Un allarmismo nei confronti del web ingiustificato e cieco, che offre il fianco a leggi liberticide. Così dovremmo definire il modo con il quale diverse testate hanno riportato l’indagine (alquanto complessa e articolata) condotta da Eu Kids Online sul rapporto di alcune fasce d’età con la Rete. Per l’ennesima volta, il fenomeno di internet viene inquadrato secondo titolazioni sensazionalistiche, mostrando solamente i pericoli ed i limiti del web.
La ricerca di Eu Kids Online – basata su di un campione di 25 mila giovani e 25 mila adulti di 25 paese europei – è rimbalzata negli ultimi giorni in più convegni. Uno studio non facile, la cui complessità e articolazione si fonda sulla diversità dei temi trattati: gestione della privacy, bullismo, danni ai minori, alfabetizzazione digitale, etc.
Ma i media italiani online hanno deciso di puntare su di un unico fattore: la paura.
Basta guardare alle diverse parole chiave che accomunano i pezzi: “Esperienze negative o pericolose”, “baby-adescatori”, “ragazzi italiani più vulnerabili”, “i pediatri assolvono internet” (c’era un processo? ndr). Un conglomerato ansiogeno ingestibile.
Di certo non c’è qui l’intenzione di fare di tutta un’erba un fascio, ma se la titolazione degli articoli – sia nel cartaceo che nelle versioni online – ha ancora una certa preponderanza rispetto al testo, siamo ancora in alto mare per una visione del web che vada oltre il sensazionalismo del social network.
Negli articoli qui consultati (Corriere della Sera, La Stampa, AGI, Televideo Rai, ANSA) il titolo genera allarmismo, mentre il corpo del testo mostra – ma non sempre –le diverse proposte mosse per contrastare i dati negativi. Sicuramente, il dato e l’analisi che latita maggiormente è questo: la mancata alfabetizzazione digitale degli adulti influenza i pericoli in cui potrebbero incorrere minori nell’utilizzo di internet?
Nell’attesa di un governo che studi un’agenda digitale seria, l’unico modus operandi del giornalismo sembra ricordare Helen Lovejoy – la moglie del reverendo ne “I Simpson” – nella sua catchphrase ipocrita e perbenista: “Perché nessuno pensa ai bambini?”