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Piume d'Angelo - Capitolo 9 | Gioco di spie

Da Sofiastella84 @Sw3etValent1na
Piume d'Angelo - Capitolo 9 | Gioco di spie
Ueda si tirò sul volto il bavero dell'impermeabile. Odiava Londra, città umida e uggiosa. Non che Tokyo, quanto a umidità, fosse migliore di Londra, ma lui, a Tokyo, aveva dato l'addio definitivo dopo il divorzio.
Naoko non aveva voluto trasferirsi a San Francisco in seguito alla sua promozione a contrammiraglio. Con la moglie, non erano mai andati d'accordo. Il matrimonio gli era stato imposto dalle famiglie, entrambe di antico lignaggio. Naoko si era rivelata una pessima moglie; capricciosa, indolente, viziata.
Il divorzio era stato un sollievo per entrambi, anche se Ueda aveva rinunciato a malincuore all'affidamento della figlia, allora quindicenne, con la quale aveva un rapporto decisamente migliore che con Naoko.
Quando Hotaru, appena diplomata a West Point e con un incarico al quartier generale della Flotta a San Francisco, si era presentata alla sua porta per stare da lui in attesa di trovare una sistemazione, era rimasto sorpreso che non avesse abbandonato la carriera militare per frequentare un college femminile e laurearsi in psicologia, come avrebbe voluto la madre. Avere di nuovo la sua bambina che girava per casa a piedi scalzi era stato come fare un tuffo nel passato, anche se Hotaru si era fatta donna e non correva più dal suo papà a cercare un abbraccio, quando lui rientrava a casa, come faceva quand'era piccola. Ora Hotaru si era trasferita a Washington, con un incarico d'intelligence presso la Casa Bianca. Ueda non poteva che essere orgoglioso di lei, che la sua carriera se la stava costruendo da sola, anche se gli dispiaceva non averla più per casa e soprattutto rimpiangeva la sua ottima cucina. Naoko non aveva mai imparato a cucinare e Ueda non aveva mai apprezzato la cucina del loro chef.
Cole Edwards lo attendeva sulla terrazza panoramica del palazzo che ospitava la sua piccola impresa  di spionaggio privata, la cui copertura era un'agenzia di spedizioni chiamata Edwards&McIntyre Global, con sede a Canary Wharf. Edwards era imbacuccato in un montgomery beige, nelle mani un bicchiere da asporto con il logo Brazilian Organic Coffee Shop, l'imitazione sportiva griffata di un colbacco foderato di pelliccia in testa e guardava il panorama.
Ueda lo raggiunse e gli si mise di fianco. Cole parlò senza distogliere lo sguardo dalla City. Aprì il coperchio, soffiò sul caffè e ne prese un piccolo sorso.
"Ho un problema."
"Riguarda la «chiave»?"
"Il piano originario prevedeva che lo shock da stress post-traumatico la inducesse a liberare i suoi poteri. Così non è stato. I Serafini vorranno mia testa, se non gli consegno la «chiave» funzionante."
"Se uno shock psicologico non è stato abbastanza per indurla a liberare i poteri, potresti provare con uno shock fisico. La tua posizione è compromessa in ogni caso. Al posto tuo, comunque, non sottovaluterei i Ratatosk. L'idea di consegnarla nelle loro mani è stata tua. Pensi che cederanno il trofeo così facilmente?"
"I Ratatosk non sanno che lei è la «chiave». Solo che è uno dei due prototipi creati da Serafina."
"Mi stupisci, Cole. Non ti facevo così ingenuo. La ragazza avrà parlato. Sanno che l'altro prototipo è l'ospite di Metatron."
"Ma non sanno dell'esistenza dei Serafini, né dei loro piani in merito ai due prototipi del Progetto Metratron."
"Questo è probabile, ma in che modo pensavi di recuperare la «chiave» per consegnarla ai Serafini?"
"Sarà lei a tornare da me."
"Scortata da Volsung Ratatosk, con ogni probabilità. Te lo ripeto, non sottovalutare i Ratatosk."
"Dei Ratatosk se ne occuperanno i Serafini a tempo debito. O dubiti che possano tenere testa ai prototipi di Émile? I Serafini sono il prodotto finale delle ricerche di Nakamura, la sintesi delle scoperte di Émile e Serafina. Superiori in ogni aspetto ai prototipi di Ragnarok e Metatron."
Ueda si concesse un sorrisetto sarcastico.
"Tu credi?"
Cole gli scoccò un'occhiata in tralice.
"Cosa dovrei credere? I Serafini sono il mio sponsor principale. Non ho le risorse che hai tu."
"È la tua vita ad essere appesa a un filo. Che i Serafini abbiano la loro «chiave» per me non fa differenza."
Questa volta fu Cole a stirare la bocca in un sorrisetto sarcastico.
"Tu credi? Mi chiedo se il tuo sponsor sia tanto più generoso del mio."
"Al mio sponsor non interessa il prodotto instabile di un esperimento fallito."
Ueda gli volse le spalle e lasciò la terrazza.
Un giovane dal portamento elegante, con i capelli corvini acconciati in un taglio alla moda, abbigliato con un completo grigio antracite e un cappotto nero a doppio petto, gli si fece incontro nel parcheggio.
"È proprio sicuro che a noi il «prodotto instabile di un esperimento fallito» non interessi, ammiraglio?"
Ueda scoccò al giovane un sorriso sornione.
"Perché, v'interessa?"
Il giovane ricambiò con un sorriso serafico.
"A noi interessa che tutto proceda secondo i piani. Detto questo, un piccolo incidente di percorso può essere considerato un dettaglio trascurabile e procurarci qualche sorpresa e un po' di divertimento."
Ueda si guardò intorno alla ricerca del ragazzo con i capelli d'argento che gli faceva da scorta.
"Non mi serve una scorta per incontrarla."
Il giovane si strinse nelle spalle.
"Volevo congratularmi con lei, ammiraglio. Per la sua promozione e il prossimo trasferimento a Yggdrasil."
Ueda raggiunse la macchina. Il tenente Meguro gli aprì la portiera del sedile posteriore.
Ueda si accomodò e gli rivolse un cenno del capo. Meguro chiuse la portiera.
"Andiamo."
Ueda rivolse al giovane un'ultima occhiata mentre l'auto lasciava il parcheggio.
Sorrideva. Quel sorriso, a un tempo serafico e minaccioso, gli procurò un brivido.
«Tu credi? Mi chiedo se il tuo sponsor sia tanto più generoso del mio.»
Cole non aveva la minima idea di quanto potessero essere pericolosi, quel giovane e i suoi fratelli.
I Serafini, al confronto, erano degli agnellini. Si passò una mano sul volto, coperto di sudore freddo.
"Heathrow" ordinò a Meguro.
Raziel lasciò il parcheggio. Un SUV gli si fece incontro e accostò al marciapiede.
Khaled era alla guida e sua sorella Lilith occupava il sedile posteriore.
"Hai fatto le congratulazioni all'ammiraglio per la promozione?"
"Certamente. Mi aspetto buoni risultati da questa partnership."
Lilith scrollò le spalle e rivolse nuovamente lo sguardo al suo hPad.
"Leggi un libro?"
"Compiti delle vacanze."
"Che brava bambina!"
Lilith ripose l'hPad.
"Andiamo a prendere una cioccolata calda e qualche dolcetto da Anita?"
"Perché no. Dopotutto è l'ora del tè."
Raziel rivolse un cenno del capo a Khaled, che mise in moto e fece manovra.
"È stato interessante l'incontro con l'ammiraglio?" gli chiese Lilith. "Sembra che tu ti stia divertendo."
"Potrebbe verificarsi qualche piccolo fuori programma. Per questo mi piace trattare con gli umani."
Sorrise maliziosamente.
"Sono imprevedibili."

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