Il nome di Phil Hill, il primo americano a vincere il Mondiale di Formula 1, è legato a una rossa Ferrari eall'Autodromo di Monza che il 10 settembre 1961 gli ha dato in una solo istante la soddisfazione più grande e il più grande dolore della sua carriera. Quel giorno è la sorte a decidere una lotta in famiglia condotta con lealtà da due piloti che si stimano e rispettano. La storia di Phil Hill non può essere però ridotta a quel singolo episodio, se non altro perché l'americano con le ruote coperte ha mietuto tanti successi, alcuni prestigiosi quanto, se non più, di quel titolo mondiale del 1961.
Proprio una gara di durata mette in luce Phil Hill. Un secondo posto nella Carrera Panamericana del 1954 al volante di una Ferrari non ufficiale gli vale le attenzioni del Drake che lo vuole in squadra per il Mondiale Sport sin dall'anno successivo. Le prime vittorie arrivano a Kristianstad nel 1956 in coppia con Maurice Trintignant e al Gran Premio del Venezuela nel 1957 con Peter Collins. Dal 1958 al 1962 i successi più importanti: tre vittorie alla 24 ore di Le Mans in coppia con Olivier Gendebien (1958, 1961 e 1962), quattro alla 12 ore di Sebring (1958, 1959, 1961 e 1962, ma quest'ultima in classe GT), due alla 1000km di Buenos Aires (1958 e 1960) e una alla 1000km del Nürburgring (1962). Lontano da Maranello riesce a conquistare ancora a ruote coperte, con una Chaparral, le sue ultime vittorie nel Mondiale Sport al Ring (1966) e a Brands Hatch (1967).
A trentun anni, nel 1958, Phil Hill inizia quindi a vincere con continuità. Il 1958 è però, suo malgrado, anche l'anno di svolta in Formula 1, perché l'americano in capo a qualche corsa si ritrova quasi caposquadra: la morte di Musso a Reims convince Enzo Ferrari a promuovere Phil pilota ufficiale; la morte di Collins al Ring, i terzi posti ottenuti dall'americano a Monza e in Marocco e il ritiro a fine stagione del campione del mondo Mike Hawthorn fanno sì che la scuderia di Maranello per le stagioni successive punti su Phil Hill anche in ottica Formula 1. È un po' una scelta obbligata, perché il Drake ritiene l'americano affidabile e redditizio nei circuiti ad alta velocità (vedi il feeling con Monza), ma poco adatto ai circuiti tortuosi. Per questo la scuderia del cavallino comincia a tenere sott'occhio anche altri piloti, tra cui il giovane tedesco Wolfgang von Trips, un gentleman driver discendente da nobile famiglia per cui Enzo Ferrari invece stravede. E non a torto.
Le due stagioni 1959 e 1960 passano senza acuti. La rivoluzione a motore posteriore ha dato alla Cooper e a Jack Brabham due Mondiali e a Colin Chapman e alla Lotus le prime vittorie, lasciando alle Ferrari ancora a motore anteriore le briciole. Phil Hill ha sì avuto il piacere della prima vittoria a Monza nel 1960, ma senza la concorrenza perché l'introduzione dell'anello ad alta velocità ha provocato il forfait delle squadre inglesi. Una vittoria comunque storica, l'ultima ottenuta da una vettura a motore anteriore. Dal 1961 anche a Maranello, infatti, si cambia. Per decisione delle FIA la cilindrata scende da 2500cc a 1500cc e le case inglesi perdono il vantaggio acquisito a vantaggio della nuova Ferrari 158, affidabile e volce, insomma quasi imbattibile. von Trips e Phil Hill fanno il vuoto in campionato anche perché in corsa si danno battaglia ma da buoni e leali compagni di squadra. Il tedesco vince in Olanda davanti a Hill per pochi decimi, stesso risultato ma a ranghi invertiti a Spa, poi di nuovo von Trips primo e Hill secondo ad Aintree. Il secondo posto al Nürburgring, dietro la Lotus di Moss ma davanti al suo compagno avversario, lanciano von Trips alla vigilia di Monza, penultima gara del campionato, in testa alla classifica con 33 punti, quattro in più di Phil Hill. Moss è terzo a 21, ma se a Monza non vince è fuori dai giochi.
La simpatia del Drake è tutta per il gentleman driver tedesco, la sorte no. Al secondo giro un giovane Jim Clark all'entrata della Parabolica tampona von Trips, intruppato nel gruppo nonostante la pole realizzata in prova. La Ferrari punta verso le tribune e falcia il pubblico: muoiono 14 spettatori, muore anche il trentatreenne pilota tedesco. La più grande tragedia legata a una gara del Mondiale di Formula 1, eppure la corsa non si ferma. Phil Hill, in testa sin da subito e ignaro di tutto, ribadisce nuovamente la sua superiorità a Monza. Solo dopo aver tagliato il traguardo, ai box, Hill capisce perché quella vittoria gli ha dato il titolo di Campione del Mondo. E non riesce a far altro che scoppiare a piangere come un bambino.
Le successive tre stagioni incolore tra le monoposto (la prima con la Ferrari, le altre con scuderie minori) non aggiungono nulla alla storia di un americano che in Europa ha mostrato tante volte la sua capacità di rendere al massimo nelle gare di durata e si è ritrovato Campione Mondiale di Formula 1 in un giorno di tragedia.