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Lungo la misteriosa Linea del Salvatore
di Claudia Cinquemani
“Suo Padre è il Sole,Sua Madre è la Luna” (Anatomia Auri-J.D.Mylius 1585-1628)
Già sette anni fa, dopo aver letto la suggestiva opera di Silvio Bernardini dal titolo “Il Serpente e la Sirena”, mi ero accorta di come Pieve ad Lamula fosse un luogo molto particolare che custodiva interessanti corrispondenze sia con altre pievi toscane che riguardo alla sua posizione lungo antiche vie di pellegrinaggio.
L’antica Pieve si sta sempre più rivelando come gemma preziosa, custode di un antico sapere perduto e sono certa che farà ancora per molto tempo parlare di sé.
Pieve ad Lamula in origine “Cella di Santa Maria” dipendente dall’ Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata , retta in origine dai benedettini neri di Cluny e in seguito passata ai cistercensi di Bernardo di Chiaravalle, si trova su una diramazione che conduce alla via Francigena e le passa vicina la Sacra via Michelita legata al culto dell’Arcangelo Michele.
Intuendo un originario progetto astronomico di edificazione avevo contattato l’ archeoastronomo Prof. Adriano Gaspani dell’ Università di Brera perché eseguisse uno studio sulla Pieve. La sua relazione comprovava come Lamula al pari di altre pievi romaniche fosse stato un edificio sacro regolatore del ciclo dell’ anno.
L’ orientamento solare delle chiese risulta infatti frequentemente legato al tema del sol oriens (=il sole che nasce) che richiama la persona di Gesù (luce del mondo). Sin dagli albori del cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi, o più in generale i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio denominato “Versus Solem Orientem” in quanto, analogamente ai pagani, anche per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica direzione cardinale orientale.Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol Justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata dalla croce: rappresentazione del simbolo della vittoria.
La simbologia solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un’attenta progettazione dei luoghi di culto e una precisa orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. L’orientamento equinoziale era connesso alla consuetudine di celebrare solennemente il rito di fondazione del luogo sacro all’alba del giorno di Pasqua. Secondo lo studio su Lamula svolto da Gaspani, la fondazione del primo nucleo era probabilmente avvenuta nel IX sec. in uno degli anni in cui la Pasqua cadde il giorno 8 Aprile in anno bisestile. Il ricercatore Giovanni Pelosini aveva aggiunto altre interessanti osservazioni: secondo i suoi calcoli l’alba dell’ 8 aprile 1268 presentava Marte e Mercurio in anticipo rispetto al Sole. Al tramonto del giorno precedente alla Pasqua,di fronte alla facciata della chiesa ovvero ad ovest tramontava Venere e presto brillavano Betelgeuse e Aldebaran, cioè Orione e la costellazione del Toro .
Concordando con quanto sostenuto dallo storico Silvio Bernardini riguardo alle radici “nordiche” della Pieve avevo ipotizzato che l’ edificio primitivo fosse stato dedicato alla parte femminea-lunare con richiami in onore della festività celtica di Beltane. L’ apparato iconografico presentava palesi radici celtiche probabilmente volute dai monaci benedettini che nel medioevo frequentavano il nord Europa, principalmente riguardo alla presenza di simboli legati al culto delle acque e al femminino sacro, il serpente e le foglie a palmetta.
A ciò si univa il retaggio di celebrazioni pagane in onore della Dea Madre che dall’ epoca di fondazione della Pieve non si erano più interrotte come per esempio la celebrazione della Festa della Pina di origini dionisiache. Le posizioni degli astri mi inducevano a favoleggiare che Lamula sorta in onore della controparte lunare Beltain, la più nascosta e intangibile femminea mater-mat-eria aveva forse una valenza fortemente spirituale e mistica: accogliere nel suo grembo mariano il Sol Invictus, l’ Essenza Cosmica Divina nel giorno di Pasqua e quindi di Ressurrezione.
Ciò offriva alla mia mente ricordi di antichi culti dove Iside dal grembo fertile del defunto Osiride generava il figlio Horus. Anche l’ ipotetica pertinenza templare di Pieve di Lamula contribuiva ad accrescere il mio interesse per questo luogo. Ma come spesso accade sono proprio le coincidenze a condurci verso inaspettate e affascinanti intuizioni.
L’ incontro delle mie ricerche con quelle svolte dallo storico e scrittore Claudio Contorni riguardanti Abbadia San Salvatore mi hanno condotta verso una visione d’ insieme che coinvolge una più vasta area e che trova nel Monte Amiata uno dei Centri simbolici , alchemici e spirituali tra i più importanti della terra. Appellandomi all’ universo delle metafore che spiegano più efficacemente di ogni altra modalità descrittiva, potrei dire di “avere osservato brillare gli astri in terra d’ Amiata”. Il luogo sacro Lamula dedicato a Maria Vergine, femminino sacro ad ovest della Vetta della Montagna, fortemente si lega e si compenetra con quello posto ad est dove si trova Abbadia San Salvatore con la sua meravigliosa Abbazia.
Pieve di Lamula ed Abbadia San Salvatore sono situate sull’ identico parallelo (42°52’ 53” per Lamula, 42°52’ 56” per Abbadia) ed entrambe si collocano su una linea energetica e fisica denominata da alcuni ricercatori “Via del Salvatore” . Dalle lezioni di Alchimia del prof. Angelini e grazie agli ulteriori approfondimenti dei ricercatori Carlo Tondi e Devana apprendo che Cabo di Finis Terra,ultima tappa del Cammino di Santiago si trova alla stessa latitudine di Abbadia San Salvatore ,ovvero 42°52’. Sulla stessa linea troviamo incredibilmente Santiago de Compostela, il Castello dell’ Abbadia sul Golfo di Biscaglia nei pressi della croce di Hendaye celebrata da Fulcanelli, Le Bougarach nei pressi di Rennes le Chateau in Francia e la Pieve di Lamula.
Ai due versanti est ed ovest del Monte Amiata si collacano quindi il Santo Salvatore e Santa Maria di Lamula, il sorgere del sole e il suo tramonto, l’ alfa e l’ omega, il principio e la fine ma anche Sole principio maschile e Luna governo del femminino sacro. Entrambi i luoghi sacri, astri in terra ad immagine della volta celeste separati da quella “grande piramide naturale che è il Monte Amiata”,osservati da sud li avremmo potuti scorgere come sole a destra e luna a sinistra, a copia delle più note raffigurazioni alchemiche e religiose.
Anche lo stemma del Santo Padre Francesco reca la stella a cinque punte nel lato sinistro ed il fiore del nardo su quello destro. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe e quindi il maschile ed il femminile sacri. Jung diceva che nel Sole e nella Luna le antiche civiltà vedevano un mistero oltre la loro comprensione;un potere grandissimo e una mente profonda,intelligente e creatrice che insegnava all’ uomo l’ equilibrio degli opposti.Collocare due centri ad onore di Sole e Luna nei due opposti versanti del monte amplifica la mistica potenza del simbolo della Montagna Sacra.
Astri simbolici e materiali che permetterebbero quella conjunctio alchemica tramite la quale si potenzia ed equilibra la montagna, congiunzione della terra e del cielo.Anche l’ alchimia sussurra che niente è lasciato al caso. Dal manoscritto di inizio XVIII secolo “Materia Prima Lapidis Philosophorum”apprendo:”Nella montagna verde della prima materia i simboli dei materiali che la compongono sono associati ai numeri magici di Saturno.Sulla cima Sole e Luna reggono il loro “Figlio Imperiale” (la tintura mercuriale) per il battesimo della provetta.”
In gran parte delle tavole alchemiche , in quel vasto e visivo simbolismo ermetico che evoca più di ogni altra spiegazione verbale, si osservano le due luci del cielo: quella del Sole che fa da padre e quella della Luna che funge da madre.Al centro di essi sta la montagna sulla cima della quale tra il banchetto nuziale con Re e Regina germoglia l’ Albero della Via (o Vita) collegato con i suoi sette rami alla cintura dei pianeti:a significare che la montagna rende più tangibile e vicino il percorso alchemicospeculativo ed operativo.In mezzo sta lo spazio dove il “Sale Unico di Natura” agisce. Esso è chiamato dagli alchimisti “Pantaura”. Michael Majer ci dice a riguardo: ”La vera Pantaura contiene la virtù seminale dell’ oro,che è il padre dell’ Opera ed il vero Oro Filosofico.Colui che cerca questa pietra non ha che fare d’ andare a cercarla nell’ India e nell’ interiore delle montagne…”
Lamula sorride nella poesia , nella bellezza delle sue pietre e nella freschezza delle sue fonti,custode della forza alchemica terrena e celeste poichè nelle sue celebrazioni più arcaiche che celano riti di fertilità sovrintende un processo dalla natura alchemica elevatissima. Nulla sarebbe senza la sua controparte maschile carica di quel principio solare equinoziale del quale rende fertile il suo grembo. Infatti la coppia alchemica, come corrispondente terreno di Luna e Sole (Lamula e San Salvatore) hanno mansione di raccogliere la rugiada nei mesi di Ariete e Toro quando lo spirito verde del mondo è all’ apice del suo splendore. La rugiada è il vetriolo dei Savi,è come recita lo Sohar“la manna di cui si notrono le anime dei giusti.Gli eletti ne hanno fame e la raccolgono a piene mani dai campi del cielo” .
L’ essere umano riscoprendo in coscienza la convivenza ed il totale ed incondizionato rispetto verso la natura ,parte essa stessa del proprio vivere,soltanto così potrà sperare in una rinascita alchemica della Nuova Umanità libera da schemi riduzionistici e da azioni di lucro e speculazione. Solo agendo in armonia e rispetto l’ Umanità tornerà “Figlia di padre Sole e madre Luna”. L’ alchimista Daniel Stolk scrisse nel 1624:”Ecco io porto con le mie braccia il cielo e la terra,e premuroso noto nella mia mente le singole cose.Rievoco il passato,conosco il presente,scorgo il futuro:perciò il mio aspetto di saggio è raffigurato in triplice forma.Ma tuttavia mi mostro sempre umano verso tutti:per i costumi sono paragonato ad un semplice fanciullo”.Soltanto rispettando la natura della montagna, accogliendo all’ interno di noi la sua intima e preziosa essenza “bambina”, senza forzare il suo naturale corso ma assecondandola e raccogliendone i benefici riusciremo nella Grande Opera.
E’ un desiderio, una speranza verso il destino del Monte Amiata da sempre sacralizzato agli Dei e dimora degli Astri in terra.
Elaborazione linea del salvatore Claudia Cinquemani>>
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