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Piccoli omicidi tra amici

Creato il 29 marzo 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1
Piccoli omicidi tra amici
Quando vidi Trainspotting, secondo film di Danny Boyle, capii immediatamente che questo regista godeva di una dote innata. E promisi a me stessa che avrei dovuto recuperare tutti i suoi film, a partire dall'esordio. La cosa assurda è che questa promessa nasce per esorcizzare un trauma, quello che io subii per la visione del film ispirato all'omonimo romanzo di Irvine Welsh, credo l'unico film che mi abbia messo in serie, grosse, difficoltà. Sotto ogni punto di vista, è stato devastante. 
Questo regista inglese ha qualcosa in più, qualcosa che affascina al di là dell'assoluta riuscita della pellicola, voglio dire, seppur nell'imperfezione, come accadde in The Beach. Però dal 2000 a oggi Boyle ha realizzato      horror fantascientifici, 28 giorni dopo, commedie (vedi Millions) e ancora drammi dal sapore Sci-Fi come Sunshine (2007). Nel 2008 arriva l'enorme successo con The Millionaire, film che incassa ben otto statuette. Non troppo tempo fa vidi anche 127 ore, e di nuovo la sensazione di assistere a uno spettacolo asfissiante, che non ti dà vie di fuga. Nell'attesa che arrivi in Italia Trance io ho pensato bene di chiudere la filmografia di Boyle con l'ultimo tassello mancante, il primo, della sua filmografia: Piccoli omicidi tra amici.
Piccoli omicidi tra amiciParlare di Boyle, significa parlare di un regista "eccessivo", disturbante, ma in ogni caso fondamentale per stimolare la nostra mente più critica e vogliosa di scavare nello schermo, pur di ricavarne anche l'impossibile e insospettabile. Capiamo che nonostante l'ironia con la quale si avvia il film, Piccoli omicidi tra amici, promette quei risvolti inquietanti tipici del regista inglese. Ovviamente lo capisce con estrema facilità, uno spettatore che, come me, ha completato la sua filmografia al contrario, è insolito ma capita. Siamo a Edimburgo, e i tre giovani protagonisti condividono lo stesso appartamento, con una camera pronta ad accogliere un nuovo inquilino. Ad introdurci nella casa una porta rossa, che spezza l'armonia dei colori più tenui del resto della casa. Il rosso riempie lo schermo fin dai titoli di testa e la voce di David/Christopher Eccleston fa da prologo. Una musica frastornante e una macchina da presa che sembra affetta da schizofrenia. Un inno all'amicizia recitato da un volto smorto, assente e la cosa già ci piace e insospettisce...
Piccoli omicidi tra amici
I tre straordinari interpreti danno prima prova di sé durante le audizioni per trovare l'inquilino giusto. Kerry/Juliet Miller e Alex/Ewan McGregor sono esattamente gli inquilini che non vorresti avere, perché sono tanto matti da risultare persino simpatici e la cosa è molto inquietante. Alla fine l'inquilino giusto sembra essere questo Hugo, un tipo strano, uno scrittore. Che guarda caso decide di togliersi la vita la prima notte passata nella nuova abitazione. I ragazzi avrebbero chiamato la polizia, lo avrebbero fatto senz'altro. Ma una valigia piena zeppa di soldi, può stravolgere il più normale e decoroso ordine degli eventi, e delle menti umane...Nonostante all'inizio la calma sembrava avere la meglio, qualcosa manda in tilt i piani. David non supera il trauma che questo giochino tra amici gli ha causato, perché a lui è toccato il compito più brutale, quello di occuparsi personalmente della fase "tagliuzza il cadavere". Bravissimo Eccleston nella parte del più mite dei tre che a un certo punto subisce la metamorfosi più totale e terribile. McGregor è fantastico anche da sconosciuto, ho provato a dimenticarmi di lui per un attimo e mi sono resa conto della sua grandezza, della sua versatilità. Alex è quello che apparentemente porta i panni dello stupidotto, lo sballato che si crede chissà chi e invece...e invece il suo Alex è proprio la mente più sopraffina tra gli amici disegnati da Boyle. Kerry è la più tipica delle arpie femminili, non aggiungo altro.
Piccoli omicidi tra amici
Il film, per concludere, è un gioiellino che indossa le pietre più caratteristiche della cosiddetta Black Comedy, l'umorismo nero che agli inglesi piace tanto e riesce così bene. Piccoli omicidi tra amici è l'esordio di un genio che sparpaglia qua e la nel suo film, chiari riferimenti ai maestri che di certo gli hanno insegnato molto. Almeno uno. La scala a chiocciola che provoca vertigini, uccelli in soffitta, i coltelloni da cucina, un uomo disturbato che si fa voyeur e spia gli amici nella propria casa. Si insomma, non credo si debba aggiungere altro...

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