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Piume d'Angelo - Capitolo 3 | La calata dell'Angelo del Giudizio

Da Sofiastella84 @Sw3etValent1na

Piume d'Angelo - Capitolo 3 | La calata dell'Angelo del Giudizio

Fonte: pixiv ∞ http://bit.ly/1ziZtgN


Amy rassettò una piega della felpa e sistemò più comodamente la vita dei jeans sui fianchi.
Si passò un velo di gloss alla fragola sulle labbra e raccolse i capelli in una coda di cavallo.
Scese nell'atrio e rovistò nel guardaroba alla ricerca delle sue Nike preferite. Gettò la tracolla della borsa su una spalla, fece una coccola a Poppy, salutò sua madre e uscì di casa.
Dennis l'aspettava in veranda, con indosso il suo giubbotto di pelle preferito, jeans, felpa e scarpe da trekking. Persino abbigliato in quel modo, agli occhi di Amy restava il più bel ragazzo di Londra, con quei suoi capelli del colore delle castagne mature, gli occhi nocciola e i lineamenti delicati ma non effeminati. Era di corporatura e taglia media, magro, un fascio di muscoli e nervi. Merito del nuoto.
Amy gli si fece incontro e Dennis le circondò le spalle con un braccio.
"Sai di torta di mele. Io adoro la torta di mele."
"È il profumo del mio doccia-shampoo. Mela e cannella."
"Puoi anche ignorare i suoi commenti da colombo innamorato!" esclamò Rebecca, che sedeva sul dondolo, abbigliata con un mini-montgomery, una gonna di jeans, leggings e un paio di scarponcini che le stavano benissimo. Era la sorella minore di Dennis, ma non si somigliavano. Rebecca era la fotocopia della madre, piccola, esile, i capelli biondo scuro, gli occhi cerulei.
"Siete ancora in tempo per spedirmi a casa, piccioncini."
"Oh no!" replicò Amy. "Dennis è tremendo come consulente per lo shopping! Alla domanda «Come sto?» risponde sempre «Bene! Sei una favola! Sei uno schianto!»... anche se indossassi uno scafandro da palombaro!"
"Va bene, ho capito! Ti accompagno a fare il giro delle boutique mentre Dennis si sorbisce l'ennesimo holofilm splatter-sparatutto-zombibloodfest di Scott Gale, così siamo tutti contenti."
"Perfetto!" approvò Dennis.
Rebecca sospirò e scosse la testa.
"Certo che siete proprio strani. Di solito le coppie non si tirano dietro la sorellina o il fratellino a fare da... mediatore culturale."
"A me non piace fare shopping e Amy non piacciono gli holofilm splatter, quindi tu sei perfetta per quel ruolo, sorellina."
"Ho il sospetto che tu mi abbia coinvolta solo perché Amy ti aveva chiesto di accompagnarla a vedere uno dei suoi holofilm sdolcinati e strappalacrime; sbaglio?"
Dennis scrollò le spalle, a disagio.
"Per me va bene così" disse Amy e Rebecca si arrese.
Il Gungnir si tuffò nell'atmosfera del pianeta e fu avvolto dalle fiamme generate dall'attrito.
Alex chiuse gli occhi e si immerse in un profondo stato meditativo. Vagò nel subcosciente, finché non raggiunse il luogo speciale nel quale si trovava il suo alter ego, colei che mediava tra il suo io cosciente e il potere che dimorava nel profondo del suo inconscio; colei che agiva come guardiano del cancello dietro il quale la "bestia" dormiva il sonno che Alex stessa gli aveva imposto.
Alex concepiva quel luogo come uno "spazio" cui aveva dato forma, dimensione e caratteristiche definite in quello che altrimenti era il magma del suo subcosciente, un caos ribollente di immagini, pensieri, emozioni, ricordi, idee, nozioni, visioni e sogni.
Lo spazio in cui dimorava il suo alter ego aveva l'aspetto di una villetta vittoriana attorniata da un giardino, il cui perimetro era delimitato dalla staccionata di legno che fungeva da recinzione.
L'erba e il cielo erano color pastello, la casa dipinta di rosa pallido.
Alex fluttuò negli strati del suo subcosciente finché non si posò sull'erba del giardino, leggera come una farfalla.
Il suo alter ego, Sarah, era seduta sul dondolo, in veranda e leggeva un libro.
Fisicamente, era la sua immagine allo specchio: capelli biondi, occhi azzurri, lineamenti infantili, corporatura minuta.
Era una serata estiva con il cielo color mandarino e le cicale che frinivano. Era caldo, ma spirava una leggere brezza. Sarah indossava una t-shirt elasticizzata a righe, shorts di jeans e un paio di sandali tedeschi di cuoio marrone. La frangetta del caschetto era tenuta indietro da due forcine.
Chiuse il libro e rivolse lo sguardo su Alex.
"Oh? Non hai caldo con quella mimetica?"
"Sai che posso sentire caldo solo se lo voglio."
"Guastafeste!"
Alex sospirò.
"Oh, d'accordo."
Fece sparire la mimetica e al suo posto comparvero un abito estivo di lino bianco e dei sandali di plastica azzurra.
"Ah, ti sei tagliata e colorata i capelli!" esclamò Sarah. "Di nuovo in missione?"
"Come se non lo sapessi."
"Sei venuta a cercare consiglio? Mi spiace, non ti toglierò le castagne dal fuoco."
"Non mi aspetto che tu lo faccia."
Alex attraversò il giardino e andò a sedere sul dondolo accanto all'altra se stessa.
"Stai cercando un po' di pace interiore?"
"Mi piace venire qui. È... tranquillo."
"Lo è solo perché sono io a volerlo. Questo è il tuo umore in questo momento."
Sarah indicò il cielo, che divenne scuro, nuvoloso. S'alzò il vento, il tuono ruggì e una saetta squarciò le nuvole.
"Smettila!" sibilò Alex, inviperita.
Il cielo tornò arancione pallido e le cicale ripresero a frinire.
"Posso solo dirti di agire secondo coscienza, Alex. Non sono il tuo personale grillo parlante. Non posso prendere decisioni al posto tuo. Il mio ruolo è quello di sorvegliare il tuo potere sopito. Non sono... una controfigura; uno stuntman che possa prendere il tuo posto perché ciò che stai per fare è pericoloso, o non ti piace... o perché ti fa comodo. Non funziona così. Non mi hai creata per questo. Oh... ma tu, hai già preso la tua decisione, no?"
Sarah sorrise e Alex chinò il capo, si guardò le mani, che teneva in grembo, torcendosi le dita.
"Qualunque cosa succeda, rimani fedele a te stessa" disse Sarah. "È l'unico modo per non avere rimorsi."
Si alzò e si stirò come un gatto. Si volse a guardare il tramonto.
"Non preoccuparti, non libererò il tuo potere, se non sarai tu a volerlo."
Alex riuscì a cogliere la sfumatura d'angoscia nella sua voce, ma non disse nulla.
Lasciò il giardino e scomparve, come un miraggio che si dissolve nella calura estiva.
Alex aprì gli occhi e ritornò al momento presente.
Il Gungnir aveva superato l'esosfera e stava scendendo nella troposfera.
Superate le nuvole, comparve la superficie del pianeta.
Il Continente occidentale era completamente occupato dalla capitale, Genesis City.
Anche a quella distanza era possibile vedere i fuochi della battaglia risplendere laddove la corrente elettrica era saltata. Interi quartieri erano stati ingoiati dal blackout e cancellati dalla mappa della città.
Il radar di prossimità segnalò numerosi oggetti in rapido avvicinamento.
Il loro IFF li identificò come droni appartenenti all'OSF.
"Stai all'erta!" l'avvertì Sieg. "Hai tu il controllo delle armi."
Alex si costrinse a concentrarsi sulla battaglia.
"Cerca di seguire i miei movimenti e non perdere di vista quelli dei nemici!"
"O-okay."
Alex richiamò la lista degli armamenti e scelse una spada, che venne materializzata nella mano destra del Gungnir. Manovrò i comandi perché l'aGear l'impugnasse con entrambe le mani.
Sieg si tuffò con il Gungnir nella formazione di droni, facendoli disperdere come api impazzite e si lanciò all'inseguimento, mentre Alex inquadrava uno dei droni nel mirino e sollevava la spada.
"Sieg, il drone alla tua sinistra!"
Sieg scattò e Alex calò un potente fendente. Il drone venne aperto in due come un melone.
Gli altri droni reagirono ripristinando la formazione in una configurazione d'attacco e aprirono il fuoco. Sieg danzò tra le raffiche; quelle che colpirono il bersaglio, vennero dissolte dallo scudo a modulazione di fase dell'aGear.
"Sieg, allontanati. Voglio fare un po' di sniping!"
Scorse la lista degli armamenti finché non trovò la configurazione "sniping".
Questa era dotata del meccanismo difensivo degli shield bits, piccoli scuti di forma esagonale comandati dalla I.A. dell'aGear, il cui scopo era proteggere il Gungnir durante lo sniping, intercettando il fuoco nemico. L'arma associata alla configurazione "sniping" era un fucile a impulsi.
Sieg fece spiccare al Gungnir un balzo verso l'alto e guadagnò distanza dai bersagli.
I droni si lanciarono all'inseguimento, ma, grazie a una serie di colpi ben piazzati, solo dieci dei venti droni scamparono alla pioggia di fuoco e riuscirono a circondare nuovamente il Gungnir.
Alex cambiò di nuovo configurazione e sostituì il fucile con una falce. Descrisse un'ellisse e i droni nel suo raggio d'azione vennero annientati. I cinque rimanenti modificarono la loro formazione e si allontanarono dal Gungnir, ma Alex li intercettò con il boomerang a impulsi.
"Notevole" commentò Sieg,
Non ne arrivarono altri e Sieg cominciò la discesa verso la superficie.
Amy e Rebecca aspettavano Dennis su una panchina sotto l'holoSphere del centro commerciale di Westfield. La sfera era attorniata da finestre pop-up olografiche che trasmettevano annunci pubblicitari, video musicali, programmi televisivi e notiziari.
Le ragazze avevano sfruttato appieno la proiezione dell'ultimo colossal splatter di Scott Gale per battere tutti i negozi del mall e fare incetta di vestiti, scarpe e cosmetici.
Amy si era anche comprata il nuovo modello di softPhone Bunny's Lollipop che desiderava da quando aveva visto l'annuncio pubblicitario su HoloNet.
Il ragazzo le raggiunse con due enormi coni gelato di Franny's; vaniglia e cioccolato per Amy, pesca, limone e menta per Rebecca.
"Questi sono per farmi perdonare. Il film è durato più di quanto pensassi."
"Ma scusa, non l'avevi letta la scheda su HoloNet?" replicò Rebecca, accettando il cono. "C'era scritto che il film era di 194 minuti!"
"Mi sembra che non vi siate annoiate" osservò Dennis, lanciando un'occhiata alla selva di borsine in metallite colorata che attorniava le ragazze.
"È tardi per andare a prendere il tè da Milly's TeaHouse" disse Amy. "Andiamo a mangiare una piadina al Seaside kiosk?"
Il suo sguardo venne attirato dal notiziario delle sei. Parlavano della rivolta su Genesis.
"Uhm... ragazzi? Vorrei fermarmi un momento a guardare il notiziario, se non vi spiace."
Dennis e Rebecca sollevarono lo sguardo sulla sfera.
"Ah, parlano di Genesis." disse Rebecca. "Che macello. I civili non sono nemmeno stati evacuati prima che cominciasse l'assalto!"
L'ex-quartiere industriale Enrico Fermi, nel settore nord-orientale di Genesis City, era una wasteland di fabbriche dismesse, capannoni fatiscenti e discariche industriali a cielo aperto.
Il distretto aveva ospitato anche impianti per la produzione di energia tramite fusione nucleare e un sito altamente sperimentale per lo studio, la progettazione e la realizzazione di un nuovo tipo di reattore materia-antimateria.
Il progetto, denominato Qasar, era stato abbandonato quando la colonia era entrata di nuovo in contatto con la Federazione, dotata di tecnologie più sofisticate di almeno cinque decadi rispetto a quelle che su Genesis venivano considerate "sperimentali".
Con le risorse della Federazione, era stato costruito il nuovo quartiere industriale O'Neill-Nagano, nel settore sud-occidentale della città. Con la costruzione dei nuovi reattori Hadron della Federazione, i vecchi reattori a fusione del quartiere Enrico Fermi erano stati progressivamente spenti e decommissionati e le altre attività industriali si erano fermate, o erano state trasferite nei nuovi impianti di O'Neill-Nagano.
Gli unici due dei cinque reattori Qasar effettivamente funzionanti erano stati spenti, il sito chiuso ma non smantellato. L'OSF vi aveva impiantato la sua base e aveva riacceso uno dei reattori, per fornire energia alla base e al cannone Mjollnir.
L'obiettivo di Alex era la sala di controllo del reattore Qasar1.

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