Domani si parte per un pic-nic sui monti. Sono oramai 12 anni che non ne faccio uno e non sto più nella pelle. Da sempre i picnic sono stati fonte d’ispirazione nel mondo dell’arte, basti pensare a quadri famosi di Manet, Carl Spitzweg, Fernando Botero, Thomas P. Hall, Chavigny V. ed altri ancora.
Per chi non lo sapesse la parola picnic deriva dal verbo francese “piqueniquer”, ovvero, “mangiare all’aperto”. Se analizziamo in dettaglio la parola scopriamo che in realtà questo verbo è comporto da due parole “piquer”, che significa spizzicare , e “nique” che sta ad indicare qualcosa di piccolo.
Ma come organizzare un pic-nic perfetto?
Per prima cose è necessario fare una ricerca su internet del luogo più congeniale. Stando a Napoli in questi giorni abbiamo pensato di scegliere una meta vicina come la Foresta del Taburno, nei pressi del borgo abbandonato di Tocco Caudio.
Scelta la meta bisogna pensare a cosa portare, per non dimenticare nulla ho stilato una piccola lista che vi propongo: una coperta grande, una tovaglia, bicchieri, piatti, posate e tovaglioli di carta, buste per raccogliere i rifiuti, apribottiglie, salviettine umidificate, immancabile libro (o rivista), e giochi di società se si sta in gruppo.
Riposto tutto in un grande cesto da pic-nic o zaino, pensiamo a come ci rinfocilleremo. Il menù è sempre la parte più diffcile, ma da buoni “meridionali” non ci faremo mancare la famosa frittata di maccheroni. Per accompagnare asparagi al vapore, zucchine e melanzane saltate in padella e aromatizzate alla menta, tocchetti di formaggio (possibilmente con miele), vari tipi di pane, bibite ed immancabile caffè!
Ovviamente per i cultori dello stile, anche in campagna, vi consiglio l’unico modello possibile da copiare, ovvero, Audrey in Love in Afternoon!!!
O se vogliamo restare sul classico, possiamo ispirarci a Renoir: “Partie de Campagne” (1936)