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Perché per lo scrittore è un buon momento

Da Marcofre

Il punto di vista espresso in questo post può anche non essere condiviso, ci mancherebbe. Ma ha il pregio, credo, di imporre un paio di riflessioni che ci scrive, deve almeno provare ad affrontare.

La prima: il libro diventerà (o potrà diventare), un’applicazione. Come se si trattasse di Word, Photoshop, e via discorrendo. Questo perché alla sua realizzazione saranno chiamate figure diverse; non solo lo scrittore, ma appunto altri. Questo sarà possibile solo se si decide di esplorare e scommettere, sulle possibilità che le tecnologie, già ora mettono a disposizione. Dipende tutto dal singolo: non c’è più bisogno di un editore (anche perché dubito che un Marsilio o Adelphi, siano interessati davvero a questo tipo di letteratura).

La seconda riflessione (che in parte avevo già esposto in un post passato): è meglio che lo scrittore non si limiti solo a scrivere. Che almeno si metta in gioco conversando, se proprio non vuole lanciarsi a sperimentare le nuove tecnologie. Se poi impara qualcosa su come creare ad esempio epub, sarà una piccola benedizione. Un di più che lo renderà non solo più coinvolto, ma più interessante perché attivo.

E’ terminata l’epoca dello scrittore che scrive, e basta. Che delega ad altri il lavoro delle retrovie: le relazioni col pubblico, per esempio. Ora tocca a lui se vuole avere una possibilità di creare attorno ai suoi scritti un minimo di consenso. Quindi, dialogare, conversare; imparare a conoscere dinamiche della Rete, mezzi e strumenti. Rischiare in prima persona, senza paura: il peggio che può accadere è sbagliare. Quindi, imparare.

Non è detto che la strada proposta dal blog Lsdi sia quella giusta, e chi decide altrimenti sta sbagliando; è una delle tante. Forse per la prima volta, chi scrive può scegliere tra diverse alternative, e queste non gli piovono dall’alto, dall’editore per esempio; ma può costruirsele da solo. Secondo me, è un tempo meraviglioso.

 


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