La clamorosa dolcezza delle clavicole, la percussione cessata dei finimenti muscolari, le valvole che l’hanno finalmente abbandonata sulla terra, l’angolo umile che fa la testa per celare il sorriso sulla cruda colonna del corpo dice: ti ho aspettato per tutta la vita ho visto la tua vita nei miei sogni e tutta, notte dopo notte, si risolveva nel perdono. In certe svolte quando il cielo pieno di meraviglia coincideva con la bolla degli alberi agitati dalla piena luna, io mi svegliavo per causa dei tuoi sogni e portavo il tuo nome come una bandiera che saliva dal petto e mi rendeva invisibile: di me si vedeva soltanto il tuo nome. Io sapevo che avremmo dovuto terminare vicini qualunque cosa nel frattempo fosse stata di noi. Adesso eccomi, sono qui per finire nella tua fine, per aspirare l’ultimo respiro dalla tua bocca e soffiarlo attraverso la bocca che dopo te nessuno ha più baciato, al cielo. *
“La chiara circostanza”, di Maria Grazia Calandrone
(prima classificata dell’edizione 2009)
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POESIA DI STRADA Bando Edizione 2010
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