Magazine Poesie

Poesie per un no

Da Fabry2010

Da anni cerco di terminare il mio ultimo libro, che dovrebbe consegnare un’immagine di me finalmente pacificata, se non certo pacifica. Forse non è un caso, ma non riesco a finirlo, continuamente interrotto da voci che non solo pretendono che rappresenti le loro storie e ragioni, ma pure che trovi loro un pubblico.
Anche questa volta è andata così, ed in fondo è andata meglio del solito: le voci sono state se non altro più chiare, perentorie, spicce. Ne è nato nel giro di pochi mesi (se sia stato un bene o un male si vedrà) un libro, “Poesie per un no”, in uscita presso l’editore Nino Aragno, il quale ha voluto che ne fossi anche l’autopostfatore.
Il “no” del titolo, come scrivo al’incirca nella noterella finale, è quel “no” che la vita sovente ci dice in viso a marcio dispetto del nostro eventuale “sì”, e che si fa tanta fatica prima a capire e poi ad accettare, ma che del resto non esime dal continuare a cercare e ad agire.
I fatti da cui i testi del libro partono, o ai quali pervengono, sono quelli troppo umani di sempre. Se nondimeno ho continuato a parlarne è perché mi è parso l’unico modo a mia disposizione di dare esplicita testimonianza di ciò che si svolge, a siderali altezze, sopra le nostre teste, i cui poveri movimenti ne rappresentano la proiezione; e parlarne in poesia il modo meno indecente di farlo.

Ed ora, sperando che invogli a leggere quanto lo precede, il testo che chiude la raccolta.

SCIOCCHINA

…eskénosen

Si può dire che sta
dandoci un gran dolore
a chi lo sa benissimo?
Non si può, si può solo
continuare a parlargli,
anche nella distanza
ed ovviamente d’altro,
sorridendo; e d’un tratto
rimanere in silenzio
e fissarlo, fissarlo,
anche nella distanza,
continuando a sorridere.
*
(Continuare a fissare
i distanti, e parlargli,
non è forse pazzia?
No di certo: i distanti
senza ascoltare sentono,
e gli sguardi li avvolgono
come coperte calde
o sudari, dipende.
Poi a volte perfino
come sanno ricambiano.)
*
La mia Sciocchina è via.
Qui sono tanto in alto
che non posso capire
da che ulteriore altezza
tanti fiocchi di neve
angelici sfarfallino.
C’è legna nel camino,
e in alte pile intorno;
per un milione d’anni
il caldo è assicurato.
Si sta bene quassù;
ma Sciocchina mi manca.
Si è avventurata in basso,
così in basso che non
si riesce a capire
da quale mai bassezza
ulteriore risalgano
gli esseri che la cingono
d’ogni parte d’assedio.
Lei combatte, combatte,
uno al giorno li vince;
un milione di anni,
e grazie a lei saranno
l’imo e il sommo ugualmente
ripuliti – del tutto.
*
(Vede e provvede lei,
compie il lavoro sporco
senza far complimenti,
senza guardare in faccia;
ma i suoi sguardi s’immaginano
far morir nelle gole
ogni eventuale “grazie”.
A lavoro finito
non resteran che queste
parole forse, e certo,
e certo, quegli sguardi.
E, magari, un sorriso?)
*
Perché lasciarla andare,
non rendersene conto
solo un istante prima
onde porvi rimedio?
Che domanda sciocchissima:
perché questo accadesse,
e tutto il resto – fosse.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines