di Michele Diodati
Viviamo in un mondo paradossale. Usiamo quotidianamente strumenti tecnologici straordinariamente potenti, che hanno messo a nostra disposizione, almeno nei paesi ricchi, mezzi del tutto inconcepibili anche solo cento anni fa. Possiamo parlare istantaneamente e a basso costo con persone che vivono dall'altra parte del mondo; possiamo volare dall'Italia all'Australia in meno di ventiquattr'ore; possiamo riscaldarci senza accendere fuochi negli appartamenti; possiamo ordinare beni e servizi via Internet e riceverli a casa in pochissimo tempo; possiamo svolgere lavori pesantissimi usando mezzi motorizzati, senza più ricorrere alla forza di animali o di schiavi; possiamo mandare telescopi nello spazio per fotografare galassie distanti miliardi di anni luce; possiamo usare la forza dell'atomo per produrre energia.
A fronte di tutta questa potenza, il mondo è percorso da fremiti di irrazionalità che fanno a pugni con le conquiste della scienza e della tecnica, fremiti alimentati da credenze religiose che possono avere, e hanno già avuto, conseguenze devastanti. Come per esempio l'interminabile serie di lutti provocata dalla guerra intestina tra sunniti e sciiti in Iraq o la spirale di attentati e vendette che coinvolge fondamentalisti islamici e cristiani in Nigeria. Uccidersi per cause religiose, a meno che la religione non sia un puro pretesto per lotte di potere, è un fatto a dir poco irrazionale. Non perché non abbia una sua razionalità il voler eliminare chi si considera un nemico mortale, ma perché fragilissime, almeno intellettualmente, sono le basi da cui origina quell'odio.
Il religioso Rocky Twyman (sulla destra) stringe le mani a un fedele,
durante una preghiera collettiva tenutasi il 25 aprile 2008 a San Francisco
presso un distributore della Chervron, per chiedere a Dio
di abbassare d'imperio il prezzo dei carburanti.
Cortesia: Paul Chinn / San Francisco Chronicle
Le religioni hanno ancora oggi un enorme potere tra gli umani. Eppure nessuna credenza religiosa è in grado da sola, con il puro esercizio della fede e della preghiera, di esaudire magicamente, in modo dimostrabile, la richiesta di un qualsiasi beneficio. Non c'è preghiera, per esempio, che possa far materializzare cibo e acqua dove non ci sono. La preghiera ha senz'altro un enorme valore consolatorio per il credente, ma nessun effetto pratico misurabile sulle cose per cui si prega. L'attivista religioso Rocky Twyman organizzò nel 2008 delle riunioni di preghiera presso alcuni distributori di benzina di San Francisco, nella speranza che l'intensità del rito collettivo potesse convincere Dio, sintonizzato su quelle frequenze, a far calare il prezzo della benzina ("God, deliver us from these high gas prices", la preghiera di Twyman riportata dal San Francisco Chronicle). Quella manifestazione ed altre simili ebbero una certa eco sui media, ma ovviamente non sortirono il benché minimo effetto sul prezzo dei carburanti.
Harriet Langley, Rocky Twyman e Joel Rizalino, tutti membri del gruppo
"Pray at the Pump" ("Prega alla pompa") pubblicizzano la loro
iniziativa presso un distributore Exxon a Washington.
Cortesia: Reuters
All'esatto opposto della religione, la scienza e la tecnologia nascono dalla capacità dell'uomo di osservare il mondo per quello che è, di capire le sue leggi fisiche, di ricomporre gli oggetti e i materiali disponibili in modi nuovi e creativi. Da questo tipo di azione e di riflessione nascono di continuo soluzioni pratiche, efficaci per soddisfare i bisogni del vivere quotidiano. Oggi, per esempio, un religioso può telefonare a un amico lontano anche diecimila chilometri e parlargli della propria religione senza dover andare di persona a casa sua. È la tecnologia, non la religione, a consentirlo: basta che entrambi dispongano di mezzi di comunicazione a basso costo come il cellulare o Skype. Neppure il più intenso sforzo di preghiera potrebbe realizzare la medesima comunicazione a distanza senza l'uso di un telefono o di un computer.
I telefonini svolgono così egregiamente il proprio lavoro perché si basano, come molti altri strumenti di uso quotidiano, su una complessa stratificazione di conoscenze scientifiche e capacità tecnologiche. Di questo complicato sistema possiamo, per nostra fortuna, disinteressarci completamente, concentrandoci sull'uso dello strumento. Ma il fatto che la tecnologia agisca come una specie di magia per chi ignora tutto ciò che sta a monte del suo funzionamento rende, se possibile, ancor più sorprendente e degna di ammirazione la razionalità umanache ne è il presupposto.
Prendiamo i satelliti che appartengono al sistema di posizionamento globale, o GPS. Sono uno straordinario esempio di come la stratificazione di conoscenze scientifiche e abilità tecnologiche renda possibile la realizzazione di strumenti estremamente sofisticati e utili. Questi satelliti sono stati progettati, infatti, per seguire orbite che tengono conto sia delle leggi del moto definite da Newton alla fine del '600 sia delle successive integrazioni apportate da Einstein oltre due secoli dopo con le teorie della relatività speciale e generale. Se il moto dei satelliti GPS fosse calcolato sulla base delle sole leggi di Newton, la localizzazione sarebbe gravemente imprecisa. A causa, infatti, della velocità e della quota a cui i satelliti volano, sono soggetti a un anticipo quotidiano di 38 microsecondi (38 milionesimi di secondo), precisamente calcolabile con gli strumenti teorici della relatività einsteiniana: un anticipo che potrebbe apparire trascurabile, ma che invece deve essere di continuo compensato, se si vuole mantenere la dovuta precisione della localizzazione satellitare.
Questa digressione sui satelliti GPS serve come invito a riflettere sul concetto di verità. La tecnologia che ci permette di usare i telefonini funziona perché si basa su fatti incontestabilmente veri. Le leggi del moto e della propagazione delle onde elettromagnetiche, per esempio, sono note e verificabili. Se la costante gravitazionale e la velocità della luce non corrispondessero stabilmente ai valori noti, il sistema GPS non potrebbe funzionare. È incontestabilmente vero, è un fatto, che la velocità della luce è di quasi 300.000 km al secondo.
Ma quando i termini 'vero' e 'verità' sono usati da religiosi, e li usano purtroppo molto spesso, le cose cambiano completamente e diventano confuse. Una cosa non è più vera quando è verificabile, dimostrabile, misurabile, ma quando è asserita come vera dall'autorità religiosa, quando è "rivelata", quando sta in un antico codice ritenuto sacro. Una "verità" di fede, come per esempio il fatto che Maria abbia avuto un figlio pur essendo vergine, non può essere dimostrata, non può essere soggetta a esperimento, a prova contraria. Può essere solo creduta. È, tecnicamente, un dogma
Usare per i dogmi la stessa parola 'verità' che si usa per i fatti materialmente riscontrabili è a mio modesto parere un grande e pericoloso inganno, che i poteri religiosi ordiscono da secoli ai danni delle menti più semplici. Esiste infatti una differenza enorme tra le verità su cui si basano la scienza, la tecnologia o anche le normali decisioni informate della vita quotidiana e le presunte verità delle religioni. Una "verità" dogmatica è soggetta al solo vaglio della fede, non a quelli ben più impegnativi della ragione e della prova empirica. Lo certificano, per esempio, le parole autorevoli di San Tommaso d'Aquino: «Se il nostro avversario non crede alla rivelazione divina, non vi è più alcun mezzo di provare gli articoli di fede col ragionamento, ma solo di rispondere alle sue obiezioni – se ne ha – contro la fede». Le altre verità, quelle vere (mi si passi il gioco di parole), devono invece essere dimostrate e dimostrabili. Quale banca sarebbe disposta a prestare soldi a uno sconosciuto che affermasse di avere un castello da offrire in garanzia, ma pretendesse di essere creduto solo sulla parola? Nessuna banca scucirebbe mai un euro, se non dopo aver esaminato minuziosamente i documenti e scoperto che il richiedente possiede davvero un castello il cui valore è in grado di garantire il prestito. Ed è ragionevole che sia così.
Tuttavia, mentre consideriamo nell'ordine delle cose che una banca si accerti preventivamente che le garanzie offerte da un cliente siano affidabili, non ci sorprende affatto che le religioni dispensino a piene mani "verità" senza alcuna garanzia di certezza, fondando su di esse un'attività politica pressante, che permette ai titolari del potere religioso di ottenere concessioni molto materiali e molto importanti. Grazie al credito sociale di cui ancora dispongono e alla forza della tradizione millenaria di cui sono eredi, i poteri religiosi sono di fatto attori privilegiati nella vita pubblica delle nazioni. Non è strano che si usino disinvoltamente metri di giudizio così differenti?
Fermo restando che ognuno è libero, nel suo privato, di credere a ciò che più gli aggrada, negli affari che riguardano la politica e la vita pubblica, nelle scelte legislative che investono la società nel suo insieme, si dovrebbe procedere con i piedi di piombo, esaminando le posizioni in conflitto solo alla luce di fatti dimostrati e dimostrabili, o almeno di opinioni che abbiano una razionalità ampiamente condivisa e condivisibile. Negli ultimi anni, invece, sia in Italia sia in altri paesi, stiamo assistendo al proliferare di prese di posizione irrazionali su base religiosa, non sostenute da fatti scientifici, che producono conseguenze sociali rilevantissime. Conseguenze che colpiscono la collettività nel suo insieme e danneggiano tutti, soprattutto quelli che, per parte loro, sono immuni dall'annebbiamento della ragione e farebbero volentieri a meno del dogmatismo religioso.
I creazionisti, per esempio, che credono in una fandonia ridicola smentita da un'infinità di fatti scientifici, sono quasi riusciti a far cancellare l'insegnamento dell'evoluzione dalla scuola statunitense e anche da quella italiana (si ricordi la commissione nominata dall'ex ministro Moratti per valutare la questione: era necessaria una commissione per sapere che la Terra esiste da più di 6.000 anni?). In Corea del Sud, i creazionisti hanno conseguito di recente una grande vittoria, ottenendo l'epurazione dai testi per i licei di una serie di riferimenti all'evoluzione.
Preti e politici cattolici hanno fatto sì che l'Italia si dotasse di una legge sulla procreazione assistita assolutamente irrazionale, foriera di sofferenze per molte famiglie, nella quale si attribuiscono diritti all'embrione, cioè a un piccolo aggregato di cellule che non ha nessuna delle caratteristiche fisiche e psichiche di un essere umano fatto e finito. Se l'embrione è già un essere umano, perché allora non difendere per legge anche i diritti dello spermatozoo, altrettanto indispensabile alla produzione della vita umana? È l'atto della fecondazione che trasforma magicamente un ovulo e uno spermatozoo in un essere umano? È possibile che nessuno dei difensori del "pensiero" religioso, compresi giornalisti spacciati per intelligenti come Ferrara, abbia compreso la differenza tra un essere umano in potenza e un essere umano in atto? Eppure il filosofo Emanuele Severino aveva cercato di porre la questione, ma l'aveva fatto, evidentemente, con termini troppo difficili per le limitate capacità di riflessione filosofica degli "esperti" saliti sul palcoscenico dell'informazione televisiva e giornalistica.
Così, perso in disquisizioni surreali sull'embrione, l'acceso dibattito pubblico intorno alla legge sulla fecondazione assistita (e il successivo dibattito sui referendum, poi falliti, per la sua abrogazione) non ha mai affrontato seriamente il dilemma etico centrale: deve la legge riconoscere come un diritto la possibilità delle personesterili di avere figli grazie all'aiuto delle moderne tecnologie?
Un altro campo in cui la vita pubblica è martoriata dalle credenze religiose spacciate per verità è quello dei rapporti familiari. Diversi politici, tra cui la senatrice Binetti, ritengono che l'omosessualità sia una malattia e, soprattutto, che andrebbe curata. La potenza politica del partito trasversale che decide in base a credenze religiose impedisce in Italia di dare una sistemazione legale a milioni di famiglie di fatto, i cui rapporti interpersonali non si adattano al modello tradizionale voluto dalla Chiesa. È giusto tutto ciò? È possibile che la politica non sia in grado di seguire l'evoluzione della società?
Qui non è in discussione se scienza, tecnologia, omosessualità, famiglie di fatto siano in sé cose buone o cattive. La questione è che la società umana nel suo insieme è minacciata dall'irrazionalità alimentata dalle credenze religiose e, nei casi più gravi, dalla sua degenerazione più pericolosa, il fanatismo. Quanto più la tecnologia è potente, tanto più l'irrazionalità è pericolosa. Un fanatico può trasformare una tecnologia potenzialmente utile in un'arma di distruzione. Abbiamo bisogno oggi più che mai che il dibattito pubblico e la politica siano guidati da un lucido discernimento, che sappia separare i fatti dalle opinioni e dalle credenze e ci permetta di usare la potenza della scienza e della tecnologia in modo proficuo, per comprendere e dominare la complessità del mondo. Lasciare che credenze irrazionali prendano il sopravvento sull'analisi obiettiva dei fatti, come accade spesso in Italia e anche altrove, è un rischio gravissimo che non possiamo più permetterci di correre.