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Come avrete ben saputo dai giornali, Philip Seymour Hoffman è morto. Il grande attore che abbiamo recentemente visto in film come The master o Hunger Games: la ragazza di fuoco, è stato ritrovato nel suo appartamento con un ago nel braccio, morto per overdose. Lui che molti anni prima si era disintossicato, lui che era stato ricoverato nuovamente neanche tanto tempo fa... insomma, sono quelle cose che ti lasciano un po' di merda. E' morto giovane e lasciandosi alle spalle moglie e figli, oltre che una carriera straordinaria segnata solo da ottime performance. Perché per quanto la qualità dei film non fosse stata sempre ottimale (com'è naturale, d'altronde) le sue interpretazioni hanno sempre lasciato il segno. Ed è così che lo voglio ricordare, come un grandissimo attore, uno dei miei preferiti e uno dei migliori della sua generazione, un attore in grado di emozionarmi come nessun altro col minimo sforzo. Perché forse è vero, un uomo altro non è che l'eco del proprio fallimento, ma non è così che io voglio ricordare le persone, attori o muratori che esso siano. Preferisco ricordarli con tutto il bene che hanno fatto in vita. Come faccio oggi insieme al resto della comunità blogger, iniziando una giornata a tema su questo grande attore che ci ha lasciato troppo presto..
Caden Cotard è un attore teatrale insoddisfatto dalla vita. La moglie lo lascia per proseguire la sua attività di pittrice a Berlino, portandosi con sé la figlia, la sua psicanalista è più interessata a sponsorizzare il suo libro che altro e, da quando viene colpito in testa da qualcosa, soffre di una strana e sconosciuta malattia. Un giorno, dati i suoi contributi nel mondo dell'arte, riceve un sussidio da un'associazione in modo da poter ricreare, senza limiti di budget, la sua opera più maestosa. Per Caden questo diverrà un riscatto, ma vita e opera finiranno inevitabilmente per mischiarsi.Prima di iniziare a scrivere, o di vedere il film, bisogna sapere qualcosa a riguardo del suo autore, quel Charlie Kaufman che qui fa il suo sorprendente debutto alla regia. Inizialmente il buon Charlie si era fatto conoscere come sceneggiatore, scrivendo quel miracoloso e bellissimo film che è Se mi lasci ti cancello che gli valse il premio Oscar come miglior sceneggiatura originale, ma ancora prima ci aveva deliziato con gli script di Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa e Il ladro di orchidee, film molto particolari e che si erano dovuti meritare un trattamento altrettanto particolare. Era la sua inconfondibile visione della narrativa e della vita, ma filtrata attraverso gli occhi dei registi. Perché secondo me, una mente come quella di Kaufman è troppo per l'essere umano medio, e quindi i registi con cui ha lavorato hanno sicuramente stoppato la sua esuberanza mettendolo sempre su piani elitari, ma comunque accessibili. Qui ha quindi modo di fare il grande botto e, prodotto dall'amico/collega Spike Jonze, realizza il suo folle e personale delirio. Un film dove mette tutto se stesso, esagerando quanto vuole e portando la narrazione su nuovi vertici. Il che complica ulteriormente le cose, perché per valutare questo film ogni voto che varia dalla singola alla cinquina di stelle vale, perché ci sono così tante cose da dire che si potrebbe benissimo smerdarlo o elogiarlo ogni volta. Non è un film fatto 'per il pubblico', perché Kaufman ha sempre partecipato alla realizzazione di film totalmente diversi fra loro, quindi non può nemmeno dire di avere un proprio pubblico specifico, è un film atto proprio per se stessi, per accontentare il proprio lungimirante ego e mettere quel qualcosa che altri non avrebbero sicuramente saputo come gestire. E il tutto non va avanti sempre in maniera liscia, perché si patisce un inizio particolarmente spezzettato con delle scene brevissime e quasi fini a sé stesse che sembrano far passare eoni di anni quando in realtà abbiamo assistito solo a pochi minuti di visione. Ma poi la mano di Kaufman acquista sicurezza, la regia si fa più solida e così anche la struttura del film... se non fosse che una struttura narrativa specifica proprio non c'è. Se l'inizio sembra abbastanza normale, mano a mano che si va avanti il delirio aumenta sempre di più. Vengono nominate cose che non sono state manco accennate, certi avvenimento hanno addirittura un qualcosa di anacronistico, il diario della figlia che Caden ritrova a metà film si scrive da solo, il set della sua commedia teatrale aumenta sempre di più acquistando vita propria, e via dicendo. Perché questo film nel suo essere assurdo e surrealista, così impossibile da catalogare in un genere specifico, alla fine è quanto più realista possibile. E' un ritratto spietato e complesso della vita e del nostro desiderio di controllarla sempre di più. Noi organizziamo, pontifichiamo e cerchiamo di dare un senso a cose che tutto sommato non ce l'hanno. Cerchiamo di far quadrare i conti di una vita che pone le sue arcate narrative in maniera del tutto casuale, come casuali sono quasi tutte le dinamiche di questo assurdo mondo alternativo che Caden va a ricrearsi. Fino a che non verrà la Morte a coprire tutto col suo manto, ponendo la regia definitiva su un mondo senza controllo, e qui il film ci regala uno dei finali più belli ed emozionanti della Storia. Ma questa storia è bellissima, folle e insensata, ma resa indimenticabile dalla mano di un narratore altrettanto folle e insensato, e da un attore fantastico, Hoffman, che da al suo personaggio una straordinaria credibilità. Alla fine, data l'intensità della sua interpretazione, questo è un film suo quanto di Kaufman.Un film magnifico, ma che forse in certi casi è meglio prendere a piccole dosi. Comunque, l'ennesima prova della sorprendente bravura di un attore che ci ha lasciati troppo presto.Voto: ★★★★★
Partecipano con me:
Il Bollalmanacco
In Central Perk
White Russian
Viaggiando Meno
Non c'è Paragone
Cinquecento Film Insieme
Pensieri Cannibali
Montecristo
Director's Cult
50/50
Scrivenny 2.0
Combinazione Casuale
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