Ti è mai capitato di cercare il tuo nome su Google per capire cosa il web racconta di te?Bene, questa è una delle regole base del Personal branding.
Il testo di Tommaso Sorchiotti e Luigi Centenaro si basa su un presupposto molto semplice: se tu hai un blog, sei attivo sui social network, insomma metti in atto varie strategie per mostrare le tue capacità, allora stai facendo branding di te stesso. Sei come un'azienda che promuove i suoi prodotti e servizi.
Ed esattamente come un'azienda, il tuo brand si basa su tre caratteristiche fondamentali:
1- il nome (anche se il tuo blog ha un nome diverso dal tuo, gli utenti del web preferiscono interagire con persone vere e non con chi si nasconde dietro un nick, quindi il tuo nome e cognome sono la base del tuo brand e devono essere ben visibili)
2- la grafica (la tua foto, sempre per le ragioni di cui sopra)
3- lo slogan (una frase che in poche parole riassume chi sei, perché sei sul web e cosa ti distingue da tutti gli altri nel fare quello che fai).
Promuovere il tuo brand è questo: dimostrare che hai un valore aggiunto che nessun altro ha, nessuno tra coloro che svolgono un'attività simile alla tua. Non devi avere la presunzione di essere il migliore: solo di offrire qualcosa di diverso. E per questo di speciale. Tu sei sul web perché vuoi offrire qualcosa agli altri.
Ti è mai capitato di commentare un altro blog (o un post su un qualunque social network) non perché realmente interessato a ciò che vi era scritto, ma nella speranza di avere un commento in cambio? Come se tutti i blogger fossero coinvolti in una gara a chi ha più commenti, più amici su Facebook o più follower su Twitter. Stringere contatti solo per averne un tornaconto è la strategia di branding più sbagliata che tu possa avere.
Quando leggi un blog altrui, chiedi un'amicizia su Facebook o LinkedIn o diventi follower su Twitter, non devi chiederti in che modo quella persona potrà darti beneficio. Domandati piuttosto cosa tu puoi fare per lui. Perché tu puoi fare qualcosa per lui.