perché non innamorarsi mai di uno scrittore

Da Germogliare

Edouart Levé

Sull’oceano Atlantico. Al centro. Pensavo a quei due libri arrivati a casa mentre io ero lì, in volo. Così con gli uomini, io e l’amore con gli uomini. Linee parallele. Non ci incontriamo mai, se non in ordine sparso e dopo disgregazioni anticipate come zolfanelli sfregati. E. Proprio mentre scrivo queste parole, nelle mie orecchie arriva casualmente dall’I pad, The promise. Il caso, ma non ho mai creduto alla casualità ripetutasi due volte. Mi sono decisa a comprare i tuoi libri dopo essermi innamorata di te. E volevo portarli con me, nella valigia, per percepire il bisbiglio della tua voce in quei giorni lunghi e lontani. Sicuramente avrei pigliato anche il tuo broncio, le tue assenze e la tua ironia geograficamente definita nel dna.  Tempo fa mi hai chiesto perché non li avessi ancora letti. Con sottile rammarico, credo. Ora ti dico. Perché volevo che fossi te per me e non lo scrittore conosciuto da altri ad arrivarmi per primo. Non mi piacciono i luoghi affollati, e intorno a te c’è spesso confusione. Dovevo misurare. Dovevo definirmi un ruolo. E la lettura di te, condivisa da tanti, non mi rendeva la strada privilegiata, di cui necessito, nella conoscenza di te. Fare. Mio. Dare. Noi. E. Allora ho atteso e sperato che fossi te a proporti con i racconti (come, e non solo quelli in cui si muovono i tuoi personaggi); che mi avresti dato una tua lettura nuova, esclusiva e solitaria, ultima e per noi. Dopo, solo dopo ti avrei amato per davvero e totalmente. Sapendo di andare via, comprare quei libri, subito, è stata l’azione per scoprirti ulteriormente e tenerti con me un po’ di più. Ho fatto l’ordine su internet, ho messo dentro altri libri di cui mi parlavi; questi hanno ritardato la spedizione, non i tuoi, e dopo settimane di rinvio l’ho modificato, lasciandoti in compagnia solo di Chuck Palahniuk. Da IBS mi avevano promesso che  avrei avuto tutto in tempo per la partenza. Sì, certamente,  infatti, proprio mentre aprivano il Gate 12, il corriere consegnava il pacchetto alla mia porta.

In questa vita ci siamo ritrovati sempre in modo sconsiderato, con folate di vento a scompigliare i capelli e le ore a far lacrimare gli occhi. E la pioggia, ricordi? Abbiamo avuto sempre la pioggia a salutare i nostri incontri… Così volevo portare i libri e te, su un territorio incontaminato.  Consideravo perfetto questo gesto per riflettere su chi sei, provando a conoscere altro in cui ti nascondi. Una giusta distanza per la complessità che porti e che ci guida. Invece, ecco, il destino fa la sua parte e ora non potrò mandarti quella foto che immaginavo, di parti di me, te, tra e(a)ffetti personali, dentro la mia valigia, nella mia nuova stanza in parte di questa nuova vita.  Rifletto anche su questo, volando sull’Atlantico. E sorrido. Lo so, sei talmente stronzo (lo sai fare così bene quando vuoi, ne sei maestro e lo sai), che… dai, dimmelo, ammettilo spudoratamente, giurami la verità, sei stato tu. Hai usato i tuoi poteri per evitare l’arrivo dei libri, così da sentirti libero da me e partecipe del viaggio, e negandomi la possibilità di capire cose di te che, forse, è meglio tu tenga occultate. Solo. Bastardo!!!

Leonard Cohen – Dance me to the end of love



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