Questo non è un post recensione del nuovo disco de I Cani, quindi se non sei interessato fermati qui.
Questo non è nemmeno un post su Piero Ciampi, Notorius B.i.g., Pasolini e Jay-Z, quindi se non sei interessato fermati qui.
Questo è un post su Luciano Bianciardi, quindi se sei interessato e ami Bianciardi, fermati qui.
Chiarisco una cosa: non ho i mezzi formali né tantomeno quelli letterari per poter affrontare un post che si possa avvicinare alla decenza su Luciano Bianciardi, figura enorme di quella letteratura incazzata della seconda metà del Novecento. Un sabotatore di tutti i peana al “Pil in doppia cifra”, un dito puntato contro un Paese che saliva sul carosello del vincitore, un sasso nell’ingranaggio dell’estabilishment culturale che tanto, ma proprio tanto manca a questa enorme periferia infame chiamata Italia. Questa è la premessa che dovevo a tutti.
Detto questo, voglio dare merito a Niccolò Contessa per aver ricordato (a modo suo, chiaramente) Bianciardi in questa canzone. Non mi interessa perché, l’importante è che l’abbia fatto. Ed io, un po’ sono felice che “I Cani” abbiano abbaiato il nome di Bianciardi. E se per i Cani I pariolini di 18 anni sono “gli ultimi veri romantici”, per qualcun altro Bianciardi è stato l’ultimo Romantico a Milano. Un efferato nemico della grettezza, della mediocrità, dei falsi intellettuali, uno che non ha mai creduto alla stronzata del miracolo economico, per dirne una (e solo una), “i miracoli veri” scriveva
“sono quando si moltiplicano pani e pesci e pile di vino, e la gente mangia gratis tutta insieme, e beve. I miracoli veri sono sempre stati questi. E invece ora sembra che tutti ci credano a quest’altro miracolo balordo. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l’automobile l’avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l’un con l’altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo”.
Lo scriveva nel 1962.
E allora
1. leggete “La vita agra”,
2. guardate “La vita agra”.
3. Leggete “Vita agra di un anarchico”,
4. quindi guardate questo bel documentario di Massimo Coppola (e poi compratevelo).
Così magari, venerdì sera al Magnolia, sbronzi di Vodka Tonic, avrete un argomento in più per scopare, una velleità: volevo essere Bianciardi. Maledetti Cani.
Bianciardi! Parte prima
Bianciardi! Parte seconda
Bianciardi! Parte terza
Bianciardi! Parte quarta
Bianciardi! Parte quinta
Bianciardi! Parte sesta
Bianciardi! Parte settima
L'articolo Piero Ciampi, BIANCIARDI, Notorious B.i.g., Pasolini e Jay-Z. è ovviamente opera di Frankezze.