«Se divento così, ammazzami».«Vorrei tanto essere così».«Madonna, che palle».«Ma come si fa a fare l'amore con quella pancia là, gigantesca?».DearLowe, Dearfriend Porno, SeMiRilasso ed io, al cinema.Sullo schermo, Elio Germano e Isabella Ragonese facevano la coppia innamorata, lei incinta al diciannovesimo mese, lui burino e bravissimo, impegnato a cantare Vasco Rossi. (E diciamocelo, quel film, "La nostra vita" è pure carino. Ma Vasco Rossi se lo potevano risparmiare, ché solo a sentirlo mi veniva voglia di alzarmi ed andarmene.)Insomma, c'eravamo noi quattro, sedute sulle poltroncine rosse e vellutate, che commentavamo la tipica famigliola che va a fare la spesa al supermercato, coi bambini che buttano il gelato per terra e poi piangono, e la mammina che dolce e carina pulisce e prende il marmocchio in braccio, lo consola e gli dice che la prossima volta il gelato glielo compra di nuovo, e il paparino che fa la gara col carrello. La gara col carrello la facevo pure io, quand'ero bambina, in quei due o tre anni di vita in cui non ero pigra e correvo.E allora DearLowe osservava queste scene qua e lo spiegava, lei, che non vuole essere così, da grande. Non vuole pulire gelati da terra, non vuole avere esserini piangenti attaccati alla gonna, non vuole dover regolare la sua vita a misura di poppante.Dearfriend Porno, invece, sorrideva. Sorrideva, capite? «Voglio farla una famiglia, io». E quando spuntava il neonato, era tutta un fiorire di «Guarda che cosce tenere», «Ma va', che faccione adorabile!», «Che sorriso pazzesco!». E, dulcis in fundo: «Il mio spirito materno scalpita». Dearfriend Porno, colei che con uno sguardo seduce chiunque, colei per cui fanno la fila, colei ha amici, amanti e ammiratori sparsi in tutti i luoghi del mondo, insomma, quella Dearfriend Porno lì parlava di spirito materno.E io le ridevo in faccia, e pure SeMiRilasso, ché io, lei e DearLowe siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Solo che io, di più, nutro un certo timore inspiegabile nei confronti delle pance delle donne incinte. Non è che lo nutro da sempre, lo nutro da quando qualcuno mi disse che l'embrione è un po' come uno scarafaggio. «Ecco: io uno scarafaggio non lo farò mai», mi sono detta.Ma questo non è un post sul desiderio di maternità di Dearfriend Porno, o sull'antifemminilità mia, di DearLowe e di SeMiRilasso. È che stavo pensando a come siamo cambiate noi, al fatto che ci siamo conosciute che eravamo degli scriccioli, e adesso lo siamo lo stesso ma parliamo di roba diversa.C'è Dearfriend Porno che incastra gli orari tra un corso e l'altro, «perché, sai, fa un sacco di curriculum, e mi può servire per lavorare». Arriva all'Università, corre da una parte e dall'altra, si ferma a parlare con un collega, fa un esame, prende al minimo ventotto e scappa a casa. Davanti al cancello trova una rosa e un biglietto, poi chiama DearLowe e si confida: «Mi piacerebbe stare insieme sul serio, viversela, partire insieme e tutte quelle belle cose là».DearLowe riceve la telefonata in ufficio, perché lavora per mettere qualche soldo da parte. In pratica la mattina va in piscina, dove spia Sorella e Nuovo Fidanzato Minorenne (non è minorenne, però ha la mia età, la qual cosa mi autorizza a considerarlo minorenne), poi torna a casa, si cucina una fettina di carne, perché è a dieta, e va in ufficio. Torna, studia, mangia uno yogurt -la dieta di cui prima-, studia, si prepara un'insalata, beve un sorso di succo di frutta all'ananas e mi chiama, mi racconta della collega stronza, e dell'oroscopo di Paolo Fox.SeMiRilasso mica è messa meglio. Gira per le chiese, cercando quella dove sua sorella farà il grande passo, la aiuta a scegliere i tessuti delle tende, fuma quaranta grammi di tabacco alla settimana, fa un po' l'amica un po' l'amante e perde chili a vista d'occhio.Dearfriend Ballerina, lassù a Milano, non se la passa meglio. Perché di vita sentimentale incasinata se ne intende e si ficca in relazioni complicate, ché lui la fidanzata la lascerà, la vuole lasciare, e però quando la chiama al telefono, alla fidanzata, le dice «amore». E nessuno sa niente, fanno tutto zitti zitti piano piano. Mi sa che c'è finita pure lei nel mondo delle storie nascoste, di cui è meglio che ben poco si sappia, quelle storie che si consumano in una stanzetta in affitto o sul sedile di una macchina, quelle che mi fanno schifo, perché se mi guardo indietro e osservo le mie, sono tutte uguali, tutte così.Miamiglioreamica ieri era al matrimonio dello zio del suo fidanzato storico, ché sono tre anni ed è tempo di presentazioni ufficiali. Ci ha messo settimane per trovare il vestito adatto, che non fosse troppo scollato, o troppo corto, per non fare una brutta impressione su tutto il parentado di lui, in attesa di conoscere la celebre donna che ha rapito il cuore del giovane fanciullo sangue del loro sangue e l'ha convinto, lui così distratto e indelicato, ad un romantico viaggio nella capitale, tra una partita e l'altra di campionato. Miamiglioreamica, però, queste cose le considera marginali: pensa all'esame per diventare guardia zoofila, ai suoi randagi da salvare e al viaggio in Namibia da organizzare.Quando parliamo, ogni tanto capita che ascolto le nostre conversazioni da fuori, capita che ci guardo vivere, e mi chiedo dove sono finite le sedicenni che si preoccupavano per l'interrogazione del giorno dopo e prendevano in giro i professori. Mi domando dove abbiamo lasciato le ansie frivole e la totale assenza di cognizione del mondo.Mi do una risposta quando, il sabato sera, siamo a casa di DearLowe, a cucinare pasta e scegliere un film, quando conosciamo le nostre abitudini e sappiamo cosa direbbe l'altra in qualunque circostanza.Siamo cresciute. Un filino, mica tanto, però è qualcosa. Siamo semplicemente cresciute. Insieme.
Pubblicato da LaCapa | Commenti (1) Tag: stronzate in libertà, sentimentalismi musicali, requiem per il mio neuroneMagazine Società
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