Magazine Diario personale
Dal 14 febbraio che non scrivo. Sembra un'infinità. Le mie mani quasi non si ricordano più come si fa a lasciarsi andare... a farsi cullare dai pensieri. Oggi finalmente ho un po' di pace. I libri sono chiusi, la casa è vuota. Il silenzio che cercavo dentro e fuori di me l'ho trovato in questo istante. E sono felice di poter scrivere, di riempire lo spazio bianco che mi sta davanti. Ho finito gli esami sabato scorso e non mi sembra vero. Per me questo febbraio è durato mille anni, non finiva più e deve ancora finire. Se penso a come ero messa una settimana fa mi stupisco di essere sopravvissuta. Ero mentalmente stremata, sempre nervosa, agitata e ho pianto molto, mi sono sfogata attraverso le lacrime. Sarà che per la prima volta in tre anni stavo studiando qualcosa di non troppo interessante, sarà che non riuscivo a dormire perché speravo in un miglioramento che non vedevo ancora. Non scrivevo perché ero triste... mi sentivo abbattuta. Però bisogna andare avanti, dare un senso a quel che facciamo, altrimenti perché stiamo vivendo? Così continuo a lottare senza sosta. La vita mi mette alla prova? E io le dimostro che posso farcela, che mi piego ma non mi spezzo.
Vorrei scusarmi con tutti gli amici lettori e blogger per non essere passata a farvi visita e a commentare in queste settimane. Ho sempre pensato che la frase "Non ho tempo" sia una sciocchezza, che se uno vuole il tempo lo trova. Per la prima volta questa mia convinzione è andata seriamente in crisi. Perché durante il giorno non riuscivo a trovare il tempo materiale per dedicare anche solo un'ora a me stessa. E la notte crollavo fra torbidi pensieri. A volte mi sentivo soffocare.
Mio padre è riuscito da poco a trovare un nuovo lavoro. E questo ci dà nuove speranze. Nonostante il suo continuo "lamentarsi" siamo riusciti a dargli la spinta per ricominciare. Ora speriamo che le cose migliorino. Già solo il fatto di non vederlo più seduto sulla poltrona tutto il giorno è un ottimo segno. E mia madre sembra davvero più serena. Io ho capito che non posso farmi carico dei loro problemi, che devo essere più indipendente. Molto presto creerò una mia famiglia nella quale rifugiarmi lontano da urla e delusioni. Voglio lasciarmi alle spalle i giorni grigi e colorarli con la mia volontà.
Sento che questa primavera sarà una rinascita per me. Finalmente vedo un po' di luce in fondo al tunnel. Mi mancano soltanto sei esami e poi potrò laurearmi. Quindi è tempo di tesi, tempo di cominciare a schiarirsi le idee e dare un po' di concretezza ai desideri. Adesso che mi avvicino alla fine ci sono tante persone che mi chiedono "cosa farò da grande" e la mia risposta non è mai definita. Certo mi piacerebbe diventare una scrittrice, ma quello non è un lavoro che decidi di fare da un momento all'altro. E' più una passione, un amore che pian piano cresce e che si realizza nel corso degli anni. E' un progetto al quale devo dedicare anima e corpo al di là degli interessi economici. Vorrei lavorare nel campo dell'editoria e dell'organizzazione di eventi culturali. Anche continuare l'attività di redattrice in un ufficio stampa non sarebbe male... Mi piacerebbe cercare qualcosa nelle biblioteche, nei musei oppure nelle società letterarie. Ecco, forse mi basterebbe essere circondata da libri e cultura. Questo sarebbe il massimo. Sono tante le mie aspirazioni e un giorno so che ce la farò perché me lo sento dentro, come una scossa che mi sale lungo la schiena. So che c'è qualcosa che mi aspetta, devo solo acchiappare l'occasione giusta.
Per il momento mi accontento di fare la babysitter a Federico. Devo dire che non è facile come potrebbe sembrare. Mi trovo a dovermi confrontare con un bambino molto particolare che sta crescendo solo con i suoi giocattoli, incredibilmente viziato e con dei pensieri che un bimbo di 10 anni non dovrebbe avere. Ma di questo e molto altro vi parlerò la prossima volta.
Promessa: un po' oggi e un po' questa sera passo a trovarvi. Mi mancate.
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