto un mentore, quasi impossibile che lo abbiano avuto donna. È forse perché le donne non sono capaci? Non credo. Al contrario, secondo un report di Catalyst (Paying It Forward Pays Back for Business Leaders), le donne più degli uomini, riescono sul lavoro ad aiutare gli altri a fare passi in avanti. Ma cosa succede se quegli “altri” sono donne? Ho sorriso guardando un bando della Commissione Europea che ha cofinanziato un progetto (Be-Win – Business Entrepreneurship Women in Network) per favorire il passaggio di esperienze tra imprenditrici di vecchia esperienza (mentore) e giovani matricole (mentee).
Non dovrebbe essere un processo naturale? O abbiamo bisogno di un bando pubblico per trovare il nostro mentore donna? E gli uomini, perché riescono a cavarsela da soli?