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Poetidicasa

Creato il 31 marzo 2011 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Poetidicasa

1 gennaio 2011 Gino Narsetti presiede la cerimonia di auguri delle associazioni combattentistiche

Quelle che presentiamo sono due poesie accomunate più d'afflato storico che dalla metrica. La prima risale al 1943, il concittadino Gino Narsetti è a Tangeri a presidiare l'impero animato dal più puro sentimento patriottico. Questo spirito messo in versi diventa poesia e viene pubblicato su un periodico locale il 22 maggio 1943 con  un breve ma significativo commento. Ecco il commento e due strofe della poesia:
"Non sapevamo di avere fra i nostri camerati anche un altro poeta. Eccolo qui: è il caporal maggiore Gino Narsetti della 43a Compagnia. La poesia che ci manda è, come lui stesso ci spiega, una specie di diario messo in versi. Qualche pedante troverà che la forma non è sempre un gioiello di perfezione e che qualche verso zoppica per deficienza e sovrabbondanza di sillabe. Non importa; è lo spirito che li anima che più conta."


Dal settore « C »
Siam venuti a Biserta a nebbiar
Quarantuno siam; giovani ardenti
Del settore dei forti e contenti.
Giunta sera allegri cantiamo
Tutti uniti canzoni che fan
Rammentare la Patria lontana
La Mamma che ci ama
La donna del cuor.

Senti il rombo di un motore
Che nell'aria si diffonde
Ognuno con il proprio ardore
Corre al posto dell'onore.
Vengan pure gli Americani
Noi siam pronti a guerreggiar,
E gia il fusto in pressione
E la nebbia in funzion,
Siamo all'erta per l'onor.


"La canzone continua per altre strofe che solo la spazio ci impedisce di pubblicare per intero"

***

Poetidicasa

Franco Giordani il giorno in cui abbatterono le Case Nuove

Altra storia stesso risultato per il nostro Franco Giordani che allo stesso periodo storico, ma da altra angolatura, dedica una poesia in dialetto borghigiano. Lui nel 1943 era nato da poco e quello che declama non l'ha vissuto ma, seguendo l'iconografia ufficiale, descrive la scelta dei giovani di quella stagione: inizialmente utilitaristica poi velata di eroismo.Mamma e morosa entrano in ambedue le poesie a sottolineare l'italianità che accomuna i due poetidicasa.Ecco comunque la poesia che Franco ha dedicato alla sezione A.N.P.I. di Fidenza datandola 10 maggio 2010.
EL PARTIGIAN

Chi erian alura i partigian?

Di ragass cun un mitra in man;
di ragass ch'i an duvi sarnir
partì vivar o partì murir.

o t'firmav e prima ed sera
et s'er in t'la brigata nera,
o t'fniv in t'un camp in Germania
ma gh'era 'nson che g'n'ava smania.

I metevan alura quel in 'na cavagna
e i'andavan decis la so in muntagna
andù zamò a gh'era quel,
un ciop ed genta i'eran i ribel.

I lasavan la ca e la famia
e i gavan in tel cor cmé na dulia;
a ca i lasavan anca la murusa
e anca custa l' era n' atra crusa.

Forse pu tardi qualdon a l'ha capì
cosa dabon l'ava sarnì;
ch'l'eraa mia atre che un scapr
ma che un quel ad nov gh'era da far.

Gh 'era la libartè da guadagnar,
ma gh'era la ghirba da risciar:
na volta i tudosc, na volta i fascista,
èl pericul a l'era sempr'in vista.

Cla vita lé l'era mia po tse bela
quand un amig al ga lasè la pela,
ma l'ha capì che le s'fava la storia
e s'cumbateva fin a la vitoria.

E quand in avril a l'e rivada
i s'l'eran propra guadagnada.
Pien d'idei novi i'en gni a ca
par cambiar dabon tut cul mond la.

Anca sé gh'era del diversitè
a far na roba insema i g'l'an cavè:
ma roba bela, la Costitusion
ch'l'e po' la fiola ed la Liberasion.

Traduzione in lingua volgare:

IL PARTIGIANO

Chi erano allora i partigiani?
Dei ragazzi con un mitra in mano;
dei ragazzi che hanno dovuto scegliere
come vivere o come morire.

O firmavi prima di sera
ed eri nella brigata nera,
o finivi in un campo in Germania
ma non c'era nessuno che aveva smania

Mettevano allora qualcosa in un cesto
e andavano decisi su in montagna
dove già c'era qualcosa,
un gruppo di gente: erano i ribelli.

Lasciavano la casa e la famiglia
e avevano nel cuore un dolore;
a casa lasciavano anche la fidanzata
e anche questa era un'altra croce.

Forse più tardi qualcuno ha capito
cosa davvero aveva scelto;
che non era solo un fuggire
ma che qualcosa di nuovo bisognava fare.

C'era la libertà da guadagnare
ma c'era la vita da rischiare:
una volta i tedeschi, una volta i fascisti,
il pericolo era sempre in vista.

quella vita lì non era più tanto bella
quando un amico ci ha lasciato la pelle
ma ha capito che si faceva la storia
e si combatteva fino alla vittoria.


E quando in aprile è arrivata
se l'erano proprio guadagnata.
Pieni di idee nuove sono tornati a casa
per cambiare davvero tutto quel mondo.


Anche se c'erano delle diversità
a fare una cosa insieme son riusciti:
una cosa bella. la Costituzione
ch'è poi la figlia della Liberazione.

10 maggio 2010
Dedicata alla Sezione A.N.P.I. Di Fidenza dall'amico
Franco Giordani
Per i più raffinati diamo in immagine il volantino, recentemente ridistribuito, dove potranno trovare la poesia in dialetto con gli accenti giusti e la traduzione a lato. 
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