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Perchè sono qui

Da Cuordicarciofo
Non riesco a concludere un post che sia uno. Ne ho già iniziati due e abbandonati.
Non so perchè, mi sembra che non sia mai il momento giusto per trattare questo argomento.
E si che di ciccia al fuoco ne ho messa in queste pagine virtuali.
Ma del perchè sono qui, il vero motivo che mi ha fatto aprire un blog a gennaio dell'anno scorso e poi lasciralo lì in più completa solitudine per un intero anno non ne ho mai parlato.
Sicuramente l'avrete intuito. Oso rivolgermi direttamente a voi, senza la paura che lì fuori non ci sia nessuno. Soprattutto senza la paura di essere fraintesa.
Poi prima ho letto questo post di Lizzie. La sua esplosione di entusiasmo mi ha alleggerito di un peso.
Allora non è per tutti come è stato per me.
E invece di sentirmi sbagliata, non so perchè ne sono stata rassicurata.
Vorrei raccontarvi di quello che è successo nella mia testa dopo il parto.
Questo per me è uno di quei post che Voglio una mela blu definirebbe "un intervento a cuore aperto".
Era depressione? Non so, cocciutamente non ho mai voluto chiedere aiuto.
E' iniziato come disturbo fisico. Qualcosa che non so come descrivere, una sorta di agitazione all'ennesima potenza. Non trovavo pace in nessun posto.
E mi dicevo "sarà la stanchezza".
Poi sono andata sempre più giù. Avevo desiderato così tanto mio figlio ma... semplicemente non ero felice. Vi prego, non giudicatemi. Avrei dato di tutto per sprizzare gioa da tutti i pori.
Io sarei dovuta essere felice ma non ci riuscivo.
E non è la fatica come te la raccontano tutti. Al non dormire si sopravvive benissimo.
No. Quello è diverso.
E' buio. E' sentirsi schiacciare dalle incombenze quotidiane, non aver voglia di cambiare un pannolino o uscir di casa. Non riesco a descrivervi come stavo.
Alla fine era paura. Paura di quello che sarebbe potuto succedere.
E' un lungo periodo grigio, sfocato.
E' un enorme senso di colpa. Per il fatto di essermi persa la gioia di quei primi tempi. E anche per i pensieri neri.
Ora che riesco a vedermi da fuori mi dico... ok hai crashato... Uno non può essere una figlia in lutto, una madre felice, una compagna rilassata tutto nello stesso momento.
Quello che voglio dire è che il problema è serio, esiste.
Non è che poi non hai più tempo, non puoi uscire, divertirti e allora vai in depressione.
Io non ero depressa perchè il mondo da me si aspettava la mamma amorevole che non sono stata.
Ero io che volevo essere amorevole, perchè quel bimbo lo amavo, ma non ero capace di farlo.
Ecco, poi qui scatta l'involuzione. Perchè più senti certi sentimenti più non hai il coraggio di parlarne.
Si parla poco di queste cose, si fa poco per aiutare concretamente.
Le neomamme che si portano dietro zavorra emotiva non andrebbero lasciate sole, "perchè tanto ci pensa l'istinto", "eh perchè se sei una persona equilibrata non ti può succedere".
Non so se sono riuscita a rendere l'idea.
Forse sono ancora troppo lì sul confine per riuscire a scrivere qualcosa che valga la pena di essere letto.
Mi sono rivoltata come un calzino in questi "quasi" due anni. Ma la gioia che ho provato quando ho realizzato che non ero più in ansia nell'approcciarmi a mio figlio è stato veramente una meraviglia inaspettata.
E altrettanto inaspettato è stato quello che sono diventata. Non sono più quella di prima.
Scusate questo pot delirante, se non siete arrivati fin qui capisco. Ma avevo bisogno di parlarne.
Oggi una collega è venuta da me con una notizia, l'ennesimo caso di donna che uccide sua figlia.
Probabilmente lei è venuta da me pensando che mi sarei scandalizata o schifata. Che avrei capito.
Sapete no le frasi di rito "ma certe persone sono sbandate" "certe persone i figli non li dovrebbero fare" e così via.
Ecco, a me è salito il sangue alla testa.
E il pensiero è andato subito a quella donna che per la pubblica morale è il carnfice.
E avrei voluto dire a voce alta di stare attenti a chi si crocifigge.
Non è che scriva cose allegre eh ultimamente... mi dispiace...

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