Il simbolo del gruppo "Italiani nel mondo-salviamo i nostri Marò"
LA PETIZIONEE’ ormai nota a tutti gli italiani la vicenda di Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, i due Marò accusati dell’omicidio di due pescatori durante un’operazione antipirateria al largo delle coste del Kerala, e detenuti illegalmente in India dal 15 febbraio 2012 in palese violazione della norma generale inerente la giurisdizione in acque internazionali.Lo scandaloso sopruso ai danni dei nostri due fucilieri si trascina ormai dallo scorso anno nell’inerzia più assoluta e nel calabraghismo dei nostri governati.Finalmente è stata concretizzata l’iniziativa di una petizione lanciata dalle famiglie dei due Marò.E questo grazie ad un gruppo nato su fb “Italiani nel mondo - salviamo i nostri Marò”https://www.facebook.com/groups/171468069673142/fondato a New York da Giorgio Caruso, la cui madre Margaret negli anni 50 era giornalista del New York Times.La petizione sarà inviata al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Kimoon.La richiesta, preceduta da un breve cronistoria della vicenda, è di “promuovere un arbitrato internazionale, che può rivelarsi l’unica soluzione equa”Nella lettera si sottolinea inoltre il pericolo che corrono i nostri due Marò, visto che “Il 26 aprile 2013, le autorità indiane hanno stabilito che l'inchiesta verrà portata avanti dalla polizia anti-terrorismo, che ha in sé la possibilità di una condanna a morte.”LA VICENDA DEI MARO'15 febbraio 2012: la petroliera Enrica Lexie viene attirata con uno stratagemma nel porto di Kerala e i due fucilieri vengo arrestati per l’accusa di omicidio di due pescatori durante una normale azione di antipirateria.Ricordiamo che il fatto è avvenuto in acque internazionali e con quest’azione l’India ha contravvenuto gravemente alle leggi negando il legittimo diritto ai due Marò di essere giudicati dall’Italia e arrogandosi sin dall’inizio il diritto di svolgere sia indagini che processo.Mentre i fucilieri vengono in un primo tempo imprigionati e poi condotti in una casa sotto scorta, sono avviati i primi accertamenti dallo Stato di Kerala, escludendo l’Italia dalla partecipazione.Diverse sono le azioni bizzarre e contro ogni regola intraprese degli indiani, come quella di distruggere una delle prove inerenti al reato di cui vengono accusati La Torre e Girone, e cioè la barca dei pescatori uccisi, fatto che getta ombre inquietanti sullo regolarità nello svolgimento delle indagini e che impedisce anche in futuro qualsiasi approfondimento per un giudizio obiettivo del tragico evento.Nel frattempo i militari vengono trasferiti a New Delhi e il 26 aprile 2013 e la corte Indiana stabilisce che l’inchiesta sarà condotta da un tribunale speciale e le indagini portate avanti dalla polizia antiterrorismo, situazione pericolosa che potrebbe, nonostante le vaghe rassicurazioni dell'India, contemplare anche una condanna a morte.Un'ennesima ingiustizia perpetrata ai danni dei due fucilieri italiani, perché come viene ribadito nel testo della petizione, i due Marò “non sono terroristi, ma militari impegnati nella lotta contro la pirateria.”Dal febbraio 2012 il nostro governo, mentre qualsiasi altro paese avrebbe fatto valere le proprie ragioni a gran voce e riportato a casa i propri militari, non ha invece saputo muovere un dito, ridicolizzandosi per il suo fantozzismo davanti a tutto il mondo.Un silenzio assordante interrotto solo da un falso scatto d’orgoglio in cui ci siamo ripresi i nostri Marò in occasione di un congedo in Italia.Illusione durata solo un sussurro di tempo e rivelatasi null’altro che un’abile mossa propagandistica della quale è rimasta la foto beffarda di Mario Monti che si sponsorizzava accanto ai nostri militari poco prima delle elezioni politiche.Lo scenografico blitz aveva per un attimo riacceso l’orgoglio degli italiani, ma è stato subito rinnegato miseramente dopo la minaccia di ritorsioni nel nostri confronti da parte degli indiani.Il loro governo era giunto persino a ricattarci negando l’immunità al nostro ambasciatore italiano a New Delhi, Daniele Mancini al quale era stato impedito di lasciare il paese, e negata l’immunità, ennesima violazione delle regole internazionali.Il nostro rigurgito patriottico, si era concluso così con il silenzioso e triste ritorno dei due Marò in India, smorzando e mortificando le nostre speranze ed umiliandoci di fronte a tutta l'Europa.E così prepotenze dopo prepotenza siamo giunti a giugno 2013 e dopo un anno e mezzo il nuovo governo "promette" di risolvere il caso.
I figli dei Marò in una pacifica manifestazione
Ricordiamo che Massimiliano La Torre e Salvatore Girone hanno dimostrato sin dall’inizio un’encomiabile compostezza senza mai lasciarsi andare a dichiarazioni inopportune, nonostante le ingiustizie subite ed un esasperante tira e molla senza fine tra i due governi. Le loro famiglie si sono limitate più che civilmente a tenere viva la vicenda attraverso un gruppo facebook https://www.facebook.com/groups/282647458534179/e manifestazioni sempre pacifiche e senza proclami estremi.IL MINISTERO DEGLI ESTERIEppure, nonostante le proteste corrette di chi sostiene i Marò il nostro ministro Emma Bonino ha pensato di “chiedere compostezza e urlare di meno”?!Queste le sue dichiarazioni “Non so e se dovrei bombardare l’India, rompere i rapporti commerciali, ritirare l’ambasciatore”Onorevole Ministro, con tutto il rispetto, anzichè lasciarsi andare a battute sarcastiche in un vicenda in cui non c’è nulla da scherzare, ma che ridimensiona sempre più miserevolmente il nostro paese di fronte al mondo intero, le ricordiamo che Lei, dovrebbe semplicemente fare il suo dovere, che è quella di far valere con “voce “autorevole” i diritti dell’Italia, diritti sacrosanti e inviolabili.Dovrebbe esigere che in India i due Marò vengano innanzitutto trattati da militari, e non da terroristi.E lanciare un appello all’Europa affinché vengano rispettati i diritti internazionali a cui l’India ha contravvenuto gravemente.
Basterebbe prendere lezioni dall’America o dall’India stessa, che a quanto pare ha due pesi e due misure.Innumerevoli sono gli esempi in cui gli altri paesi non permettono di farsi mettere sotto i piedi dalle altre nazioni, possiamo citarne due molto significativi: 1) Gli americani le ricorderanno che i militari statunitensi imputati per la strage del Cermis, avvenuta in Italia furono processati da una corte militare Usa.2) E gli Indiani le insegneranno come hanno fatto per i loro 12 ufficiali e 34 soldati del contingente dei Caschi Blu in Congo: che per abusi sessuali ai danni di donne congolesi lo scorso luglio sono stati posti sotto processo in India, e non in Congo.Azione quest'ultima disonorevole peraltro e non certamente paragonabile al fatto nemmeno accertato dei due fucilieri durante lo svolgimento del loro dovere.Se non fosse in grado di intraprendere nessuna azione a difesa dei nostri militari, vista la degenerazione di una situazione sempre più delicata e scottante, si unisca perlomeno ufficialmente a questa petizione, sarebbe un gesto simbolico per dire che qualcuno c’è, al governo del nostro paese. PERCHE' E' IMPORTANTE FIRMARE
Certamente in Italia siamo sommersi da petizioni di qualsiasi genere, anche le più strampalate e a volte inutili. Ma penso che questa sia una causa importante, non solo per salvare i nostri Marò, ma anche per il suo profondo significato.Perchè dobbiamo firmare:Perchè è importante far sentire che esiste ancora un’Italia viva e orgogliosa, perché i Marò ne sono il simbolo e rappresentano gli ideali a cui noi tutti dovremmo credere, per far sentire che Onore, Patria e Giustizia hanno ancora un significato per molti italiani. Perché se nulla si muove, dobbiamo levare la nostra protesta con un atto concreto e civile, non certo urlando, ma con autorevolezza e determinazione.
Una firma non costa nulla, e potrebbe salvare la loro vita e ridare dignità all’Italia.
Onore ai nostri Marò!
ECCO LA PETIZIONE: FACCIAMOCI SENTIRE! https://www.change.org/it/petizioni/segretario-generale-o-n-u-ban-ki-moon-intervento-per-dirimere-caso-internazionale
Per chi volesse leggere la cronistoria approfondita sulla vicenda dei Marò, ecco il link .http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=15313