di Riccardo Cotumaccio
“Per noi non contano i risultati, le vittorie, ma è importante la formazione dei ragazzi”. Sono le parole dei tecnici giallorossi Antonello Mattei e Alessandro Rubinacci nella doppia videointervista rilasciata per l’AS Roma Membership: il primo allenatore dei Giovanissimi fascia B Elite, l’altro degli Allievi Fascia B. Una panoramica sul settore giovanile di Trigoria, per scoprire come si forma un Totti o un De Rossi.
Antonello Mattei con Bruno Conti
Nome e cognome?
Antonello Mattei.
Alessandro Rubinacci.
Allenatore di quale categoria?
M: Giovanissimi fascia B Elite, anno ‘99.
R: Allievi Fascia B anno ’97.
Da quanto allena e quando ha cominciato la sua carriera di tecnico?
M: Diversi anni fa: ho lavorato nell’attuale Totti Soccer School, ex Axa, e cinque anni fa ho iniziato l’esperienza favolosa qui alla Roma. Sono stato assistente tecnico di Tovalieri, Muzzi e all’inizio di quest’anno, dopo la promozione di Muzzi in prima squadra, mi hanno affidato i Giovanissimi fascia B.
R: Ho preso il tesserino da allenatore nel ’95, sono una ventina d’anni che alleno con passione.
Quanto è complicato educare e formare calcisticamente i ragazzi?
M: Sì, è complicato, ma allo stesso tempo è bello e stimolante. Vanno trasmessi i valori del rispetto, dell’educazione, del fair-play.
R: E’ la cosa più complicata. Più si va avanti e più diventa difficile. Esistono componenti esterne che non fanno vivere al ragazzo questo sport come una semplice passione, ma gli creano intorno delle aspettative.
A livello di settore giovanile, è più importante alzare giovanile o lanciare giovani calciatori?
M: Si gioca sempre per vincere e la vittoria aiuta a lavorare meglio, ma noi puntiamo a educare i calciatori, a imporgli il rispetto delle regole, e a migliorarli sia dal punto di vista tecnico, che della personalità.
R: Noi lavoriamo per la crescita dei ragazzi e non per vincere.
Le linee guida della società per allenare i ragazzi quali sono?
M: Le linee guida variano a seconda delle categorie. Per noi, alla base di tutto ci sono il divertimento e il lavoro con la palla. Il responsabile del settore giovanile, Bruno Conti, ci dà tanta serenità e libertà di lavoro durante la settimana.
R: L’unica linea guida che abbiamo è quella di migliorare i ragazzi sotto l’aspetto tecnico e di farli appassionare a questo sport.
Lei si ispira a qualche tecnico in particolare?
M: Per me un riferimento è sempre stato Spalletti, ma è inutile emulare qualcuno. Ognuno deve avere le sue idee e la propria personalità.
R: No, a nessuno in particolare. Mi piace studiare e prendere qualcosa da tutti. Ora va di moda il calcio spagnolo, che apprezzo, ma cerco di trarre spunti interessanti anche dalle altre realtà.
Cosa significa per lei contribuire al futuro della Roma con il lancio dei giocatori?
M: Questa è la cosa più bella. Noi ci sentiamo un unico gruppo di lavoro e consapevoli di lavorare per l’avvenire della Roma con la formazione dei ragazzi.
R: Allenare la Roma è una grossa fortuna perché gestisci ragazzi molto validi tecnicamente senza avere la pressione dei risultati. E questo è l’ideale per crescere giovani talenti. Io ho la fortuna di fare questo lavoro con passione, senza l’ambizione di arrivare ad allenare ad alti livelli.
Cosa dice quotidianamente ai ragazzi per aiutarli a crescere?
M: Che la strada per arrivare è lunga, ma anche bella. E attraverso il lavoro si raggiungono i risultati.
R: Di tenere i piedi per terra, di migliorare e di lavorare al massimo, ma loro il futuro se lo costruiscono sui banchi di scuola. I numeri dicono che arrivano talmente pochi giocatori, che è bene far capire di vivere questo sport come un divertimento e non come lo scopo della vita.
Come si articola il lavoro di scouting del settore giovanile?
M: Il lavoro di un settore giovanile è vasto e riguarda molte persone e questo è bene sottolinearlo. Ci sono tanti osservatori che girano per i campi del Lazio per trovare i migliori talenti e metterceli a disposizione.
R: A noi arriva il meglio del calcio laziale e italiano grazie alla rete di osservatori che abbiamo.