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Piet Mondrian e il neoplasticismo

Creato il 03 giugno 2013 da Artesplorando @artesplorando
L’autentico artista vede la metropoli come vita astratta figurata: la sente più vicina della natura e ne avrà, più che da questa ultima, un’emozione estetica. Perché il naturale è, nella metropoli, sempre teso e regolato dallo spirito umano. Le proporzioni e il ritmo di superficie lineare nell’architettura gli parleranno in modo più diretto che non il capriccioso che è in natura. Nella metropoli il bello si esprime in modo più matematico: perciò essa è il luogo nel quale può svilupparsi il temperamento artistico matematico dell’avvenire: il luogo di nascita del nuovo stile. P. Mondrian, De nieuwe beelding in de schilderkunst, in “De Stijl”, I, 1917-1918

Piet Mondrian e il neoplasticismo

Piet Mondrian, Mulino assolato

Pieter Cornelis Mondriaan nacque nel 1872 ad Amersfoort, presso Utrecht in Olanda. La sua prima educazione artistica avvenne ad Amsterdam, quando dal 1892 frequentò l’Accademia per tre anni, cominciando a dipingere, soprattutto “en plein air”, la campagna sulle rive del Gein o dell’Amstel. In questo periodo Mondrian lavorò per lo più in solitudine, senza contatti diretti con gli ambienti artistici del suo paese, essendo attratto soprattutto dai modi naturalistici e figurativi che vediamo nelle sue prime opere fino al 1908. In questa data, che corrisponde al primo soggiorno di Mondrian a Domburg, in Zelanda, si può riconoscere un decisivo passaggio verso una ricerca simbolista e una tecnica divisionista e fauve, dovuta al fondamentale incontro con Toorop. Adottò una tavolozza squillante, assegnando ai colori un valore simbolico anzichè descrittivo, in conformità con il suo crescente interesse verso la teosofia. 

Piet Mondrian e il neoplasticismo

Piet mondrian, albero grigio

Gli esperimenti di semplificazione dell’immagine portarono l’artista, inoltre, a interessarsi al cubismo di Picasso e di Braque, le opere dei quali vide esposte nel 1911 al Modern Kunstring di Amsterdam. Alla fine di quell’anno, dopo aver inviato una propria opera al Salon des Indépendents, decise di trasferirsi a Parigi. Qui Mondrian soggiornò fino al 1914, intraprendendo una scomposizione astratta sempre più rigorosa, dove la forma e il colore si ridussero all’essenziale mediante l’abolizione di linee diagonali o curve e la scelta di colori primari. Dopo il rientro in Olanda avverrà l’esordio del movimento neo plastico di cui Mondrian sarà l’esponente più importante. Nel 1917 fonderà, insieme a Theo van Doesburg, Van der Leck e altri, il gruppo De Stijl nato attorno alla rivista omonima sul cui primo numero Mondrian pubblicò la prima parte del saggio La nuova plastica nella pittura

Piet Mondrian e il neoplasticismo

Piet Mondrian, composizione (1920)

Il movimento, di cui Mondrian firmerà il manifesto del 1918 e gli altri che seguirono, si proponeva l’adozione di principi dell’astrazione formale estesi anche all’architettura, alla scultura e alla grafica. Dopo la realizzazione dei primi quadri a losanga, nell’estate del 1919 Mondrian ritornò a Parigi dove, nel 1920, pubblicò a sue spese l’opuscolo Le néo-plasticisme, mettendo a punto in modo definitivo i principi teorici e concettuali che ispirarono quello stile geometrico e razionale che sarebbe sostanzialmente rimasto immutato fino alla sua morte. L'obiettivo del manifesto del neoplasticismo era rendere visibile l'armonia (legge che governa tutto il creato) e aiutare gli uomini a trovare armonia nella propria vita. Nel 1924 l’artista, però, lascerà il gruppo De Stijl a causa soprattutto dei contrasti teorici con Van Doesburg. Dopo aver partecipato a diverse collettive, a Dresda, Rotterdam e Parigi, Mondrian avrà dei rapporti con la Bauhaus di Walter Gropius, presso cui vennero tradotti alcuni suoi scritti. Dal 1930 Mondrian si legò a diversi movimenti avanguardisti francesi, come Cercle et Carré e Abstration–Création. L’avvento del nazismo costrinse l’artista a trovare rifugio in Gran Bretagna nel 1938 e dopo in America, a New York, dove visse la sua ultima stagione artistica, pubblicando scritti e presentando la sua nuova produzione pittorica arricchita anche cromaticamente dal contatto con la cultura americana, come testimoniano opere come Broadway Boogie-Woogie (1942-1943) e la serie di New York City (1942) dedicata alla città dove egli, al culmine del successo, morì di polmonite nel 1944

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