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Pesca&Fidanzata; – Artificiali

Da Pietroinvernizzi
Pesca&Fidanzata; – Artificiali

Pregiato autocostruito realizzato da Franco anni fa

L’intento è sempre quello di presentarsi sull’acqua “leggeri”. Ma poi uno sguardo al meteo suggerisce che i firetiger non possono restare a casa e se l’acqua dovesse salire avrei senz’altro bisogno di ondulanti corposi per raggiungere il fondo e così via. In men che non si dica il gilet viene farcito peggio di un tacchino il giorno del ringraziamento. Inutile cercare di far capire a chi non pesca, e alle fidanzate in particolare, che alcune scelte non sono capricci dettati dalla mania del collezionismo ma delle necessità imprescindibili per trasformare un brutto cappotto in una battuta epica…
Vorrei dedicare cinque minuti cinque agli artificiali. So di camminare su un terreno minato e già qualcuno sarà sul piede di guerra, perché, ne sono consapevole, la sacralità del tema è seconda solo a quella della mamma! Io, com’è giusto, non ne ho mai saputo niente di artificiali, ma, a malincuore, ora so distinguere un Mepp’s da un Martin, un Rapala da un Real Winner e un jig da un ondulante… Embè, che c’è? È l’ABC dello spinner direte voi, certamente, rispondo io, ma io non pesco! E avrei anche fatto volentieri a meno di tutte queste competenze.

Jacopo tiene tutto in ordinatissime scatoline trasparenti (quelle che disfa e riordina una volta a settimana in autismo alieutico!) ognuna delle quali ha una precisa posizione. Sa esattamente quante e quali esche ha, ricorda i colori, le sfumature, le dimensioni, il materiale, l’anno di produzione e via dicendo. Io invece sono diventata espertissima di spedizioni dall’Australia, dal Giappone, dagli USA…

“Ma amore, se ne prendo tantissimi in una volta sola, la spedizione è unica!”.
Già, spendere 100 euro con tre di spedizione è un affarone imperdibile! Scema io che non c’ero arrivata!

“Ma amore, scusa, conviene che ne prenda tanti perché oltre una certa cifra la spedizione è gratuita!”.
E ci mancherebbe pure! Hanno appena eretto una tua statua all’ingresso della fabbrica dei “pescetti di legno” perché grazie ai tuoi acquisti convenientissimi sfamerai la popolazione dell’intera cittadina!

Ma non voglio essere veniale e parlare solo dell’investimento economico (in ogni caso, come ultima chiosa, avremmo già pagato università dottorato e master a Cecilia con i soldi “investiti” in esche!): gli artificiali sono forse il vero feticcio del pescatore a spinning! L’ho visto illuminarsi vedendo in tv artificiali artigianali con cui si millantava fossero stati presi lucci maestosi, cercare quindi disperatamente su internet il produttore e, dopo estenuanti ore di ricerca (e inevitabili consultazioni coi soci), trovarlo in un paesino sul cucuzzolo di un monte in Uzbekistan e decidere che sì, ok, l’estate prossima amore cosa ne dici dell’Uzbekistan?

Il metallo, come passato per le mani di un alchimista, si trasforma in oggetti epici dalle capacità miracolose: tipo la spada magica di He-Man, o, più calzante, le mutandine bianche per Gigi la trottola!

Ma si è mai visto He-man dimenticare la Spada del Potere o Gigi la Trottola perdere un paio di mutandine? No, invece il mio amore lo fa! Già, perché dopo ore investite nella ricerca e parecchia pecunia spesa, quello che succede abbastanza spesso è che l’artificiale se lo mangia il fiume!

Non fa ridere, e su questo non ci piove, ma il come succede e la corolla di bestemmie che seguono il fattaccio, si. Capita che lo chiami a mezza giornata e, alla mia ingenua domanda “Come sta andando?”, la risposta sia un grugnito traducibile più o meno con: “Per ora niente. In più ho perso tipo tre artificiali, uno sul ramo di un pioppo, uno sotto un sasso di 40 tonnellate e uno boh, lanciato e mai più tornato”. A me naturalmente scappa da ridere, al di là del fatto che la giornata sia già costata milioni di euro!

A questo punto, mentre lui si accanisce sul fiume e contro i famigerati Dei della pesca, io, da casa, inizio a pregarli: “Oh Dei della pesca, nobili e antiche entità, io vi invoco affinché il mio innamorato possa tornare a casa vincitore. Sacrifico a voi, e in nome delle vostre acque, ciò che ho di più caro (ovviamente è una finta!), ma vi prego in cambio di fargli portare a riva almeno un pesce degno di nota, in modo tale che la serenità familiare non venga turbata, e, soprattutto, affinché mia figlia abbia i mezzi di cui sfamarsi per le prossime settimane!”.

Già, perché qui non vale il detto ogni lasciata è persa. Qui si devono fare dei conteggi strani con una matematica tutta particolare: per ogni esca persa se ne ricomprano tipo otto…ma dovrei saperlo, perché, a quanto pare, la moltiplicazione dei pesci va di pari passo con quella dei pani!



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