Si dice che i figli “son pezzi ‘e core”! Se è vero, allora noi lo siamo rispetto ai nostri vecchi! In aggiunta i nostri vecchi sono anche “pezzi di storia”.
Ho sempre provato una particolare venerazione per i vecchi; quando ero giovane, al mio paese, avevo persino condotto con estremo piacere una ricerca demologica, tesa a scoprire i tesori che i vecchi celano nella loro memoria.
Ieri, vigilia di Natale, con mia moglie, siamo a trovare una vecchia zia, che ha compiuto 95 anni.
Era da un pezzo che io non la vedevo; mia moglie, invece, che l’aveva seguita anche negli ultimi tempi, mi diceva che la vecchina non era più in sè e non riconosceva più neppure le sue sorelle ed i parenti più stretti.
Sono entrato in casa con un morsa che mi stringeva il cuore; quando penso a dei vecchi che hanno perso la memoria, infatti, soffro; mi fa soffrire il pensiero che i loro ricordi siano come tesori irraggiungibili in fondo al mare; persi per sempre.
Ma una volta in camera mi aspettava una bella sorpresa: la vecchina ci ha accolto con un gran sorriso di benvenuto ed ha pronunciato i nostri nomi, seppure sottovoce, con sicurezza e convinzione.
C’è da dire che questa vecchia zia ha insegnato per 40 anni e si è sempre curata nella persona con frequenti e regolari cure alle terme, con inalazioni, fanghi e trattamenti estetici vari.
Grazie alla badante ucraina che la segue con cure amorevoli e costanti, aveva un aspetto lindo e ordinato, con i capelli argentati raccolti in una bella crocchia, le unghie smaltate di fresco ed un viso liscio e profumato.
Inoltre ho notato che la sua assistente la incalza spesso con numerose domande che le tengono in esercizio la memoria; al punto che che mi è venuto spontaneo esclamare a voce alta, affinchè anche lei potesse sentirmi: “Zia Vitalia, dopo avere interrogato i tuoi scolari per 40 anni, adesso tocca a te rispondere!”
La battuta le è piaciuta così tanto che ci ha gratificato con un simpatico sorriso.
Anche il commiato è stato molto cordiale; la vecchina ci ha sorriso a lungo e ci ha salutato agitando le mani.
si arguiva che la nostra visita le aveva procurato una grande gioia.
Ancora Auguri, zia Vitalia! E almeno cento di questi Natale!
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