Tutti quelli che conoscono la legge della storia saranno d’accordo che uno storico che vuole compiere fedelmente le sue funzioni deve spogliarsi dello spirito di lusinga e dello spirito di maldicenza, e mettersi il più possibile nello stato di uno stoico che non è agitato da alcuna passione. Insensibile a tutto il resto, dev’essere attento solo agli interessi della verità, e deve sacrificare a questa il risentimento di un’ingiuria, il ricordo di un beneficio e l’amore stesso della patria. Deve dimenticare che è di un certo paese, che è stato allevato in una certa comunità, che è debitore della sua fortuna a questo e a quello, e che questi o gli altri sono i suoi genitori o i suoi amici. Uno storico in quanto tale è come Melchisedec, senza padre, senza madre e senza genealogia. Se gli si domanda: Di dove sei? Bisogna che risponda: Non sono né francese, né tedesco, né inglese, né spagnolo, etc.; sono abitante del mondo. Non sono né al servizio dell’imperatore, né al servizio del re di Francia, ma soltanto al servizio della verità; è la mia sola regina; solo a lei ho prestato il giuramento d’obbedienza; sono il suo fido cavaliere e per collare d’ordine porto lo stesso ornamento del capo della giustizia e del sacerdoti degli Egiziani. Tutto ciò che lo storico dà all’amore della patria lo toglie agli attributi della storia, e diventa un cattivo storico a misura che si dimostra un buon suddito.
Pierre Bayle (1647-1706), Dictionaire historique et critique (1697)