Una corolla di case. Tetti di ardesia affiancati. File di mattoni rossi alternati a strisce di decorazioni in pietra calcarea. Mi affaccio da un lato, osservo gli alberi che ombreggiano le panchine. Il verde dei prati ricoperti a tratti di persone. Mi dirigo verso una panchina in legno verde, siedo, ho in mente un itinerario e lo dimentico. Osservo i giardinieri che raccolgono le foglie e badano a che la sottile striscia di terra situata tra l'erba e il bordo in ferro battuto sia pulita al punto da poter far rotolare le biglie. I turisti, con una guida tra le mani, si avvicinano alla statua di Luigi XIII, posta al centro, lì dove le fronde si infittiscono. Il suono dell'acqua nuota nelle quattro fontane posate negli angoli della piazza. Apro e chiudo gli occhi, ascolto il rumore del vento che si infila tra i rami. Mi alzo in piedi e mi inoltro nei bassi portici, li percorro alla ricerca dell'abitazione celebre. Una menzione va a Victor Hugo che visse in uno degli appartamenti ora museo. L'esilio, il dramma di una figlia morta giovane sposa, immagini inconsuete.
Poi esco dalla piazza e dai portici, ritrovo la strada, una meta ma ho l'impressione di continuare a restare seduta su quella panchina ove il tempo scorre indifferente e sembra di restare sospesi in una incantevole oasi ombreggiata.