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Platini, l’amichetto dei potenti

Creato il 16 aprile 2013 da Mbrignolo

MILANO. Effettivamente c’era qualcosa che non andava, ma non capivo cosa. Il Financial Fair Play è una palese violazione delle regole della concorrenza europea e, se qualche club che vuole tentare la scalata verso il successo in campo nazionale e internazionale, lo portasse davanti al Tribunale della Corte di Giustizia Europea, beh, il risultato sarebbe scontato: richiesta di abolizione, subito. Qualcosa si è insinuato nella mia testa quando sono andato in Lega Calcio, nel palazzone del potere, trovandomi nella possibilità di discutere di calcio e finanza con il presidente del Parma, Tommaso Ghirardi. “Con queste regole non potremo mai vincere”, ha detto serafico, rincarando poi la dose anche sul Fair Play Finanziario: “Il FFP? Non esiste…”. La tesi di Dupont è logica e semplice: se un investitore vuole immettere del denaro in un club, vuole finanziarlo per fargli scalare posizioni nel gotha del calcio nazionale o internazionale, con il Fair Play Finanziario non lo potrà fare (almeno sulla carta) e questo andrà a raggelare lo status quo del pallone in questo momento. I Bayern resteranno Bayern, le Juventus… Juventus e la concorrenza, peraltro già massacrata dalle sperequazioni del mercato dei diritti tv, ne uscirà con le ossa rotte, completamente disattesa nei suoi principi fondanti. Oltretutto a farne le spese saranno, more solito, i tifosi che vedranno un calcio fossilizzato nei suoi scalini e gradi sociali che nessuno, proprio nessuno, potrà scalare più… Cari tifosi, siete contenti? Invece di pensare a riforme che aiutino davvero la virtuosità aziendale dei club, il nostro amico Michel Platini ha favorito i potenti che resteranno lassù a disputarsi le Coppe e i milioni. Mentre l’Italia andrà languendo quaggiù, nei piani bassi. Tutti tranquilli? Tutti sereni?


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