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Perché si scrive?

Da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su giugno 10, 2012

di Augusto Benemeglio

1. Elsa Morante

C’è stata una grande scrittrice, Elsa Morante, che un giorno disse a uno sbarbatello alle prime armi, qual io ero : “ Se non fai soldi con lo scrivere, lascia perdere tutto e va’ piuttosto a rubba’ , che è mejo”. Ma era una provocazione, fanno sempre così quelli arrivati. E poi lei si sentiva frustrata per i successi del marito , Moravia, mentre i suoi libri, anche quelli ultrapremiati non hanno mai venduto moltissimo.

La verità sai qual è , amico mio?

E’ che uno scrittore autentico non scriverà mai pensando all’esito del suo libro, non penserà mai all’effetto che potrà fare una sua pagina, una sua frase sul lettore. Le motivazioni sono diverse, l’abbiamo già elencate in mille altre occasioni, forum, dibattiti, convegni, etc. Sono d’ordine spirituale. Il vero scrittore si trova solo di fronte a sè stesso, di fronte al fanciullino che alberga in lui, con l’esigenza di giocare, mettersi a correre, inventare, fantasticare. ”Deve” comunicare un messaggio del quale, secondo lui, il mondo non può fare a meno, scrive con l’illusione di testimoniare e di insegnare ; di “dire” qualcosa di unico , prezioso e insostituibile. Però alla fine solo pochissimi riescono. La stragrande maggioranza (il 99,99%) si perde per strada o comunque nessuno , in capo a qualche anno dalla loro scomparsa, li ricorderà. I più fortunati troveranno posto tra i minori delle varie antologie.

Ma per chi si scrive, secondo te?

Io dico che il vero scrittore scrive solo per sè stesso, il vero scrittore è un narcisista che scrive per comunicare se stesso , la propria grandezza e la propria miseria, la propria nobiltà e la propria vergogna, agli altri. E’ un po’ come l’attore che ogni sera denuda la propria anima sul palcoscenico e la stende ad uso e consumo degli spettatori . Ma la stessa cosa, se vogliamo, non la fa anche il prete, il conferenziere, il saltimbanco , il pianista, il cantante, e chiunque si esibisce in pubblico, o no?.

2. Io non sono scrittore

Mah! Io non sono d’accordo. Sarà perché io non sono uno scrittore, né un poeta. Sono semplicemente un autore di testi, una specie di diarista, un cronista dell’ovvio, diciamo pure un saltimbanco della scrittura…scrivo un po’ di tutto, dalla barzelletta alla pseudo citazione famosa. A me piace l’epica del presente: far passare le cose di ora come venissero da lontano, moltiplicando, dilatando il tempo…Trovo interessanti questi esercizi della mente che abituano a essere assai antichi , ad acquistare un senso di esistere, ad abitare il tempo, insomma, in maniera allargata… Poeta è uno che maneggia gli strumenti sintattici e linguistici e usa la lingua per piegarla a una serie di circonvoluzioni mentali e migrazioni spirituali: cerca di vedere quanto e in che modo la lingua gli somigli….Invece per me scrivere è solo cercare di trovare un ritmo, una unità metrica versificata che può essere una forma di poesia popolare….Su questo ritmo e su questa metrica invisibili ci puoi mettere tutto , Dante Alighieri , Alessandro Manzoni e le uova al tegamino… l’insalata di riso e le melanzane alla parmigiana , o i “ciceri e tria”. Come vedi, io non sono una persona seria, e non so perché si scrive. Però so che se non sei uno davvero bravo, è meglio fare lo scarparo, il maniscalco , il giardiniere , o ti metti a fare il parmigiano, il prosciutto, o il vino , piuttosto che scrivere. In fondo , se ci pensi bene , quando tu hai scritto bene, ma proprio bene bene è come aver fatto una buona vinificazione. Tu dici che fare il vino è un’attività manuale? Sì ,è vero. Ma è anche un’attività spirituale…se ci rifletti bene. Bisogna stare attenti con le parole … bisogna andarci cauti…si rischia sempre la banalità o l’alienazione. Quasi tutti quelli che scrivono sono monomaniaci, non si interessano a nient’altro.

3. La verità è che…

Ragazzi, io scrivo da una vita, ma la verità è che anch’io non so perché si scrive , e quindi non so neppure se è necessario, come dite voi. E’ come fare politica, volontariato, assistenza sociale, attività parrocchiale , è un prurito dell’esistenza, uno vuole esistere socialmente , o artisticamente…Risponde all’arte anche se non è chiamato, come diceva Oscar Wilde. Insomma non vuole essere un naso, come direbbe Nietzsche, uno della massa senza una sua caratteristica , se pur minima…e allora scrive! Ma in realtà , parlando seriamente , io credo che uno debba avere la sensazione che quello che dice sia necessario che lo dica. Anche se non sa bene perché. E’ un quid , un qualcosa che tu trovi dentro di te e vuole essere detto . Lo puoi chiamare inconscio collettivo o flusso di coscienza: è una specie di musica che ti invade e tu devi eseguire quella musica. Lo psicanalista ti dirà che tu dici la tua necessità , dici la tua ferita. Per presumere un qualcosa di cui tu sei uno strumento. Ma secondo me scrivere presuppone un atteggiamento di servizio… Non sai bene a che cosa serve, ma lo devi fare, lo devi dire, come nel mio caso. La mia scrittura non nasce certo per raccontare il tormento di un’anima, ma per mettermi alla prova come tuo contemporaneo : se non ti metti alla prova , scrivere non ha senso. Ecco, io mentre sto battendo i tasti del computer , mi sto mettendo alla prova coi lettori di questo blog , e saranno loro i miei giudici inappellabili.


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