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Perchè non ho Facebook

Da Matras
Non che io mi sia mai escluso dal partecipare a fenomeni di massa e tanto meno abbia mai nascosto un vivo ottimismo nei confronti del web.
Proprio per questo è il momento che io esponga brevemente le ragioni per le quali non ho ancora aderito a Facebook.
Quando qualche anno fa iniziarono ad arrivarmi le prime e-mail di invito, le cancellai una dopo l'altra non riuscendo a distinguerle dallo spam di quei siti di incontro erotici in cui mi ero imbattuto nelle prime navigazioni adolescenziali che cercavano in internet una fonte di autoerotismo.
Con il passare del tempo, parallelamente ad un mio uso sempre più maturo della rete, constatai come i social network e Facebook in particolare stesse diventando un dislocamento più concentrato di quella "piazza sociale" nella quale avevo concentrato la maggior parte delle mie energie durante gli anni del liceo.
Infatti, considero tutt'ora uno dei traguardi della mia personale crescita l'essermi via via allontanato da quel lavoro assiduo di creazione di un'immagine di me che potesse apparire al meglio nella società (quella veronese nello specifico dei miei interessi di allora), raggiungendo un quanto più vasto numero di persone.
Un illusorio desiderio di affermazione e, in qualche modo, di controllo che produceva in me una stacanovista dedizione a plasmare la mia immagine, aggiornandola di continuo per rispondere ad un incontenibile egocentrismo.
Nato al semplice fine di mettere in contatto le persone che vivono distanti, Facebook presenta una struttura molto più ampia e mobile che permette facilmente all'utente di instaurare rapporti fittizi, perseguire comportamenti voyeristici e altre attitudini che provengono dalla stessa natura sociale dell'uomo, ma che trovano in strutture internet come quella di Facebook un'esaltazione potentissima delle più basse e subdole propensioni.
Questi fenomeni, che rappresentano statisticamente l'uso più comune che l'utente faceva e fa di Facebook si delinearono parallelamente al mio rifiuto di quelle aspirazioni liceali dalle quali volevo a tutti i costi disintossicarmi.
Ulteriore circostanza che contribuì significativamente alla mia mancata adesione a Facebook, contingente anch'essa alla nascita di questo fenomeno, fu quella degli studi che intrapresi alla fine delle scuole superiori. Studiare la comunicazione audiovisiva e le sue dinamiche mi diede una prima alfabetizzazione per interpretare in maniera più cosciente e funzionale il mondo che mi circondava e con l'interesse che riscontrai nei miei studi potei in parte iniziare ad indagare le ragioni di quelle idealizzazioni che avevo bramato durante il liceo.
Ricordo in particolare un discorso di un amico regista più vecchio di me di dieci anni, studioso di cibernetica e insegnante nella scuola che stavo frequentando.
Queste le cose che ho capito e ricordo: la nostra coscienza ci rende conto di chi siamo e dove siamo e, talvolta, del perchè. Il mezzo con il quale si esprime dentro di noi è il pensiero, formulato attraverso un discorso (la cosiddetta voce interiore) che assume i tratti di una narrazione, di un racconto. Questo "racconto del sé" va ad attingere da un vasto patrimonio narrativo che abbiamo raccolto con la nostra esperienza. E oggi, che l'esposizione a forme di comunicazione narrativa è costante (volontaria o involontaria), questo discorso interiore assume caratteristiche cinematografiche, televisive, e perchè no, iconografiche (producendo infatti una crescente povertà di linguaggio se non una sintomatica dislessia). Ad influenzare questa fisiologica dinamica del "racconto del sé" è arrivato internet che realizza meglio degli altri media gli obiettivi della cibernetica. Siti come Secondlife o Facebook, ma in generale tutte le interfacce che prevedono la creazione di un profilo utente (reale, ideale o idealizzato), propongono dei format, delle tipologie predisposte e finite tra le quali la persona, l'utente, deve scegliere per raccontarsi (in fase di accesso o aggiornabili: nickname, sesso, aspetto, interessi, foto ecc ecc), pena l'impossibilità di accedere, proseguire, partecipare.
Questa interpretazione si aggiunse a fortificare ciò che stavo ripudiando, ovvero quegli standard a cui avevo cercato di aderire o dietro ai quali mi ero nascosto per partecipare alla "piazza sociale" sotto spoglie ideali.
E questo mi spaventò ancor di più dell’aver appreso che siti gratuiti di grande afflusso come i motori di ricerca, o Youtube o lo stesso Facebook vivano delle vendite dei dati statistici dei comportamenti dei loro utenti calcolati giust'appunto secondo gli standard con i quali questi si raccontano.
In conclusione voglio sottolineare come questo sia il mio "racconto personale" che offro a quante più persone vogliano leggerlo attraverso questo blog. Non voglio sentenziare ma dare la mia personale esperienza del perchè non sono tutt'oggi iscritto a Facebook. Credo infatti nelle potenzialità positive insite nei mezzi di comunicazione e in internet e constato quelle negative e faccio la mia personale scelta tra gli standard, un blog.
Ho rivisto il mio amico regista, è iscritto a Facebook e nonostante riconosca gli inevitabili aspetti preversi ne elogia altri che reputa positivi. Non vedo l'ora di tornare a discuterne con lui.

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