Senza dubbio non ho una visione “globale” di quanto sta accadendo nel mondo, però in questo momento, con le aziende che chiudono, la disoccupazione che aumenta, l’inflazione che sale (strano, con la recessione in atto avrei pensato di più ad una deflazione), non mi interessa punto chi spia e chi viene spiato. I problemi reali vengono molto prima, e se ci dicono che la ripresa è vicina…no, non ci credo, basta girare per vedere serrande abbassate, confrontare i prezzi nei negozi, ascoltare i malumori della gente, di qualsiasi colore politico sia (ma la maggior parte è ormai disillusa). E questo, più che il governo del fare, mi sembra quello del procrastinare.
E chiudono i ciabattini mentre aprono i “Compro oro”, ai quali si rivolge la gente che svende i propri gioielli per far fronte a spese impreviste. Chiudono i piccoli alimentari, e prosperano le sale gioco, che alimentano i sogni di una grossa vincita, ma purtroppo questa eventualità si realizza assai raramente.
E’ mai possibile che per pagare i fornitori lo stato abbia bisogno di una apposita legge? Già, perché il bilancio statale e degli altri enti pubblici e parastatali non si articola solo per la competenza finanziaria ed economica ma anche per i flussi di cassa, che vengono monitorati trimestralmente. Se la cassa (Tesoreria) non lo permette, le spese vengono comunque impegnate sul bilancio di competenza originano un costo, poi per pagare c’è sempre tempo… E la massa dei residui passivi (ossia dei debiti per le spese non pagate) cresce a dismisura. E’ quello che in poche parole si chiama “fare il passo più lungo della gamba”, solo che in questa maniera sono le aziende fornitrici che restano senza liquidità… E guai a loro invece se tardano di un solo giorno a pagare quanto dovuto per tasse ed affini. Sembra che lo stato faccia loro un favore onorando i propri debiti…
La grande bugia di stato: non abbiamo aumentato le tasse… Per IVA ed IMU e TARES tutto è stato rimandato ed ancora da decidere. Ma in compenso sono lievitati gli acconti. L’IRAP al 110%, l’IRES al 101%, l’IRPEF al 100% … E guai a sbagliare i conti se si presume un imponibile minore: il fisco non fa sconti.
Abbiamo un grande patrimonio da sfruttare e lo mandiamo in malora. Parlo del patrimonio artistico. Le rovine che si rovinano sempre più, fino a ridursi ad ammassi di vecchie pietre dove le bellezze antiche ormai non si riconoscono affatto. Affreschi deturpati da muffe ed umidità o scrostati. Antichi palazzi anneriti e mangiati letteralmente dal cancro del marmo. Quadri meravigliosi abbandonati nei magazzini o, se va bene, esposti malamente, senza criterio. Altra cosa sono i musei all’estero, con dei percorsi critici che ti aiutano a comprendere ed a “vedere” le opere d’arte col cuore e non solo con gli occhi. Ed a questo si aggiungono gli scioperi del personale dei musei: hanno sicuramente ragione, ma davanti al resto del mondo non ci facciamo certo una bella figura. Non parliamo poi della demenzialità di non usare i fondi che i privati destinano al restauro di alcuni siti di notevole valore artistico. Tutta una burocrazia non solo inutile, ma dannosa che di certo non incentiva nessuno a donare soldi allo stato per conservare quello che è, assieme ai nostri splendidi paesaggi, un tesoro incommensurabile.