di Thomas Piketty
Bisogna sempre rimborsare i propri debiti? La risposta, secondo alcuni, è chiara: i debiti devono sempre essere rimborsati, non esistono alternative alla penitenza, soprattutto quando lo dicono le sacre tavole dei trattati europei. Eppure, una scorsa rapida alla storia dei debiti pubblici, tema appassionante e ingiustamente trascurato, mostra che le cose sono molto più complicate.
Cominciamo con una buona notizia. In passato sono esistiti debiti pubblici ancora più elevati di quelli che constatiamo oggi; e ce ne si è sempre potuti liberare, con un vasto campionario di metodi. Per una prima classificazione, si può distinguere fra ‘metodo lento’, che mira ad accumulare pazientemente degli avanzi di bilancio, rimborsando prima gli interessi e poi il capitale; e, accanto a questo, una serie di metodi che accelerano il processo di riassorbimento: inflazione, imposte una tantum, cancellazioni pure e semplici.
Un caso particolarmente interessante è quello della Germania e della Francia, che nel 1945 si ritrovarono sulle spalle debiti pubblici equivalenti a circa due anni di prodotto interno lordo (200% del PIL), vale a dire debiti ancora più pesanti di quelli della Grecia o dell’Italia attuali. A partire dagli anni ’50, i due debiti pubblici tedesco e francese erano scesi a meno del 30% del PIL. Un ridimensionamento tanto rapido non sarebbe evidentemente mai stato possibile tramite l’accumulo di avanzi primari. I due paesi utilizzarono, invece, tutto il ventaglio dei ‘metodi rapidi’. L’inflazione, molto forte sulle due rive Reno fra il 1945 e il 1950, giocò il ruolo principale.
Dopo la Liberazione, la Francia istituì anche una tassazione supplementare eccezionale sui capitali privati, del 25% per i più grandi patrimoni, e addirittura del 100% per i più alti redditi percepiti fra il 1940 e il 1945. I due paesi ricorsero anche a varie forme di “ristrutturazione del debito” (termine tecnico utilizzato nel mondo della finanza per designare un annullamento totale o parziale dei passivi – il famoso ‘haircut’). Per esempio con i famosi accordi di Londra del 1953, che annullarono la quasi totalità del debito estero tedesco.
È proprio con questi ‘metodi rapidi’ di trattamento del debito – in particolare con l’inflazione – che la Francia e la Germania hanno potuto lanciarsi nella ricostruzione e beneficiare di una lunga fase di crescita, senza il fardello del debito. Ed è così che questi due paesi, negli anni ’50 e ’60, hanno potuto investire in infrastrutture pubbliche, nella scuola, per lo sviluppo. E sono questi due stessi paesi che spiegano oggi al sud dell’Europa che i debiti pubblici dovranno essere ripagati fino all’ultimo euro, senza inflazione e senza misure eccezionali.
La Grecia è oggi in lieve avanzo primario: i greci pagano un po’ più di tasse di quanto ricevano in spesa pubblica. Secondo gli accordi europei del 2012, la Grecia si impegna a liberare un avanzo primario enorme, del 4% del PIL, per interi decenni. Al solo scopo di rimborsare i suoi debiti. Si tratta di una strategia assurda, che né la Francia, né la Germania, hanno mai applicato (per fortuna) ai loro propri bilanci.
La Germania porta, evidentemente, le maggiori responsabilità di questa amnesia storica straordinaria. Ma decisioni del genere non sarebbero mai state adottate di fronte all’opposizione della Francia. I successivi governi francesi, prima di destra e poi di sinistra, si sono mostrati incapaci di valutare adeguatamente la situazione e di proporre una vera rifondazione democratica dell’Europa.
Con egoismo miope, Germania e Francia maltrattano il sud Europa. Senza rendersi conto che questa strategia nuoce agli stessi paesi che la impongono. Con debiti pubblici vicini al 100% del PIL e inflazione zero, Francia e Germania ci metteranno decenni per recuperare capacità d’intervento ed investire a lungo termine.
La cosa più assurda è che i debiti europei sono, nel 2015, essenzialmente debiti interni [all’Europa, n.d.t.], come del resto era il caso nel 1945. È vero che i debiti reciproci fra paesi hanno raggiunto proporzioni inedite. I risparmiatori che hanno conti nelle banche francesi detengono parte dei debiti pubblici tedeschi e italiani, le istituzioni finanziarie tedesche e italiane possiedono una fetta importante dei debiti francesi, e via di seguito. Ma se si considera la zona euro nel suo insieme, allora siamo noi stessi a possedere i nostri debiti. Meglio ancora: gli attivi finanziari detenuti dagli europei fuori dall’area euro sono superiori a quelli detenuti dal resto del mondo in area euro.
Invece di rimborsarci internamente il nostro debito per decenni, faremmo meglio a organizzarci in modo diverso.
Da Libération del 20 aprile 2015.
Traduzione : Faber Fabbris
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