Già, perché si amano i gatti? E’ una domanda che può sembrare provocatoria, se detta da una persona allergica, c’è un motivo. Approfondiamo. Perché si amano così tanto i gatti? Approfondiamo ancora. Perché le donne amano così tanto i gatti?
Si muove come un felino, ha lo sguardo da gatta, fa la gatta morta!
Il rapporto tra le donne e i gatti ha diverse sfaccettature, ce n’è per tutti i gusti e tutte le razze. Pelo lungo, pelo corto, tigrato, grigio perla, maculato, rosso, bianco. Non dimentichiamo il fantomatico gatto nero. Le donne e i gatti, è da sempre vera magia. Per questo, nel lontano neanche troppo 1400, accarezzare un gatto poteva essere reato di stregoneria e costare o, direi meglio, scottare molto alle povere fanciulle che avevano semplicemente allungato la manina e fatto “miao, micio, micio”. Brutta strega, al rogo, al rogo!
Ma è proprio quel “Miaoo” che la donna può simulare a renderla più simile al gatto, che per questo la preferisce al genere maschile. Sò privilegi della natura cari. La donna poi quando vuole avvicinarsi si accuccia, cercando di arrivare a quella altezza, tipo 30 centimetri da terra, rischiando la paralisi alle ginocchia, ma per un gatto lo fa e lui, il felino di turno, riconosce il tentativo di somiglianza, apprezza lo sforzo delle caviglie friabili crickcrock. L’uomo invece piega a fatica la schiena, allunga solo il braccio verso terra e mostrandosi come una montagna che scende dall’alto, come può pretendere che il gatto non scappi? A meno che non cerchi una graffiata sul barbone. “Miaooo, un bruto su di me, mangiafuoco, mangiagatti, viaaa”.
Per i gatti si fa veramente di tutto, esiste anche la Giornata Mondiale dei Gatti (17 febbraio), una Enciclopedia Tregatti, cibo per gatti, letto per gatti, vestiti per gatti, tolettatura per gatti, addirittura nell’isola di Aoshima, nel sud del Giappone, i gatti sono davvero padroni. 120 mici abitano un territorio grande un chilometro con sole altre 20 creature umane. Faranno a gara a chi mangia più pesce?
Esistono anche gruppi di ricerca che associano l‘emancipazione del concetto del gatto, come animale domestico, all’emancipazione femminile. Miaoo. Il gatto innanzitutto diventa un concetto, un simbolo, e già mi sembra abbastanza notevole, inoltre da un lato le donne dell’epoca vittoriana fanno le “suffragette” e dall’ altro ammettono il gatto nei loro incontri, nelle sale da the, nelle stanze tutte per sé (Virginia Woolf se non s’offende, la citerei), come segno di riconosciuta eleganza, raffinatezza, fascino. Non più solo un utile animale cacciatore di topi. “E mò basta, nun me vedi come scodinzolo leggiadro, altro che tacco dodici”.
Nell’ultimo secolo, quello dell’ansia come unico vero caposaldo, l’amico gatto si trasforma e diventa pure un antistress, accarezzare il gatto è rilassante e il felino risponde con simpatiche fusa “Grrr, grrr “ che, se le facesse un cane, infilerei al volo le pattine e inizierei a fuggire.
Dunque concludo l‘Ode al Gatto, con i proverbi che la sanno lunga, come il diavolo (citazione doverosa, parlando di gatti dai poteri magici), per cui sappiate che… dicono in Russia “Ciò che piace ai gatti piace alle donne” e in Olanda “L’uomo che non ama i gatti, delle belle donne dovrà fare senza”.
Mi sembra tutto chiaro. Miaooo.