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Poetry – Lee Chang-dong

Creato il 21 aprile 2012 da Maxscorda @MaxScorda

21 aprile 2012 Lascia un commento

Poetry
La Corea del Sud continua a sorprendere (anche quella del Nord ma per ben piu’ tragici motivi). Mija e’ una donna che ha superato i sessanta, costretta ancora a lavorare e ad accudire il nipote perche’ la figlia lontana ha altre necessita’ non specificate che la obbligano a frequenti contatti telefonici e nulla piu’.
Un banale formicolio al braccio svelera’ i ben piu’ gravi sintomi dell’Alzheimer ma qual che e’ peggio sara’ la scoperta che il il nipote e altri ragazzini come lui sono moralmente colpevoli del suicidio di una coetanea, da mesi violentata dal gruppo, In tutto questo la poesia e’ trait d’union tra passato e presente della donna che sente scivolarsi via e ancor piu’ forte diviene àncora a terra per non volare via nella tempesta in arrivo. Film come questi mi sorprendono sotto ogni punto di vista, per la tecnica che col digitale permette spese contenute senza l’arte ne sia minimamente intaccata anzi esaltata nell’esclusione della perfezione della forma, amplificando la sostanza.
Le storie, spesso terribili nei drammi in cui obbligano ad immergersi, non hanno lo scopo ultimo di coinvolgere con la tragedia bensi’ regalare la speranza di una soluzione, il bisogno interiore di fuggire dal dolore vincendo con piccole battaglie. La sensibilita’ orientale per le donne, tutte le donne e in tutto l’oriente, e’ ancora una volta a mostrane il coraggio e la determinazione perche’ ricordiamolo, un uomo puo’ conquistare mondi ma una donna sa come costruirli. Ci si trova ad affrontare scene durissime eppure commoventi, trascinati, invischiati nella forza inarrestabile della protagonista che piu’ precipita nel torbido dei fatti e della malattia, piu’ s’erge essa stessa a poema.
La composizione generale ha un equilibrio non raro a quelle latitudini, quasi impossibile dalla nostre, merito come sempre di grandi interpreti in primis Yun Jeong-hie la protagonista, nel ruolo e nell’eta’ di una nonna eppure capace di mostrarsi come dolce bambina, un po’ spaventata un po’ entusiasta, certo innocente eppure col coraggio di chi non fugge innanzi al proprio dovere e al proprio destino e nondimeno bellissima a 64 anni, come solo una donna sa essere. La regia non si fa pesare, segno di mano esperta che fa quello che vuole e senza il bisogno di mettersi in mostra per far pesare il proprio valore. Rassegniamoci, il grande cinema ormai viene da qui.

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