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Piano C

Creato il 03 settembre 2012 da Mcnab75

 Piano C

Un post un po’ diverso dal solito, tanto per gradire, ma che si riallaccia sui due a tema lavorativo proposti settimana scorsa (questo e questo).
Si va un po’ sul personale, ma forse è un discorso che può interessare ad altri. E’ un post provocatorio, perché immagino già il tenore di alcune risposte che arriveranno. E’ anche una risposta a chi accusa noi altri blogger di non essere “umili” e di non volerci sporcare la mani.
Parliamo di futuro spiccio, quello a breve/medio termine. Mai come in questi ultimi due anni ho provato una crescente insofferenza per il lavoro d’ufficio e la vita da città (italiana). Non a caso ogni volta che posso me ne fuggo qualche giorno in montagna a ritemprarmi nel silenzio e nella vita placida e ordinata. L’unico aspetto della modernità frenetica di cui non riesco a fare a meno è la Rete, anche se in taluni momenti mi ha causato tanto mal di fegato quanto il cosiddetto “mondo reale”.
Tempo fa si parlava di cinque possibili futuri. Il punto due, Il “buen retiro”, sta scalando rapidamente posizioni nelle mie priorità. Tanto che, per la prima volta, non mi limito a soli vagheggiamenti senza senso, bensì ho iniziato a documentarmi per realizzare qualcosa del genere, magari nel giro di un paio di anni o poco più.
E’ il mio Piano C.

 

Il Piano B sarebbe quello di lavorare nell’ambito libresco, come editor, agente letterario etc etc. Purché indipendente, perché di sgobbare per quella roba che là fuori chiamano “editoria tradizionale” posso fare tranquillamente a meno.
Ne abbiamo già parlato, sappiamo quanti pochi soldi girano e sinceramente di fare tutto ciò come secondo lavoro è una cosa a cui ambisco poco o nulla. Se un domani ci sarà la possibilità di sostentarmi occupandomi di qualcosa del genere tanto di guadagnato: sarebbe la soluzione più auspicabile per il sottoscritto. Viceversa non vedo perché complicarmi la vita.

A questo punto meglio il Piano C*.
Un trasferimento lontano dalla città, in montagna, a fare qualcosa di radicalmente diverso rispetto a quanto fatto nei miei primi 36 anni di vita.
Tempo fa pensavo a qualcosa del genere “aprire un agriturismo”. Sta di fatto che più il tempo passa più mi ripugna il contatto con un certo tipo di umanità. Il pensiero di trovarmi invaso da gitanti milanesi chiassosi e maleducati mi toglie ogni velleità di questo tipo.
Al che si passa direttamente all’opzione due: darsi al giardinaggio. Che poi è ciò che mi augurano alcuni noti blogger “poco gentili” che non apprezzano i miei racconti

:)

Scherzi a parte, l’idea è meno balzana di quanto potrebbe sembrare. Nelle mie ultime scampagnate in zone di montagna (non alta montagna, non ho intenzione di trasformarmi nello Yeti) ho visitato alcune realtà del genere. Si va dall’attività ortofrutticola medio/piccola, alla serra vera e propria. Nel mezzo c’è anche chi, ovviamente, coniuga un lavoro di questo genere col già citato agriturismo, magari biologico. 
Piano C

Quali sono le difficoltà nell’intraprendere un discorso del genere?
Molte, moltissime.
Iniziamo dagli investimenti. Non servono capitali enormi (oddio, per una serra sì!), ma la spesa iniziale comunque c’è e non è da trascurare. In compenso, se sapete scegliere una location non inflazionata dal turismo, troverete dei prezzi davvero competitivi per quel che concerne il mercato immobiliare.
Secondo ostacolo: le competenze specifiche. In tanti dicono: “voglio trasferirmi in campagna e fare l’agricoltore!“. Molti di loro sono gli stessi che però non sanno nemmeno curare un geranio sul balcone.
Io di giardinaggio capisco qualcosina. Diciamo 5 su una scala da 1 a 10. Poco, ma meglio di niente. Merito soprattutto del retaggio contadino del ramo paterno della mia famiglia. Nel mio piccolo ho provato a occuparmi di giardinaggio “spicciolo”: piante in vaso e ortaggi. Non credo che potrei mai, per indole, per preparazione specifica e per mancanza di voglia, occuparmi di qualcosa di più massiccio, come per esempio di piante a fusto alto o di coltivare i campi. E’ un limite? E’ un handicap troppo grave? La risposta non la conosco affatto.

Terza cosa, ossia il fattore “non è il Mulino Bianco“.
Gli orari in campagna sono duri, gli inverni lunghi e spesso solitari. Le estati, beh… quelle sono migliori che non qui in città

:)

Senz’altro, facendo un po’ di pratica, rimarrebbe un bel po’ di spazio per dedicarsi a passioni e lavori di contorno, come per esempio quelle indicate parlando del Piano B. Insomma, diventare un blogger, scrittore ma contadino potrebbe essere molto, molto provante, ma non impossibile. I margini di guadagno sarebbero al livello di semplice sostentamento, ma non è che col mio lavoro da impiegato navighi nell’oro, quindi un discorso del genere potrebbe anche starci.

Ma alla fine potrebbe succedere davvero? Non lo so. Io sono poco istintivo, lento a stravolgere abitudini e sicurezze acquisite. Però mi sono voluto divertire a fare la famosa lista dei pro e dei contro relativa a un eventuale, per quanto fantascientifico, cambiamento di vita di questo genere. Il bello è che l’articolo nasce dalla conoscenza diretta di una coppia che ha fatto proprio questo percorso: mollato l’hinterland milanese e il più classico dei lavori (impiegati entrambi, oltre la mezza età), hanno aperto una piccola attività ortofrutticola nelle valle lombarde. Finora sono soddisfatti, anzi, si pentono di non essersi decisi prima.
Ma non credo sia un percorso alla portata di tutti, questo no. Alla faccia di chi dice “troppo facile voler fare il blogger, lo scrittore o l’esperto di cinema… nessuno vuole fare il ciabattino o l’agricoltore!
Come se si trattasse di lavori così banali da essere alla portata di tutti.

Piano C


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