Serve una profonda trasformazione, che deve partire dai più giovani. Nel suo recente saggio, dal titolo provocatorio “Italia, cresci o esci!” Roger Abravanel sostiene che l’Italia delle piccole aziende, che ne hanno fatto la fortuna economica nel passato, non può più reggere la competizione globale e che il made in Italy, da solo, non è più sinonimo di successo. “Piccolo” dunque, non è più “bello”, in un contesto in cui la cultura del merito e del rispetto delle regole sono scarsissime.
Intervista a Roger Abravanel, consulente e saggista D Ingegner Abravanel, perché il modello delle PMI italiane non funziona più?
R La globalizzazione ha creato forti sfide al modello di successo: essere piccoli non consente per esempio di andare in Cina in maniera efficace e di investire in tecnologia. Il made in Italy va ancora bene per il lusso, ma oggi bisogna produrre in più parti del mondo e non solo produrre, ma anche commercializzare. Inoltre, negli ultimi 25 anni l’economia è diventata post-industriale e ciò significa che i servizi sono oggi preponderanti. E l’Italia delle piccole imprese, che spesso non rispettano le regole e non valorizzano il capitale umano, non è riuscita a cavalcare con successo questa transizione. Le PMI italiane devono voler crescere. “Piccolo è brutto” perchè inefficiente, è anzi “bruttissimo” quando fa concorrenza sleale con il nero a imprese piccole e medie che vogliono crescere.
D La sua visione del mercato del lavoro in Italia è quella di un’apartheid: da una parte super privilegiati inamovibili e dall’altra precari senza alcuna garanzia. Come può una repubblica fondata sul lavoro tollerare una tale separazione sociale, nel lungo periodo?
R Io non credo che si tratti di un problema di non rispetto della costituzione, ma di una profonda inequità che è anche improduttiva, perchè l’assenza di meritocrazia individuale non consente di valorizzare appieno il capitale umano nella società post-industriale.
D Nelle sue analisi emerge che un grande problema dell’Italia è la cultura antimeritocratica, che falsa le valutazioni e penalizza l’eccellenza che non riesce a emergere. Da dove bisognerebbe partire, dunque, per cambiare questo approccio culturale?
I migliori devono essere premiati, sia in senso economico che in generale sul fronte del successo professionale e personale. Invece, le aziende italiane sono state poco interessate al talento perchè avevano successo aggirando le regole, per esempio assumendo il figlio di un loro cliente che poi le favoriva nell’appalto. Il talento che hanno valorizzato non è quello insito in una persona e in ciò che sa, ma in chi conosce.
Un altro pilastro su cui oggi poggiano i problemi del nostro Paese è quello del mancato rispetto delle regole. Siamo il paese dei furbi. Ce l’abbiamo nel DNA o il problema è altrove e può essere risolto?
Non ce l’abbiamo nel DNA. Semplicemente non abbiamo capito che dobbiamo rispettare le regole perchè ci conviene e non per ragioni morali.
D Cosa si sente di dire ai giovani demotivati che ritengono che nel nostro Paese non esistano più opportunità per loro?
Di impegnarsi comunque perchè le opportunità ci sono. Nel mio ultimo saggio “Italia cresci o esci!” ho scritto 8 suggerimenti concreti per i giovani:
eccoli
1. Fare tutto il possibile per raggiungere al più presto l’indipendenza economica dalla famiglia.
2. Cercare la miglior istruzione, indipendentemente dal “pezzo di carta”, per entrare nel mondo del lavoro il prima possibile.
3. Coltivare con entusiasmo le proprie “passioni” nello studio e nella vita.
4. Abbandonare la “confort zone”.
5. Iniziare a “restituire” alla società.
6. Investire nella capacità di comunicare.
7. Non avere paura dei fallimenti. Anzi, accettarne i benefici nascosti.
8. Ricercare incessantemente la meritocrazia e il rispetto delle regole.
Grazie per la sua intervista
DA WEB BY Picinali 18 marzo 2013
Chi è Roger Abravanel*********
Nato a Tripoli, Libia, nel 1946 in una famiglia ebraica, emigra in Italia nel 1963 e nel 1968 si laurea al Politecnico di Milano, conseguendo in seguito un MBA presso l’INSEAD. Ha lavorato per trentacinque anni per la società di consulenza McKinsey, raggiungendo le cariche di Principal nel 1979 e Director nel 1984, terminando la sua esperienza nel 2006. Attualmente opera nel settore del private equity, svolgendo l’attività di advisor e partecipa ai consigli di amministrazione di importanti aziende. Nel 2008 ha pubblicato il libro best-seller “Meritocrazia- Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto”. Nel 2010 ha pubblicato il suo secondo saggio “Regole”, e nel 2010 è uscito il terzo saggio “Italia, cresci o esci!”. Tutti i ricavi dei libri sono devoluti in beneficienza.