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Una terribile consuetudine ad opera di queste suore sedicenti timorate di Dio.
Nel 2002, quindi ben 50 anni dopo, Philomena ancora non si è rassegnata alla perdita del figlio e sta cercando in tutti i modi di trovarlo. E' aiutata nella ricerca da Martin, giornalista appena silurato dalla BBC per ragioni politiche , che cerca una storia forte da raccontare in un articolo per il suo direttore di giornale.
Le loro ricerche li porteranno in America e alla scoperta di un figlio mai conosciuto nonostante i depistaggi del convento che aveva accolto Philomena nei suoi anni dell'adolescenza.
E invece di un semplice articolo, Martin racconterà tutto in un libro. Un bestseller.
Philomena di Stephen Frears è tratto da un'incredibile storia vera raccontata da Martin Sixsmith nel libro " The lost child of Philomena Lee" a testimonianza che la realtà supera sempre la più fervida delle immaginazioni.
Partendo da una storia raccontata già in modo furente e indignato da Peter McMullan nel bellissimo Magdalene, uno di quei classici film che ti inducono lacrime di commozione e di rabbia una volta arrivati ai titoli di coda e anche ben oltre, Frears adotta un'altra prospettiva : quella del contrasto tra il fermamente ateo Martin e la credente convinta, nonostante tutto, Philomena Lee.
La pellicola si nutre soprattutto dei loro diversi modi di essere, della loro diversa estrazione sociale , della loro diversa identità culturale ( Martin scrive libri sulla storia russa, Philomena legge romanzetti rosa d'appendice ) ma soprattutto sul diverso grado di indignazione che hanno ponendosi alla ricerca del figlio perduto di lei.
Martin è furente con l'istituzione religiosa responsabile di brutture e depistaggi, Philomena è interessata solo a conoscere un figlio che non ha mai conosciuto fisicamente.
E quando appura l'impossibilità di farlo, è assalita dalla vera e propria brama di parlare con chi è stato a contatto con lui, per sapere veramente chi era il suo Anthony, per non farlo diventare semplicemente il Michael di qualche altra, come dice lei in un importante passaggio del film.
Tornato nella sua natia Inghilterra Frears ritorna a dare il meglio di sè in un film dalla struttura narrativa semplice ma ricco di sfumature , di quelle increspature d'animo che nella sua carriera , perlomeno nei patri confini, è sempre riuscito a catturare con pragmatica maestria.
La sua regia non si concede mai voli pindarici ma la sua esperienza da narratore provetto permette di godersi appieno i duetti di una coppia di attori veramente affiatata: la Dench disegna un personaggio memorabile, uno sguardo luccicante su una vita piena di oscurità, una donna che pur limitata culturalmente riesce a dare un significato credibile al perdono cristiano ben più degli uomini di culto che incontra che teoricamente sono molto meglio attrezzati di lei a farlo, Coogan che il film lo ha cosceneggiato e prodotto è il suo brillantissimo antagonista , una voce del buon senso che ha le reazioni che avrebbe l'uomo comune di fronte a quello che è successo a Philomena.
Martin è la voce dell'indignazione, della voglia di urlare il proprio feroce dissenso in faccia a queste suore che nella loro vita hanno distrutto tante vite sotto l'egida della carità cristiana.
E non dimentichiamo che stiamo parlando della cattolicissima Irlanda.
Lei invece , dall'alto di un fede incrollabile mai venuta meno, è stata capace di perdonare.
Cristianamente.
Candidato a 4 premi Oscar da outsider ( Miglior film, miglior attrice protagonista, migliore sceneggiatura non originale, miglior commento musicale) Philomena è un film piccolo, intimista, struggente ma importante .
E' la rappresentazione visiva di una di quelle storie larger than life, la storia di un amore per un figlio perduto troppo presto e ritrovato troppo tardi.
Ma ciò basta per il cuore di una madre che non ha mai dimenticato i bellissimi momenti regalati dallo sguardo e dal sorriso di quel tenerissimo bambino.
( VOTO : 7,5 / 10 )
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