La completa insesatezza della normativa che definisce come reato penale (penale, ossia carcere) la clandestinità (ossia l’irregolarità di un documento) emerge in tutta la sua lapalissiana evidenza pensando a chi un permesso di soggiorno regolare ce l’ha, ma in scadenza. Poniamo che a questa non troppo ipotetica persona il permesso di soggiorno scada domani, venerdì 13 gennaio: avremo un onesto immigrato regolare fino alle ore 23.59 di venerdì, e un pericoloso delinquente da arrestare alla prima occasione a partire dalle 00.01 di sabato. Non ci sarebbe altro da dire.
Le ragioni per cui non si è riusciti a rinnovare per tempo il permesso di soggiorno sono infinite. Se, per esempio, un cittadino straniero ha un permesso di soggiorno per studio perché sta frequentando l’università in Italia e gli capita persino di laurearsi, non potrà più godere del permesso per studio e quindi deve avere quello per lavoro ma, come sanno tutti i neolaureati, trovare lavoro di questi tempi (e lavoro regolare, perché se no ovviamente il permesso non te lo danno) è impresa quasi impossibile ed ecco che il nostro brillante straniero neolaureato si trova sulla via verso la clandestinità e non di rado si iscrive di nuovo all’università per poter continuare a usufruire del permesso per studio. È solo un esempio, mille altri se ne potrebbero fare. Tanto per stare in tema di equità – parola molto di moda di questi tempi – il vecchio governo Berlusconi aveva pensato bene di introdurre un nuovo criterio per il rinnovo del permesso di soggiorno: quello del censo. Aveva infatti introdotto una nuova tassa per il rinnovo che oscillava dagli 80 ai 200 euro a seconda della tipologia di permesso, cifra che si andava ad aggiungere a quelle già sostenute attualmente: la marca da bollo da 14,62 euro, le spese postali di 30 euro e il costo di produzione del permesso di soggiorno elettronico di 27,50 euro per un totale che quindi potrebbe variare dai 150 ai 270 euro circa: cifre che costituisce sicuramente un importo significativo per le finanze di molti cittadini stranieri che vivono in Italia. Con un sussulto di buon senso i nuovi ministri Riccardi (Cooperazione internazionale) e Cancellieri (Interno) hanno annunciato la loro intenzione di rivedere questo provvedimento e, al solo annuncio la Lega si è sollevata come un sol uomo. L’ex ministro Maroni ha dichiarato: Eliminare il contributo chiesto agli stranieri per il rilascio del permesso di soggiorno «sarebbe, inaccettabile, incomprensibile ed iniquo, nonché un atto di discriminazione al contrario nei confronti dei cittadini italiani, che invece devono pagare per ogni atto pubblico che richiedono» e ha promesso «barricate» se il governo continuasse per la sua strada. Calderoli ha aggiunto: «Prendiamo atto che per i ministri del Governo Monti si possono spremere i nostri pensionati e i nostri lavoratori, tassare i loro risparmi, la loro prima abitazione, ma non si deve chiedere nulla agli immigrati», il corsivo è mio. Qualcuno potrebbe spiegare cortesemente a Calderoli che tra i «nostri» pensionati», i «nostri» lavoratori a cui hanno prolungato l’età pensionabile, tassato risparmi e case ci sono anche gli immigrati? Non è che, una volta che ottengono il permesso di soggiorno, gli stranieri siano esentasse. Per cui quella sul permesso di soggiorno è una tassa in più che pesa sui cittadini stranieri che vivono in Italia. Se proprio Maroni e Calderoli ci tengono a che gli italiani siano trattati come gli immigrati, propongano una nuova tassa: 200 euro per rinnovare la carta d’identità. In fondo, è il nostro «permesso di soggiorno».
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