Piemonte al voto: Chiamparino in pole position
“Ci prepariamo a firmare il decreto che indice le elezioni il 25 maggio”. Con queste parole, il vicepresidente della Regione Piemonte, Gilberto Pichetto, formalizza il via alla scalata per il seggio più alto di palazzo Lascaris.
La campagna elettorale nella quale i piemontesi, più nolenti che volenti, si stanno per imbattere, sarà a dir poco insolita sotto diversi punti di vista. La conclusione forzatamente anticipata della legislatura inciderà, non poco, sulle prospettive e sulle scelte strategiche dei partiti di maggioranza e opposizione. Così come lo scandalo di Rimborsopoli, che passerà alla storia tramite l’effige delle mutande verdi del Governatore. Oltre a questi, che non sono di certo elementi di solo costume, la sostanziale immobilità della giunta Cota, per lo meno dallo scandalo che portò agli arresti l’ex assessore alla Salute Caterina Ferrero in poi, rendono il percorso elettorale della compagine di centrodestra più in salita di quanto già non lo sia in una Regione da sempre in bilico.
Per di più il centrodestra subalpino conferma la sua inorganicità e tradizionale disorganizzazione. Riassumendo gli eventi dell’ultima settimana: il centrodestra e la stessa Lega ben ci pensano dal riproporre, nemmeno per consuetudine, la candidatura di Cota, ammettendo di fatto il suo fallimento e condannandolo ad una sostanziale isolamento. Nemmeno il salvacondotto delle elezioni europee sembra meritarsi: tiene infatti l’asse tra Maroni e Calderoli per la candidatura a Bruxelles di Gianna Gancia, presidente della Granda e compagna del secondo. Il carro del vincitore si abbandona in fretta ed in un momento precipiti dalle stalle alle stelle: ma d’altronde questa è la politica. Forza Italia aspetta l’investitura dall’alto, cioè da Arcore, del prossimo candidato, che sembra appunto essere l’ex assessore al Bilancio e vicepresidente Pichetto. Chi? Un uomo integerrimo e con nessuno scheletro nell’armadio; per di più con grande esperienza amministrativa e imprenditoriale – secondo lo stesso Berlusconi . Ma basterà? E’ risaputa d’altronde la scarsa attenzione che il Cavaliere riserva alle candidature regionali e soprattutto ad una regione rossa, anche se più nell’immaginario che nella realtà. Peraltro la candidatura di Pichetto sembra riscuotere poco successo tra gli alleati NCD e FdI. Entrambi insistono con le primarie per la scelta del candidato governatore, ma forse più per infastidire FI e differenziarsi, che per orgogliosa battaglia politica. Per alzare il tiro minacciano addirittura di correre da soli, con loro candidati presidenti: Nuovo Centro Destra candiderebbe Gianpiero Leo, mentre Fratelli d’Italia Guido Crosetto, che era fino a due settimane fa il candidato in pectore dell’intera compagine, ma che deve ancora scontare evidentemente il suo allontanamento dalla casa paterna. I più malvagi sono pronti a scommettere che Alfano e la sua creatura correranno con l’UDC (di cui tra l’altro in Piemonte non si sente parlare da parecchio tempo), per garantire la sconfitta di Pichetto, o chi per esso, e per stringere un patto di desistenza con il centrosinistra. Tra lunedì e martedì i rappresentanti degli attuali partiti di maggioranza dovrebbero comunque incontrarsi per prendere finalmente una decisione e, a meno che la Lega, come annunciato, non sorprenda con un candidato a cui non poter proprio rinunciare (ma sono abbastanza pessimista in merito), Pichetto, cioè Berlusconi, otterrà alla fine, come sempre, l’appoggio di tutti.
Dall’altra parte il centro sinistra è già ai blocchi di partenza con l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino. Dimettendosi un mese fa dalla carica di Presidente della Compagnia di San Paolo, peraltro senza che il Consiglio di Stato avesse ancora convalidato la sentenza del TAR, Chiamparino parte in pole position. Forte della propria esperienza e del consenso di cui ancora gode, soprattutto nella città che ha guidato per 10 anni, il sindaco delle Olimpiadi smania dalla voglia di tornare in pista, tanto che le eventuali Primarie, richieste più che altro dalla parte più radicale della sinistra, sembrano svanire. La coalizione non è ancora definita a puntino. Sicuramente l’asse portante sarà il PD, ma l’ex sindaco punta molto sulla propria fama di politico moderato e onorabile, per intercettare i voti del Piemonte 2, da sempre più di centrodestra, con una propria lista quanto più indipendente dai partiti. Della coalizione faranno poi parte i Moderati di Portas e, forse, condividendone la lista, Scelta Civica. La sinistra radicale sembra correrà da sola, mentre SEL sta discutendo sul da farsi: il seme della discordia ufficialmente è la TAV, in realtà le recondite motivazioni sono tutt’altro che di carattere programmatico. Chiamparino dovrà comunque non dare nulla per scontato: il M5S, che per la prima volta potrà sondare in una competizione elettorale, avrà gioco facile in una Regione colpita nell’orgoglio dagli scandali e contro un candidato che, bene o male, rappresenta l’establishment cittadino. Dovrà per questo fare proprio il “cambio di verso” di Renzi, che certo lo sosterrà, scommettendo sul ricambio sia nei contenuti che nelle persone.