Il Dibattito delle idee su ‘la Lettura’ del Corriere della sera del 9 febbraio si interroga su questo tema. Le elezioni di luglio e il secondo semestre di quest’anno, che vedrà l’Italia alla presidenza dell’Ue, saranno fondamentali per le sorti del Vecchio continente.
L’importanza dell’idea di Europa è oggi più che mai a una svolta fondamentale: non si tratta solo di dibattere su ‘più’ o ‘meno’, ma di prendere posizione tra due concezioni antitetiche che si stanno fronteggiando: quella del nazionalismo esasperato, della chiusura campanilista, dell’esaltazione del ‘noi’ contrapposto al ‘loro’; e quella del confronto, della collaborazione e della solidarietà, del multiculturalismo.
“Contribuire al rafforzamento dell’UE anche attraverso l’attuazione dell’economia sociale e solidale di mercato, diventa oggi sempre più attuale ed importante” queste le parole di Giovanni Palladino “al fine di valorizzare maggiormente le radici storico-culturali del popolarismo italiano ed europeo, in un’ottica di cooperazione costruttiva tra Italia e tutti i paesi dell’UE”.
I Popolari Liberi e Forti sostengono un europeismo di stampo sturziano, in una visione organica che concilia il federalismo tra nazioni con il concetto di autonomia locale. Una visione di un’Europa che, per usare le parole di Sturzo, propugni “la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza delle sanzioni e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffattrici dei forti”.
Ricordiamo che il mito greco della nascita di Europa ci parla di una unione divina, di fondazioni di nuovi centri, di viaggi alla scoperta di nuove terre, di ricerca. Erodoto lo collega alla consuetudine di rapire fanciulle per sposarle, ma i rapimenti non avvenivano tra famiglie della stessa comunità: ci si avventurava in territori sconosciuti, si tornava non solo con una donna ma con una nuova cultura, una ricchezza in più. L’Europa non è nata mettendo paletti e delimitando il proprio territorio, ma prendendo coscienza dell’umanità insita nel proprio vicino.
Marco Cecchini