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Poeti (Ri)Trovati: Izet Sarajlić

Creato il 17 giugno 2014 da Wsf

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Eredità

a Josip Osti

I nostri avi ci hanno lasciato in eredità
degli Schonbrunn, dei Palazzi d’Inverno,
dei Ponts Charles,
delle Piazza San Marco,
senza menzionare
i Westminster
che rappresentano
i drammi di Shakespeare,
i romanzi di Tolstoi
o la “suite n. 3” di Bach.

E noi altri,
cosa lasceremo in eredità
ai nostri discendenti?

Degli snack-bar,
delle stazioni di servizio,
dei garages,
e qualche anti-romanzo.

1977

***

Un’altra volta saprei

Troppo poco ho goduto gli scrosci primaverili e i tramonti del sole

Troppo poco mi sono dilettato della bellezza delle vecchie canzoni e
delle passeggiate al chiaro di luna

Troppo poco mi sono inebriato del vino dell’amicizia
anche se al mondo quasi non c’è paese dove non avevo almeno due
amici.

Troppo poco tempo ho dedicato al mio amore
io che all’amore avevo consacrato tutto il mio tempo.

Un’altra volta saprei incomparabilmente di più godere la vita.

Un’altra volta saprei.

1987

***

Un lavoro terribile

ai giovani poeti

Per me voi tutti siete come figli.
Spero però che non mi riconosciate mai
come padre.

Per me
sarebbe fatale uccidere l’alunno che ho dentro.
Anche a voi raccomando
di diventare maestri il più tardi possibile.

È un lavoro terribile portare a termine la propria opera.
Un lavoro terribile.

1988

***

La fortuna alla maniera di Sarajevo

A Sarajevo
in questa primavera 1992,
tutto è possibile;
fai la coda per comprare il pane
e ti ritrovi al Servizio di traumatologia
con una gamba amputata.

E dopo asserisci
d’aver avuto anche fortuna.

1992

***

Confesso

Neruda dice: “Confesso che ho vissuto.”

Io confesso,
che spesso nei versi morivo.

Cercavo forse col verso
di ingraziarmi
la morte
per farla venire, quando sarebbe venuta, prima della tua.

Ahimè,
è successo il contrario.

2001

Biografia:

Considerato uno dei principali poeti dell’est europeo, membro del circolo 99 di Sarajevo e testimone della grande tragedia della Bosnia, Izet Sarajlić (Dolboj, 1930) si laurea in Lettere alla facoltà di Filosofia di Sarajevo. Nel 1954 fonda il Gruppo 54 che dà inizio alle nuove correnti di poesia moderna in Bosnia Erzegovina. È autore di una trentina di raccolte poetiche, alcune delle quali pubblicate anche in Italia: Il libro degli adii; Magma, 1996; 30 febbraio, San Marco dei Giustiniani, 1999; Qualcuno ha suonato, Multimedia Edizioni, 2001; Un’altra volta saprei, Multimedia edizioni, 2004.
Grande conoscitore e traduttore della poesia russa, Sarajlić è stato a sua volta tradotto in numerose lingue. Fino alla morte, avvenuta nel 2002, ha sempre lottato per il mantenimento della cultura laica, della pluralità e della convivenza.


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