"Stiamo tornando nel Rinascimento italiano, dove l'artista deve essere un po' filosofo, un po' inventore, un po' folle, deve uscire dalla torre d'avorio e avvicinarsi al sentire comune." In questo pensiero di Giovanni Allevi è inscritto il segreto del suo strepitoso successo in tutto il mondo. Che cosa intende il compositore (che è anche laureato in Filosofia) con "avvicinarsi al sentire comune, se non il comporre musica positiva e ascoltabile soprattutto? Il suo ultimo album Alien è un inno all'amore per il pianoforte. Tutti i pezzi sono estremamente lirici e frizzanti, freschi e maturi allo stesso tempo, composti da un'anima melodica e tonale che conosce lo strumento alla perfezione. "Tokio Station", nel quale Allevi cita non solo lo studio n. 16 del "Gradus ad Parnassum" di Clementi (e parte del 44 e 65), evoca anche la musica popolare di Teresa de Sio (vi ricordate il delizioso Aumm Aumm del 1982?), condendo il tutto con un inciso di sofisticato ed elegante jazz. Un pezzo dalla scrittura perfetta che dovrebbe essere inserito al più presto negli ammuffiti programmi dei Conservatori che citano ancora Casella, che appartiene all'inizio dell'altro secolo, fra gli autori contemporanei.
Ma Allevi non potrà non entrare di diritto nei nuovi - si auspica presto - programmi ministeriali per pianoforte. Un compositore così tenace, con una produzione tanto vasta e scioccamente considerata indefinibile (qualcuno lo ha paragonato a Steven Schlaks), diplomato col massimo dei voti il pianoforte e col massimo dei voti in composizione a Milano, che ha sacrificato tutta la sua giovinezza per amore della musica e che è anche riuscito a laurearsi in Filosofia, un esempio ottimo per tutti i giovani aspiranti pianisti. Giovanni conosce perfettamente tutte le tecniche compositive e ciò risalta in pieno nelle partiture. Il fatto che abbia superato la musica atonale, e sottolineo superato!, non fa che collegarlo in maniera del tutto naturale al passato e a quanto affermava Igor Stravinskij, che "l'uomo è tonale alla nascita".
Allevi non ha intrapreso strade e stradine di insulsi concorsi pianistici (che tranne la coppa non lasciano alcunché): ha fatto il concertista da subito. Come si usa dire in gergo: Chi sa fa, chi non sa insegna, chi non fa e non insegna dirige.
Le musiche di Allevi sono molto piacevoli da suonare: la memoria pianistica è l'anima dei suoi brani. Le sue pagine traboccano di sudatissimi anni di Clementi, Chopin, Debussy, Ravel e molti altri pianisti.
Perciò Giovanni non è un genio, parola attualmente troppo inflazionata da aver completamente perso ogni valore positivo, ma un eccellente pianista compositore e filosofo della musica.
Magazine Cultura
Pianoforte di nuovo protagonista grazie a giovanni allevi
Creato il 16 novembre 2010 da CetoniadorataPossono interessarti anche questi articoli :
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