Non passa giorno che il “Corriere della Sera” non offra ai lettori del suo sito web una storiella, spesso sciocca e frivola, a sfondo omosessuale: Gigi ha detto di amare Lucio, Gina ha dato un bacio saffico a Nunzia, il portaborse dell’ex consigliere dell’assessore alle pari opportunità del comune di Pizzo Calabro ha detto di essere favorevole alle nozze gay, e così via. Titoli sparati e contenuti miseri, offensivi a nostro avviso, innanzitutto per gli stessi omosessuali che si vedono citati solo per banalità da giornaletto di gossip. Ma si sa, l’opera di “gayzzazione dell’Occidente”, come dice l’omosessuale Walter Siti, e dell’Italia, passa principalmente dal martellamento ossessivo sul popolo bue.
Il 23 maggio si legge sul quotidiano di Ferruccio De Bortoli: “Un «figlio» per la coppia di pinguini gay”. Interessante osservare quelle virgolette attorno alla parola “figlio”…nessuna protesta e macchina del fango contro il “Corriere” (anche se si tratta di animali), da parte della lobby omosessuale, che però scatta quando Francesco D’Agostino fa notare, con grande realismo, che «il matrimonio gay è naturalmente sterile». L’articolo, a dir poco comico se si pensa che siamo sul “primo” quotidiano italiano, è firmato da un certo Elmar Burchia, abbastanza preso in giro dalla rete per scrivere «dei più svariati argomenti senza avere la benché minima competenza in niente» (altri esempi qui e qui) e per, fatto un po’ più grave, per avere il vizietto -così si legge- di copiare le notizie che poi spara sul “Corsera”.
Il testo incomincia subito equiparando palesemente l’adozione omosessuale umana e quella animale, per poi specificare che si vuole parlare di «due esemplari maschi di pinguini “innamorati”» nello zoo di Madrid, che «fanno discutere». Secondo l’autore dunque ci sarebbe una polemica in corso (inventarsi una finta polemica per istigarne una vera è la stessa tecnica usata, ad esempio, da Eleonora Bianchini quando ha commentato un nostro articolo sull’ex omosessuale Adamo Creato, a cui abbiamo ironicamente risposto fin dal titolo). Burchia ha quindi citato il custode dello zoo: «Si amano e si corteggiano l’un l’altro come fossero maschio e femmina perciò volevamo dare loro un qualcosa per il quale potessero stare insieme e per questo un mese fa gli abbiamo dato un uovo, per evitare che si deprimessero». Una frase strana quest’ultima, quasi offensiva, che però è completamente inventata dal giornalista del “Corriere”, dato che il custode non l’ha mai pronunciata. Burchia cita anche la responsabile dei due pinguini, Yolanda Martin, la quale ha il merito di confutare completamente la notizia: «La donna, però, sottolinea che la coppia, in verità, non è gay: “Si tratta solo di due grandi amici“», scrive il giornalista. Si scopre, dunque, che non sono pinguini gay, che il titolo è sbagliato e lo è anche tutta l’introduzione dello stesso giornalista. Nonostante la rivelazione della donna, Burchia comunque continua come se nulla fosse e conclude: «Non è la prima volta che “pinguini gay” salgono agli onori delle cronache».
L’importante, appare evidente, è buttare in pasto ai distratti lettori la notizia che anche negli animali è presente l’omosessualità, sperando che non leggano tutto l’articolo. C’è negli animali? Dunque è qualcosa di naturale, da approvare e incentivare, da prendere a modello. Argomento pericoloso e controproducente perché è fin troppo facile far notare che nei pinguini esiste anche l’ex omosessualità, come per famosi duedi San Francisco, e anch’essa sarebbe allora naturale, da accogliere e legittimamente da incentivare. Allo zoo di Toronto invece, i due pinguini gay, sono stati allontananti con la forza, guarda caso per salvare la specie (ma attenzione: è vietato dire che è un rapporto sterile!!).
Grazie a questa ennesima marchetta del “Corriere della Sera” alla lobby gay, il sito web di “Tempi” ha pubblicato un articolo interessante svelando le evidenti pressioni ideologiche che si celano dietro ad articoli del genere: «se lo fanno gli animali, perché dovrebbero farsi dei problemi i bipedi umani, che sono animali pure loro?». Peccato che, continua l’autore dell’articolo, a questo punto «gli umani pedofili potrebbero ben rivendicare la naturalità delle loro pratiche: hanno l’abitudine di accoppiarsi con esemplari non ancora sessualmente maturi sia le talpe che gli ermellini. E lo stesso potrebbero fare gli stupratori, dato che il sesso forzato è molto diffuso in natura. È praticato sia fra gli insetti (da alcune varietà di ragni) che fra i mammiferi (da erbivori che presentano una forte differenza di stazza fra il maschio e la femmina). Per non parlare degli uccelli: soprattutto oche e anatre arrivano al rapporto sessuale vero e proprio con una serie di violenti assalti alla femmina». Per gli scarabei d’acqua lo stupro è sistematico, anche i delfini dal naso a collo di bottiglia sottomettono la femmina in gruppo. «Il cannibalismo sessuale è un’altra pratica piuttosto diffusa nel mondo animale. In particolare fra i ragni e le mantidi l’uccisione e la divorazione del partner a rapporto avvenuto è molto comune», continua. In una coppia di germani reali è stata osservata perfino la necrofilia (in versione omosessuale) e lo stesso nel rospo delle canne (anche con oggetti inanimati).
La conclusione è ottima: «Volete davvero prendere a modello la sessualità del mondo animale per giustificare la pretesa di “normalizzare” le coppie omosessuali umane e altro ancora? Andate avanti prima voi, noi restiamo dove siamo».