Petisti voltabandiera

o Vicentinho che si sacrifica

Nella vergognosa operazione che dominò la Camera dei Deputati e garantì l'approvazione del salario minimo fissato in un irrisorio 545 R$, lo scandalo maggiore è quello dell'ex-sindacalista Vicente Paulo da Silva, (Vicentinho) (PT-SP), che in altri tempi, quando era presidente della Central Única dos Trabalhadores (CUT), comandava scioperi e manifestazioni per ottenere un giusto aumento del salario minimo.
Ora, inginocchiato come la maggioranza dei petisti, Vicentinho, come relatore del progetto dell'Esecutivo sul salario minimo, nella notte di mercoledì è salito sulla tribuna della Camera per riferire che i lavoratori avevano avuto molto.
Vicentinho perse, in questa occasione, la più grande opportunità di tacere, poiché la cesta basica, uno dei riferimenti per calcolare il salario minimo, negli ultimi 12 mesi ha avuto un aumento del 15,8%. Ossia, lo scandaloso aumento concesso dal governo di Dilma Roussef al salario minimo non è sufficiente per coprire la perdita che proviene dall'alto prezzo della cesta basica.
Ma non solo. Molti furono le scimmie ammaestrate che presero il microfono del plenario della Camera per difendere Dilma Rousef, insistendo a dire che per otto anni la classe lavoratrice è stata vittima della cattiva volontà di Fernando Henrique Cardoso.
Ma accadde che nel maggio 2000, il governo FHC concesse un aumento del 19,2% al salario minimo, ma la feccia considerò poco e si riunì nello stesso plenario per protestare il loro malcontento.
Oggi, con il governo che concede un risicato 6,9% contro un'inflazione che supera il 15%, i compagni parlano di enorme conquista.
Esigere coerenza da un politico è sicuramente un compito erculeo, ma stracciare i propri precedenti discorsi solo per una ricompensa come incarichi e benefizi e troppo. Se la società non reagisce al criminoso status che domina la politica nazionale, in breve il Brasile sarà una dittatura civile con falsi sprazzi di libertà.